A essere sinceri, quasi nessuno avrebbe immaginato una simile situazione. Luciano Spalletti, fresco di esonero dall'Inter da appena sei mesi, sta per diventare il nuovo tecnico del Milan, sostituendo l'esperienza derelitta di Marco Giampaolo.
In un mio post recentissimo, sostenevo come una simile possibilità fosse molto lontana dal realizzarsi, vedasi i problemi di ingaggio e soprattutto di risoluzione con la sua ex squadra. I fatti sembrano avermi smentito, per questo ora il sottoscritto vorrebbe porre un nuovo quesito: Spalletti è la scelta giusta?

Chi scrive, ci tengo a sottolinearlo, non è mai stato un calciatore. Ciò nonostante, il calcio è sempre stato ben addentro la mia esperienza di vita, e non solo come tifoso. Ho avuto calciatori anche di buoni livelli in famiglia, così come professionisti dell'area tecnica, procuratori, commercialisti e avvocati di club minori. Ho studiato, e seguo tutt'ora, le dinamiche di bilancio e finanza delle squadre di calcio. Insomma, senza farmene un vanto, non sono proprio un neofita della situazione. E per questo, seppur dall'alto di una scarnissima esperienza tecnica, ho un credo: l'allenatore incide al massimo per un 20% dei risultati. Se fa danni, può creare catastrofi, questo è vero, ma non può trasformare dei brocchi in una squadra di campioni. 

Partiamo proprio da questo punto: la rosa. Con i giocatori che avrà a disposizione, sempre se firmerà, Spalletti potrà cambiare il disastroso trend rossonero? Potrà invertire le sorti di una stagione che pare già sfumata? Per rispondere, oserei tornare indietro con la memoria a un anno fa, quando sulla panchina del Milan c'era un certo Gennaro Gattuso, tanto amato quanto odiato da diverse frange della tifoseria. 

Bakayoko e Cutrone a parte, la formazione che Spalletti si ritroverà in mano è la medesima di quella del caro Ringhio, con la quale ha sfiorato la champions proprio al posto dell'Inter per un punto, anzi per dieci minuti di stagione. Una formazione che, a dirla tutta, appariva in ogni reparto inferiore a quella dell'Inter dell'anno scorso (figurarsi quella di quest'anno), ma che invece ad un certo punto della stagione, seppure per poco, troneggiava sopra di essa. Questo ovviamente prima del famigerato derby dove il Milan perse nerbo e calma mentale. 

Lo so, detto così non sembriamo fare una bella pubblicità al possibile nuovo tecnico del Milan. Se con una squadra più forte, stava per farsi scippare il quarto posto dai famigerati e più deboli rivali, cosa potrebbe fare? Come l'esperienza mi ha insegnato, nel calcio giocato i confronti servono a ben poco. Spalletti, questo è indubbio, ha una determinata esperienza in fatto di calcio, soprattutto da allenatore. La sua Inter è giunta per due anni consecutivi in Champions League, anche se con grandi fatiche e momenti al cardiopalma. E' riuscito insomma, dove molti prima di lui avevano fallito, ridando la possibilità a un club di ritrovare lustro e incasellarsi su un percorso di crescita. 

A vedere la rosa dei giocatori a disposizione del Milan poi, c'è da dire che alcuni tra loro sono proprio nelle corde tattiche del tecnico toscano. Inoltre, a differenza del prossimo all'esonero Giampaolo, non è uno che si fissa su moduli o tattiche prefissate. Spalletti sa, nonostante una lunga esperienza, adattarsi alle occasioni, costruire i moduli e i tatticismi sulla base delle caratteristiche dei giocatori. Sa, insomma, tirare fuori il meglio dai suoi, senza appioppargli ruoli che non gli competono, a meno che non sia necessario farlo per motivi di necessità. 

Detto ciò, Luciano Spalletti ha anche un carattere molto particolare. Da buon toscano, ha il sangue caldo, a volte bollente. La cosa potrebbe fare gioco a un Milan sfibrato e privo di energie in questo momento, ma alla lunga potrebbe diventare deleterio. Sebbene per ora rimanga mera leggenda, non sono in pochi tra ex giocatori e collaboratori a segnalarlo come uno spacca spogliatoi, uno che non riesce proprio a stare zitto quando deve dire qualcosa di negativo verso qualcuno. Uno che, nel momento sbagliato, può creare delle situazioni scabrose dentro lo spogliatoio, rovinando così il clima nella rosa. Diciamocelo: quando Spalletti se ne va dalle squadre che ha allenato, di rado vediamo giocatori versare lacrime amare

Non è questo però che il Milan deve ricercare, almeno ora, nel prossimo tecnico. Un allenatore non deve per forza essere simpatico, l'importante è piuttosto che sia empatico, che comprenda lo stato d'animo e che cerchi di trainarlo verso i mari della tranquillità e dell'estro. C'è da dire inoltre che Spalletti, che pochissimo tempo fa navigava dall'altra parte del Naviglio, potrebbe essere mosso da uno spirito di rivalsa molto forte. Dimostrare che lui può ribaltare una situazione catastrofica, tra l'altro in casa degli acerrimi cugini della sua ex squadra, è una tentazione che potrebbe influenzarlo. E' nel suo carattere; è scritto nelle trame del suo io orgoglioso. 


Per concludere, c'è da affrontare un altro punto non meno importante: il progetto. Se Luciano Spalletti dovesse veramente riuscire a ottenere una buona uscita congrua dall'Inter, nonché a strappare un contratto superiore ai 3 milioni al Milan, di certo tutto ciò non basterebbe a convincerlo a firmare. Se veramente è motivato a imbarcarsi in questa avventura, su di una nave che fa acqua da tutte le parti e, soprattutto, dove bussola e sestante sono andati perduti, significa che il Milan dei prossimi mesi sarà Lui! La linea la detterà lui, il mercato (budget permettendo) lo farà lui, gli obiettivi saranno nelle sue sole mani. Niente di più facile dove una dirigenza fa fatica, come si dice dalle mie parti, "a tirarsi insieme". Una responsabilità pesante, ma anche un'opportunità accattivante. 

Tutto ciò farà bene al Milan? Mettiamola così: se Spalletti dovesse imporsi e avere la fiducia dello spogliatoio, forse si vedrà qualcosa di buono uscire da Milanello, nei prossimi mesi. Che i tifosi non pensino a scudetto, coppa Italia o qualificazione in Champions. Quando hai le gambe rotte, devi pensare prima a tornare a camminare. Se invece tutto dovesse rimanere invariato negli atteggiamenti societari, e lui dovesse entrare troppo impettito in uno spogliatoio dove l'anno scorso c'era uno che si prendeva tutte le critiche, piuttosto che farle subire alla squadra, allora saremo una volta punto a capo. Saremo, come si dice, ancora una volta con il cerino in mano.