Il campionato volge al termine e sembra aver emesso già qualche verdetto: l'Inter, che ha l'allenatore più bravo e più pagato, oltre che una rosa invidiabile, non vincerà un titolo che era ampiamente alla sua portata.
Le languide immagini che ci giungono da Milanello, dall'altra parte, sembrano fotografare una squadra in gita scolastica, che si appresta a giocare in souplesse l'ultima manciata di partite, senza una granitica convinzione di poter accedere alla misera Europa League. Non hanno più niente da dire, ammesso che lo abbiano mai avuto.

Facendo le debite proporzioni, quindi, con i nerazzurri malamente estromessi dalla Champions, si può parlare di stagione fallimentare per entrambi i gloriosi club di Milano: non è così.
Innanzitutto spero che qualcuno degli 864 dirigenti rossoneri abbia speso un quarto d'ora del suo tempo preziosissimo per spiegare alla squadra che non sono ancora salvi; il tutto con un Ibra che si ripresenterà molto acciaccato e di fatto svincolato. Il rischio di prendere sottogamba i prossimi impegni contro chi si deve giocare la vita, e contro chi, soprattutto, sa sviluppare una manovra degna di questo sport che a noi è estranea da anni, è altissimo e legnate anche dal Lecce sono dietro l'angolo. In ogni caso i passi indietro del Milan rispetto anche alla scorsa non deprimente stagione, sono evidenti e clamorosi. E il futuro prossimo non lascia adito ad alcuna concreta prospettiva. Rangnick, una manciata di giovani la cui esplosione ci tortura da 10 anni, oltre a non essersi mai concretizzata, la seconda proprietà asettica dopo quella fantoccio delle miniere di fosforo, non sono di per sé elemento da annoverare sotto la voce progetto: sono la transizione verso un'incognita nella più rosea delle ipotesi. Non vi è traccia di sogni, di un tener duro perché tra due anni arriverà Paperon de' Paperoni e prenderà il meglio dal mondo. Ecco perché in casa rossonera si deve parlare di fallimento: purtroppo per noi è diventata la regola.

Molto diverso il discorso in casa Inter. Vero è che nell'ultimo decennio e' scomparsa dal panorama internazionale come noi, vero è che non ha portato a casa un titolo facile, ma vero anche che ha una proprietà' vera, ricca, solida che spenderà molto sul mercato sotto la guida di Conte ; e riproverà il prossimo anno sia in Champions, sia in campionato dove ha tutte le carte in regola per vincere anche se non acquistasse un solo giocatore.
Mi si dirà che nei 25 anni antecedenti il 2010 i nerazzurri hanno solo masticato amaro, mentre il Milan era sulla vetta del mondo: è indiscutibile. Ma lo sport vive di futuro, non solo di Albi d'Oro. Un futuro nelle mani interiste e assolutamente sconosciuto a quelle rossonere.
Piu' volte amici cercano di incoraggiarmi sottolineando che ci sono passati anche loro con Thohir: li ringrazio per il supporto, ma anche questo è falso. L'orizzonte di agonia indonesiana che aveva l'Inter era molto definito e limitato nel tempo. Quello rossonero dai figuranti cinesi a quelli americani e' all'opposto: fumoso, grottesco, tragico, senza una delimitazione temporale attendibile.
Cio' su cui, inoltre, possono contare i supporter nerazzurri e' la possibilità di sognare qualunque traguardo da oggi, da domani. A noi hanno tolto anche quella.