C'erano tempi in cui mio nonno si recava allo stadio di San Siro prendendo il tram e indossando il cappello come quasi tutti gli uomini erano soliti fare, seguendo le mode del momento. Tempi in cui ti potevi attaccare al retro del tram e lui ti portava dolcemente fino al tempio del calcio per vedere uno degli sport più belli del mondo, se non il più bello. Tempi in cui tifare per i colori rossoneri significava sventolare anche un senso di appartenenza a una classe sociale, vale a dire, nel caso del Milan, a quella operaia.

Molti non sanno che dal dopoguerra in poi il tifo a Milano si divise naturalmente per appartenenza di classe. I tifosi del Milan infatti vennero presto soprannominati "casciavit" (in dialetto milanese i cacciaviti), cioè gli operai che lavoravano nelle fabbriche. La classe sociale dei lavoratori manuali e mediamente dei più poveri. Dall'altro lato della città si trovavano i bauscia (gli "sboroni" per dirla all'emiliana), vale a dire di signori aristocratici dell Inter.

Recarsi allo stadio e seguire il Milan era quindi gradualmente divenuto il canale di comunicazione naturale per poterne "dirne quattro" alla classe borghese che in alcuni casi opprimeva e umiliava i proletari.
Inoltre, sul fatto che il Milan, orgogliosamente sia un club di origine popolare, dobbiamo anche citare il nostro caro fondatore Herbert Kilpin (Nottingham, 24 gennaio 1870 – Milano, 22 ottobre 1916), un uomo inglese, che stregato dal giuoco (per dirla alla Berlusconi!) del calcio, partì alla volta di Torino e poi di Milano deciso a formare un club straordinario, il Milan. Un uomo di umili origini con enorme passione, si pensi che intraprese i ruoli di calciatore, presidente e allenatore.

Il povero Kilpin morì a soli 46 anni, praticamente dimenticato. Questo perché in Italia all'epoca gli investitori e lavoratori stranieri non erano visti di buona occhio. Con l'avvento del fascismo poi le spoglie di Kilping furono totalmente ignorate e i poveri resti furono ammucchiati in un loculo semi-nascosto al cimitero monumentale di Milano, dove si sepellivano i non cattolici.

Solo grazie a ricerche e a interessamenti di singoli tifosi, a quanto sembra, le spoglie sono state spostate nel “posto d’onore” e si è inciso il nome del fondatore sulla lapide del Famedio, dove i più illustri deceduti godono di fama eterna. Un po' triste, a pensarci bene, che nessun presidente rossonero o l'amministrazione comunale abbiano mai pensato a dare lustro alla storia (stessa cosa vale per il luogo dove fu fondato il Milan, in centro a Milano).

Tutta altra storia a Nottingham, città natale di Kilping, che oggi dedica al fondatore  fermate di linea del trasporto pubblico, una targa apposta sulla casa natale (meta di pellegrinaggio), ristoranti, pub e pellicole cinematografiche dedicate al grande proletario e fondatore di una delle squadre più gloriose del mondo, il Milan!