Quando dici olandesi nell'universo Milan, nella maggior parte dei supporter, tra quelli che li hanno vissuti e ammirati nel periodo in cui incantavano e deliziavano la platea del diavolo con le loro giocate, e tra quelli che li hanno scoperti studiando la storia del Milan, subito vengono in mente tre nomi, ovvero Ruud Gullit, Frank Rijkaard e Marco Van Basten, i tre tulipani olandesi che con Arrigo Sacchi scrissero pagine indelebili e memorabili della storia del Milan. E sono e saranno per sempre indimenticabili per i supporter rossoneri per le tante gioie sportive che hanno regalato con la maglia del Milan ai loro supporter e al mondo del calcio tutto.

Tuttavia c'è anche il rovescio della medaglia, il lato negativo, altri tre tulipani che sono transitati nel Milan e anch'essi sono indimenticabili per i supporter rossoneri, non per la loro competitività tecnica, ma per quanto siano stati scarsi, in particolare uno di loro. Prima di proseguire alla scoperta di questi tre bidoni, anzi meglio dire due, perché uno di essi non lo si può considerare un bidone anche se l'annata al Milan non fu entusiasmante, è giusto fare una rapida panoramica sui tre campioni olandesi che hanno fatto la storia del Milan, anche per non far deprimere i fratelli rossoneri, poiché il racconto dei tre bidoni olandesi, in particolare il racconto di uno essi potrebbe non essere adatto ad un pubblico suggestionabile e particolarmente sensibile. Prima la notizia buona e poi quella cattiva. Prima scriverò dei Tulipani In e poi dei Tulipani Out, prima gli olandesi che hanno fatto sognare e hanno deliziato la platea rossonera, e poi quelli che hanno fatto danni e hanno spaventato il popolo rossonero, come se essi fossero stati catapultati in un film horror.

Ci fu un Milan che entrò di prepotenza nella storia del calcio e che viene considerata come una delle squadre più forti del mondo di sempre. Questo Milan prese vita nel periodo che va dal 1989 fino al 1995, prima con Arrigo Sacchi e poi nell'ultimo periodo con Fabio Capello. Era conosciuto come il Milan di Arrigo Sacchi e del trio olandese. La formazione base schierata con il 4/4/2, era composta da: Giovanni Galli, Tassotti, Franco Baresi, Costacurta, Paolo Maldini, Rijkaard, Carlo Ancelotti, Donadoni, Evani, Ruud Gullit e Marco Van Basten. Nella stagione 1988/99 vinse subito Coppa dei campioni, Supercoppa europea e coppa intercontinentale. In meno di dieci vinse tutto. Era una squadra che giocava in maniera totale, possiamo definirla una squadra box to box, una orchestra che suonava a memoria. In parole povere, si può quasi dire che attaccavano in 10 e difendevano in 10, applicavano il fuorigioco quando si difendeva e facevano un pressing asfissiante sugli avversari quando avevano la palla. Franco Baresi, da libero di difesa, era colui che era leader della retroguardia rossonera e che faceva salire gli altri per mandare in fuorigioco gli avversari. Questo Milan correva tantissimo ed era forte fisicamente ed impediva alla squadra avversaria di imporre il suo gioco. Era sempre il Milan ad imporre il proprio gioco. E poi c'erano le individualità, tra cui il magico trio olandese Rijkaard, Gullit e Van Basten. Sacchi restò sulla panchina del Milan dal 1987 al 1991 e vinse 1 scudetto, 1 supercoppa italiana, 2 coppe campioni, 2 supercoppe europee, e 2 coppe intercontinentali. Sacchi poi tornò al Milan nella stagione 1996/97 senza raccogliere soddisfazioni. 

Marco Van Basten con il Milan individualmente vinse anche 3 palloni d'oro (1988, 1989, 1992) e 1 Fifa world player (1992) e fu capocannoniera due volta della serie A e una volta della coppa campioni. Anche Gullit nel 1987 vinse il pallone d'oro con la maglia del Milan. Marco Van Basten restò fino al 1995 nel Milan, poi si ritirò dal calcio giocato per via diversi infortuni alla caviglia a soli 30 anni. 

Ruud Gullit restò al Milan fino al 1993. Nel 1993/94 passò alla Sampdoria, poi all'inizio della stagione 1994/95 tornò al Milan, vinse una supercoppa italiana e poi fece nuovamente ritorno alla Sampdoria per poi chiudere la sua carriera da calciatore al Chelsea.

Frank Rijkaard restò al Milan fino al 1993. Con Fabio Capello, che succedette a Sacchi nel 1991 poiché il tecnico di Fusignano andò ad allenare la nazionale italiana, vinse 2 scudetti e 2 supercoppe italiane, mentre Gullit 2 scudetti e 3 supercoppe italiane mentre Marco Van Basten con Capello vinse 3 scudetti, 3 supercoppe italiane e 1 Champions League.

Passiamo adesso alle note dolenti: il Milan cercò di ripetere le gesta precedenti visto che acquistare olandesi portava bene e decise di riprovarci. Questa volta andò male. Il trio di cui scriverò è quello composto da Michael Reiziger, Winston Bogarde e Patrick Kluivert. Non giocarono insieme nel Milan tutti e tre, ma vestirono la maglia rossonera. Hanno giocato insieme nell'Ajax con il quale vinsero la Champions League nel 1994/95.

Nel 1996/97 arrivò dall'Ajax insieme ad Edgar Davids, anch'esso olandese, centrocampista soprannominato il pitbull che non fece bene con il Milan se non a tratti ma che successivamente fece vedere cose importanti alla Juventus e all'Inter, questo terzino destro che corrisponde al nome di Michael Reiziger. 10 presenze per lui in campionato, 0 reti e Milan che arrivò all'undicesimo posto. Annata completamente anonima. L'anno dopo fu ceduto al Barcellona. 

Patrick Kluivert arrivò al Milan nel 1997/98 insieme a Bogarde. In Serie A fece 27 presenze e 6 gol. Il Milan arrivò decimo in campionato e in panchina c'era Fabio Capello. L'anno dopo anche lui fu ceduto al Barcellona. Fu un annata disgraziata come quella precedente ma Kluivert fece intravedere qualcosa di buono ma non lasciò il segno in maglia rossonera.

Ed eccoci infine arrivati al nostro eroe, ovvero Winston Bogarde. All'Ajax fece molto bene, ma al Milan deluse molto. Fisicamente si presentò bene: un energumeno, possente fisicamente, duro negli interventi, alto 1.90 cm per 85 kg circa, era tuttavia macchinoso e tremendamente lento e goffo. Oltre ad avere un carattere particolare e di difficile gestione. Con il Milan in campionato giocò 3 volte senza andare a segno, ma fece segnare... gli avversari. Memorabile un suo errore che costò al Milan la sconfitta contro l'Udinese. Sull' 1 a 1, Massimo Taibi, allora portiere del Milan, passò la palla a Bogarde, erano gli ultimi minuti del match, il difensore olandese non era pressato, ripassò la palla a Taibi, ma la colpì lentamente, come se avesse dei mattoni pesanti al posto del piede, Bierhoff, attaccante tedesco che poi giocò nel Milan, ne approfittò e fece 2 a 1. E il Milan perse il match. Fece una presenza anche in coppa Italia, l'unica volta che giocò da titolare dall'inizio. 

Bogarde dichiarò che se non ci fosse stato il calcio sarebbe stato un delinquente. Cresciuto nei quartieri poveri di Rotterdam, a contatto con la criminalità, ha dichiarato che i suoi atteggiamenti erano quelli di un troglodita. L'unica cosa positiva è che fu preso a parametro zero dal Milan ma gli fu corrisposto un ingaggio di 2 mld di lire per essere la riserva di Paolo Maldini e di Ziege. Marcel Desailly, ex calciatore del Milan, su Bogarde e Reiziger dichiarò che i due erano stato ingaggiati solo per fare un favore ai loro amici. Anche lui insieme a Kluivert fu ceduto al Barcellona, ma a differenza dell'attaccante non fece bene neanche in blaugrana. Al Chelsea, dove andò dal 2000, riuscì anche a fare peggio. Dal 2000 al 2004 giocò con la squadra di Londra in campionato solo 12 volte. Prestazioni irritanti anche qui. E anche qui, come al Milan, arrivò a parametro zero. Ha guadagnato con il Chelsea 8 mln di sterline giocando solo 12 volte! Nonostante vedesse il campo raramente, decise di onorare il contratto con i blues fino all'ultimo non rinunciando neanche ad un centesimo, dichiarando: "potrei giocare titolare in altre squadre, ma qui mi pagano profumatamente, perché dovrei andarmene?". Mica scemo. Il patron dei blues, Abramovich, irritato per le sue scarse prestazioni e per il fatto che vuole restare al Chelsea fino all'ultimo giorno di contratto, decide di farlo pedinare, ma non trova motivi per farlo licenziare per giusta causa. A 35 anni, dopo la scadenza del contratto con il Chelsea, e dopo un anno di inattività, dà l'addio al calcio giocato. Per modo di dire, perché in realtà si può asserire che ha dato l'addio al calcio giocato poco e male.

Dopo il ritiro scrive una biografia dal titolo: "This Negro Bows for No One", in italiano "Questo negro non si fa piegare da nessuno", dove accusa il mondo del calcio di razzismo e asserisce di essere stato giudicato dagli allenatori più per il suo colore della pelle che non per le sue doti calcistiche. Dirà che a Milano non si è trovato bene per il clima e perché c'era sempre la nebbia. Apprezzava solo il cibo e la moda, di cui Milano è la capitale mondiale. Ha provato a prendere il patentino di allenatore, non riuscendoci ed essendo compagno di corso di Bergkamp e Cocu, che sono riusciti a superare l'esame. Collaborerà con le giovanili dell'Ajax  dal 2015 fino al 2017. Ha fondato una società che si occupava di organizzare concerti rock in Olanda, la" Global Music Entertainment", restata in piedi pochi anni.  Ora è socio della "Goallath Fc", agenzia di marketing sportivo.