Correva il 1963, un anno colmo di grandi eventi e purtroppo luttuosi, quali l'assassinio del Presidente Kennedy, la tragedia del Vajont e la scomparsa di Papa Giovanni.
Ma nel mondo dello sport e soprattutto nel nostro calcio comparirà una gradita novità...
Sarà il Milan il primo team italiano a vincere in quell'anno il titolo di Campione d'Europa quando la competizione si chiamava Coppa dei Campioni e non Champions League come lo divenne dal 1992 e che, nel pomeriggio del 22 Maggio disputerà la prima finale del massimo trofeo europeo nella sua storia e per giunta nello stadio anglosassone più celebrato, lo Wembley Stadium di Londra! Pomeriggio con cielo sereno, temperatura fresca, condizioni del terreno ottime! Le famiglie più fortunate videro in bianco e nero quella mitica gara (anche se la Rai la trasmise in differita) tra le squadre del Benfica e del Milan, i lusitani del ventunenne Eusebio da Silva Ferreira (soprannominato "Pantera nera") contrapposti ai rossoneri dell'appena ventenne Gianni Rivera (detto "Golden boy") con il commento dello storico speaker Niccolò Carosio.

Erano le tre pomeridiane quando l’arbitro inglese, Arthur Holland, di professione impiegato in una miniera dello Yorkshire, diede il fischio d’inizio della finale (ottava edizione della Coppa dei Campioni). Furono trenta le nazioni allora partecipanti. Il Milan, seconda squadra italiana ad accedere nella finale (la prima fu la Fiorentina nel 1957-58), si ritrovo' così a fronteggiare il Benfica detentore della Coppa, dopo che per cinque anni consecutivi il titolo era andato al Real Madrid.  I pronostici dunque erano tutti a favore dell'equipe portoghese (il calcio della penisola iberica era in quel periodo sul tetto del mondo). Il Milan approdo' a quella finale dopo aver dominato ai quarti i turchi del Galatasaray ed aver superato il Dundee nella semifinale grazie al perentorio 5 a1 nella gara di andata.  
Nello stadio sventolavano le bandiere rossonere delle centinaia di tifosi italiani accorsi a Londra contrapposte ovviamente a quelle rosse dei lusitani ben più numerose. In tribuna d'onore figuravano il Duca di Gloucester in rappresentanza della Regina Elisabetta II, molti Presidenti delle Federazioni Europee ed Artemio Franchi, Bruno Pesaola per la Federazione Calcio italiana, oltre al Presidente della Nazionale  Franco Carraro, il C.T.  Edmondo Fabbri ed infine, giunto in sordina all'ultimo minuto, il Presidente del Milan Andrea Rizzoli.

La squadra rossonera scenderà in campo con una elegante divisa bianca (mise che non sarà mai più abbandonata nelle successive finali). 
I giocatori si mossero agli ordini del "Paron" di Trieste Nereo Rocco che, appena arrivato in panchina nel 1961, si era subito aggiudicato l'ottavo scudetto del nostro Diavolo. La squadra rossonera subì una vera rivoluzione nell’estate dell'anno prima quando fece comparsa un diciassettenne prelevato dall'Alessandria e destinato a segnare una nuova epopea rossonera, un certo Gianni Rivera.
Oltre al futuro Pallone d'Oro, andato a rimpiazzare il ruolo di regista l’uruguagio Pepe Schiaffino poi acquistato dalla Roma , si aggiunsero alla rosa altri innesti quali Salvadore, Mora, Trebbi, Noletti e Giovanni Trapattoni, giocatori che avevano costituito il nerbo della squadra olimpica di quell’anno. Infine arrivo' una vera ciliegina a rinforzare il centro campo, il brasiliano Dino Sani che andrà ad integrarsi in perfetta sintonia nella cabina di regia orchestrata da Gianni Rivera. Questa la formazione del Milan scelta dal Paron e scesa in campo:  Ghezzi, David, Trebbi, Benítez, Cesare Maldini,  Trapattoni, Pivatelli, Dino Sani, José Altafini, Gianni Rivera e Bruno Mora.

Sarà subito il Benfica a lanciarsi a testa bassa nella contesa e la difesa del Milan si troverà in grande affanno non riuscendo a contenere le scorribande lusitane e alla "Pantera Nera" basteranno solo diciotto minuti per infilare il pallone tra i pali dell'incolpevole Giorgio Ghezzi. 
I nostri giocatori accuseranno il colpo e per tutto il proseguo del primo tempo non riusciranno a rendersi pericolosi. A proposito del gol di Eusebio è degna di nota una dichiarazione che capitan Cesare Maldini rilasciò molti anni dopo in un intervista al Corriere: «Occorreva modificare qualcosa nel nostro assetto difensivo ma comunicare con Rocco era impossibile perché a Wembley le panchine erano lontanissime dal campo e due giganteschi poliziotti impedivano al nostro allenatore di muoversi. Io ero il capitano e mi assunsi la responsabilità d’invertire un paio di marcature. Trapattoni andò su Eusébio, che stava facendo ammattire Benítez, e il peruviano fu destinato a occuparsi di José Torres»
Ma nella ripresa la musica cambiò!
Il Paron si fece sentire negli spogliatoi, e dopo il riposo la sfida mutò fisionomia. Si mise in luce José Altafini, praticamente una comparsa nel primo tempo, e da capocannoniere del Torneo qual era (14 reti in una sola edizione, record raggiunto dal solo Messi nel 2012) ridiede lustro al suo valore. Il pareggio arriverà al 13’ del secondo tempo su azione personale e al 21’ firmerà la sua personale  doppietta  magistralmente servita da Rivera e a nulla servirà il forcing finale dei lusitani perché il nostro Ghezzi si supererà in due splendide parate che scongiurarono il ricorso ai tempi supplementari. La doppietta di José Altafini varrà l'intera posta in palio e consentirà al Milan di laurearsi come primo club italiano Campione d'Europa. I tifosi in delirio osanneranno i giocatori rossoneri e a stento la polizia riuscirà a contenerne l'impeto, anzi si faranno sempre più strada indirizzandosi verso la tribuna della premiazione chiedendo loro come ricordo magliette e pantaloncini e... «Così non possono di certo andare a ritirare la Coppa!», esclamò il radiocronista Niccolò Carosio in diretta. Qualcuno lancio' un soprabito, una maglietta per coprirli e così poter ricevere dalle mani di Sua Altezza Reale il Duca di Gloucester l'ambito trofeo che per primo Capitan Cesare Maldini solleverà sul cielo londinese brandendo con le mani la prima  Coppa dei Campioni vinta dal Milan. Chi mai avrebbe potuto pensare che un simile accadimento avrebbe potuto essere rivissuto in uno scenario simile, sempre in Inghilterra ma questa volta a Manchester, nella sera del 28 Maggio 2003, a quarant’anni anni esatti di distanza sarà Infatti il figlio di Cesare, Paolo, ad alzare la Coppa sul trono d’Europa con la stessa maglia del padre battendo ai rigori in una finale dal sapore patriottico gli odiati/amati e amici/nemici  della Juventus gelata dagli occhi da cerbiatto di Andrej Shevchenko!
Quel trionfo del 1963 sarà l’ultimo del Presidente Andrea Rizzoli che lascerà il Milan dopo nove anni (con un Palmares di 4 Scudetti ed 1 Coppa Latina) nelle mani di  Felice Riva.
Sarà anche l’ultima panchina del Milan per Nereo Rocco che convolerà su quella del Torino per poi ritornare in rossonero nel 1967.

Malgrado la grande vittoria contro il Benfica e l'ottimo lavoro di marcatura su Eusébio con i suoi dribbling vincenti, il nostro “Golden boy” Rivera arrivera' solo secondo per il Pallone d’Oro, che quell’anno andrà al russo Lev Jašin, unico portiere ad aver raggiunto il prestigioso premio calcistico. Gianni Rivera lo vincerà nel 1969, dopo il successo del Milan contro il grande Ajax nella magica notte di Madrid.                                                   Dopo ventisette anni, il 23 maggio 1990, alla vigilia dei Mondiali in Italia, il Milan di Arrigo Sacchi ritrovera' il Benfica di Sven-Göran Eriksson al Prater di Vienna e sarà un’altra vittoria, siglata dalla rete di Frank Rijkaard su assist di Marco Van Basten.  
Il Benfica, da quella  sconfitta del '63 con il Milan di Nereo Rocco, non riuscirà a vincere più nulla in Europa! Fu una casualità oppure una paura incussa dal Diavolo?

Ma questa è un’altra storia!...
Quella del nostro Milan invece, gelosamente custodita nei ritagli di giornale in un vecchio scrigno, prosegue!...
E allora vi aspetto... numerosi alla prossima puntata per andare a leggere, insieme a voi, qualche altra frizzante fiammata... del nostro vecchio Diavolo!

Massimo 48

qui il primo episodio:
Milan: tutto in uno scrigno!