Milano è la Città del business. Per antonomasia, è il centro in cui cresce e si sviluppa l’economia. Rappresenta la speranza per molti giovani di trovare un lavoro e pure di realizzare i propri sogni. All’ombra della Madonnina si sente il profumo delle opportunità perché in quel luogo pare che ogni settore professionale veda la sua massima espansione. Dalla moda alla tecnologia, passando per la finanza, la Città Meneghina fornisce una forte impressione di vitalità. La medesima sensazione si ha pure relativamente alle attività ricreative. Milano è una metropoli che non si ferma mai. Roma, invece, è la Capitale d’Italia. Rappresenta la cultura e il potere direttivo dello Stato. La Città Eterna è culla dell’arte. Elencare tutte le bellezze che si possono ammirare muovendosi tra i 7 colli sarebbe inutile esercizio stilistico perché chiunque le conosce perlomeno sulla carta. Il Capoluogo laziale è storia ed è da molti considerato come il luogo più incantevole del mondo. Roma è la residenza delle Istituzioni. Dal Quirinale a Palazzo Madama, passando per Montecitorio, senza dimenticarsi del Vaticano che è la sede di un potere non soltanto spirituale, la Capitale rappresenta il centro governativo del Paese.

Con queste poche righe, spero di avere quantomeno accennato alla percezione che tali metropoli forniscono a chi non le vive. Come in ogni contesto, le sensazioni non combaciano perfettamente con la realtà, ma potrebbero vantare un fondo di verità. E’ innegabile, in ogni caso, che Milano e Roma siano ammirate dall’esterno con grande fascino e appeal. Sono viste con un’ottica che le rende praticamente mistiche. Le loro caratteristiche paiono determinarne l’essenza. Recentemente, però, il divario tra ciò che rappresentano a livello sociale e la loro “forza calcistica” era assolutamente sproporzionato. Ora la musica sta cambiando…

Milan, Inter, Lazio e Roma sono i club chiamati alla grande responsabilità di simboleggiare i vessilli di tali importanti città. Negli ultimi 8 anni la Juventus è stata capace di censurare totalmente ogni loro sogno di gloria. Le ha schiacciate come una terribile regina che controlla il suo regno senza lasciare la minima possibilità di scampo a chi vorrebbe impadronirsi del suo potere. La Vecchia Signora ha manifestato una forza tale da apparire come la tremenda Grimilde, personaggio del noto capolavoro disneyano Biancaneve. Per troppo tempo ha osservato compiaciuta se stessa chiedendosi: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del Reame?”. La risposta era sempre e immancabilmente la medesima: “Sei Tu, mia Regina”. Il vento sta cambiando e come la Principessa della famosa favola, ormai divenuta donna minaccia concretamente “il potere” della sua matrigna, anche i sabaudi vedono indebolire la loro leadership. E’ chiaro che il parallelo tra la compagine piemontese e il personaggio della fiaba non vuole avere un’accezione negativa come gli autori paiono imporre alla temuta Grimilde, ma la metafora è utile al solo scopo di specificare i valori in campo.

Il nostro calcio aveva assoluta necessità di cambiamento. Questo non significa che debba esserci un’alternanza al potere, ma semplicemente che tale monopolio possa essere seriamente posto in pericolo. Qualcuno obietterà che anche il Napoli di Sarri, 2 stagioni fa, riuscì a sfiorare “il colpo di Stato”. E’ innegabile, ma vorrei ricordare il modo in cui quella compagine mise a repentaglio lo Scudetto bianconero. La Vecchia Signora fu eliminata dalla Champions per mano del Real Madrid dopo un’incredibile rimonta che le permise di vincere 3-1 al “Bernabeu”, ma non le consentì l’impresa di eliminare i Galacticos. I Blancos, infatti, all’andata si erano imposti 3-0 a Torino. Le energie psicofisiche di un’annata non iniziata nel migliore dei modi, e durante la quale i sabaudi rincorsero sempre i partenopei superandoli solo a marzo, erano ormai ridotte al lumicino. Il traguardo tricolore era veramente a un passo perché gli azzurri stavano patendo un impressionante tracollo. Così, in 2 gare, la Juve scialacquò tutto il margine di vantaggio precedentemente creatosi. Il pareggio a Crotone e la sconfitta nello scontro diretto avvicinarono pericolosamente i campani che si portarono a un solo punto di distacco. Bastò, però, una giornata per riproporre lo status quo. La Vecchia Signora vinse a San Siro contro l’Inter e qualche ora dopo il Napoli, moralmente distrutto dalla remuntada bianconera in terra lombarda, inciampò a Firenze. La Juve ristabilì i distacchi e vinse lo Scudetto. Quest’analisi pare denotare come, in realtà, la squadra di Allegri “fece il bello e il cattivo tempo” pure in quell’occasione. Lei si lanciò a piedi pari dentro le sabbie mobili e allo stesso tempo ne emerse con le sue forze. Con la descrizione appena narrata non si vuole certo ridurre il valore di un grande Napoli, ma l’Inter e la Lazio ammirate in questa stagione sembrano rivali più accreditate.

E’ logico che, se le avversarie arricchiscono le loro doti, la Juve è costretta a stare al passo. In caso contrario, il rischio sarebbe quello di capitombolare. E’ matematico, quindi, che si assista a una crescita esponenziale del nostro calcio. Questo migliora il suo livello medio, con la speranza che si sia innescato un meccanismo in grado di riportarlo al top d’Europa. Tale sistema accresce anche la qualità delle singole sfide di serie A rendendo il campionato più divertente e più affascinante. I meriti non possono essere attribuiti soltanto alle compagini capitoline o alle milanesi perché squadre come l’Atalanta, il Cagliari, il Parma e il Verona stanno disputando una stagione stupefacente contribuendo con tutte e 20 le forze del torneo a rendere più competitiva la kermesse. Detto questo, è altrettanto innegabile che Inter, Lazio, Roma e Milan rappresentino il motore potenzialmente più potente dello sviluppo in atto.

Nerazzurri e biancocelesti sono partiti da basi solide completando quella che era un’opera già ben avviata. Almeno per i lombardi, però, vi sono ancora ampi margini di miglioramento. Con Conte, la Beneamata ha la certezza di non sciogliersi quantomeno dal punto di vista psicologico. Sento parlare della solita crisi interista che durante il mese di gennaio provoca la discesa verso gli inferi e l’addio a ogni sogno di gloria. Non credo che il tecnico salentino consenta una simile situazione anche perché sarà di certo al corrente dei trascorsi e li cercherà di evitare in ogni modo o maniera. Pure durante i suoi primi anni alla Juventus, il pugliese visse un momento piuttosto difficile proprio nel cuore del torneo, ma riuscì sempre a uscirne a testa alta tanto che conquistò i relativi Scudetti. Attualmente l’avversario è davvero improbo e, a mio avviso, la Vecchia Signora resta la favorita per il titolo italico. In ogni caso non vedo il motivo per il quale i nerazzurri non dovrebbero combattere sino alle ultime giornate. La sessione di mercato condotta da Marotta mi pare abbastanza esplicita. L’a.d. interista ha rinforzato la squadra con 2 ottimi calciatori utili alla causa come Young e Moses. Ha, poi, portato all’ombra della Madonnina un campione assoluto. Il chiaro riferimento è a Eriksen. Questo colpo ricorda parecchio quello che i lombardi furono in grado di mettere a segno con Sneijder nell’anno del triplete. Donerà inventiva e imprevedibilità a una mediana che ne aveva grande bisogno. La Beneamata è riuscita pure a cedere Politano che non pareva rientrare nei piani di Conte e vedremo se deciderà di chiudere altre operazioni. L’Inter c’è e dovrebbe restare fino alla fine.

La Lazio sembra aver raggiunto l’apice del suo ciclo targato Simone Inzaghi. I biancocelesti rappresentano un meccanismo momentaneamente difficile da migliorare. Si è già avuto modo di affermare più volte che i capitolini vantano un modus operandi e un’impronta ormai tipica. Questa caratterizza la loro essenza. Era praticamente impossibile che riuscissero a vincere ogni sfida come ormai facevano da ben prima della sosta natalizia. Così dovranno lasciare lo scettro della Coppa Italia avendo perso il quarto contro il Napoli e sono stati fermati pure sull’1-1 dalla Roma nel successivo derby di campionato. La Lazio rimpiangerà soprattutto la sconfitta del “San Paolo” e l’eliminazione da un’Europa League che poteva dar lustro alla sua stagione, ma il richiamo dello Scudetto è ancora vivo più che mai. Con una gara in meno rispetto alla Juventus, gli uomini di Inzaghi sono potenzialmente soli al secondo posto e a 2 lunghezze di distacco dai sabaudi. Un’inezia. Non ne ho la piena certezza ma ritengo che, con una sola competizione, potrebbero mantenersi su livelli elevati. Sulla carta l’Inter pare più forte, ma la Lazio sembra più rodata dal tempo. Vedremo.

Sull’altra sponda del Tevere cresce e si sviluppa una creatura che sta assumendo magnifiche sembianze e che, se non fosse per una serie immane di sfortunati infortuni, avrebbe potuto essere molto più vicina al terzetto in lotta per il titolo. La Roma ha una rosa davvero forte. Da Pau Lopez a Dzeko, le alternative a disposizione di Fonseca sono tutte dotate di un potenziale importante. Si pensi alla coppia di centrali difensivi composta da Smalling e Mancini. In pochi, poi, possono vantare un centrocampista del calibro di Lorenzo Pellegrini. Si parla troppo sporadicamente di un giocatore con tanta favolosa qualità, di grande visione di gioco e un’aerobica invidiabile. La speranza è che dimostri a tutto il Vecchio Continente il suo immenso valore durante l’Europeo della prossima estate. Purtroppo Zaniolo è stato vittima di un noto incidente, ma pure lui è già uno degli incursori più forti al mondo. Quello che stupisce è la profondità della rosa a disposizione del mister portoghese che se non avesse avuto tante valide alternative, dati i molti calciatori fermi ai box, avrebbe davvero capitombolato verso i bassifondi della graduatoria. Non è così e la Roma si gioca ancora a viso aperto le sue chance di qualificazione alla prossima Champions sia tramite la serie A che grazie a un eventuale successo in Europa League. Questa manifestazione potrebbe regalare grande lustro alle nostre squadre rappresentando una ghiotta chance pure per l’Inter.

Il breve excursus si chiude analizzando la situazione del Milan. Se si guarda solo a un mese fa, ci si chiede come quanto sta accadendo sia possibile. I rossoneri hanno deciso improvvisamente di accendere il motore e di lasciarsi alle spalle un passato sconveniente. Il 5-0 patito a Bergamo contro l’Atalanta sembra aver rappresentato la scintilla che ha stimolato il gruppo. Tale batosta e lo sbarco di Ibra hanno formato un mix psicologico non indifferente che ha svegliato il leone assopito. Dovendo adattare la squadra alle caratteristiche del bomber svedese, Pioli ha trovato la quadra e recuperato un calciatore fondamentale come Rebic. Il 4-4-2 pare un abito stilisticamente perfetto per la sua compagine. A farne le spese sono stati Suso, Paquetà e Piatek. Lo spagnolo sembra ormai destinato ad altri lidi. Vedremo quale sarà il futuro degli altri 2 giocatori. La gara disputata ieri contro il Torino in Coppa Italia è un’ulteriore conferma del cammino positivo che è stato intrapreso durante il mese di gennaio. Il Diavolo è riuscito con fatica ad avere la meglio sui granata soltanto ai supplementari. In questo modo si è guadagnato la semifinale di Coppa Italia che disputerà contro la Juventus. I rossoneri riusciranno a conquistare la zona Champions? Molto difficile. Servirebbe un’impresa che forse supera le loro possibilità, ma il raggiungimento di un posto in Europa League sarebbe comunque un successo importante e soprattutto l’aria di cambiamento che si respira dalle parti di Milanello è qualcosa di assolutamente concreto che supera persino il risultato sportivo. Sembra davvero l’occasione giusta per rinascere e ripartire.

Roma e Milano, quindi, sono pronte a giocare un ruolo nuovo nello scacchiere del nostro calcio. L’attacco al potere è partito e questa volta sembra che la faccenda sia molto seria. La Juve resta ancora la più forte e conseguentemente l’assoluta favorita. Detto questo, se le rivali mantengono la rotta tracciata, dalle prossime stagioni il distacco potrebbe ridursi ulteriormente e un eventuale cambio della guardia diverrebbe davvero ipotesi parecchio concreta.