È il 26 maggio 2019. Sono le dieci e mezza passate della sera. L’arbitro Valeri guarda il cronometro al polso, prende un lungo respiro e, portando il fischietto alla bocca, emette il triplice fischio. Sulla partita Spal-Milan cala il sipario e, con essa, anche su un’altra stagione concitata. I giocatori del Milan sono tristi, così come il loro allenatore, Gennaro Gattuso. Nonostante la sofferta vittoria per 3 a 2 sul campo di Ferrara, ancora una volta i rossoneri sono fuori dalla Champions League. E, questa volta, fa più male delle stagioni precedenti, perché c’è mancato veramente poco a sfiorare un risultato che manca da troppo tempo. Se non fosse stato per alcuni errori, il Milan avrebbe centrato l’obiettivo e, addirittura, lo avrebbe fatto con qualche giornata di anticipo. A soffrire più di tutti è di sicuro il mister, Rino Gattuso, unico allenatore ad aver sfiorato l’impresa. Lui soffre per due ragioni: la prima, il fatto di non aver portato il Milan, il Suo Milan, in Champions League; la seconda, la certezza che la sua esperienza sulla panchina rossonera è giunta al tramonto. Nonostante il suo sia il miglior risultato dell’ultimo lustro, la dirigenza è stata chiara: o champions, o esonero. Le palesi inimicizie con i suoi ex colleghi, Maldini e Leonardo, non hanno aiutato e, anzi hanno solamente peggiorato la situazione. Sembra quasi che l’aver mancato la qualificazione nel massimo torneo europeo, abbia fatto tirar loro un sospiro di sollievo. Una motivazione valida e incontrovertibile per mandare via il tanto sofferto Rino. Gattuso alla fine se ne andrà via per propria decisione, così almeno gli hanno fatto raccontare. Questo perché, l’unico ad avere il coraggio di metterci la faccia, è sempre lui. Leonardo, anch’egli in seguito dimissionario, e Maldini possono finalmente scegliere l’allenatore a loro più congeniale, scelta che ricade su Marco Giampaolo. Ciò che è accaduto in seguito, è oramai storia. Una triste, tristissima storia. 

E se invece le cose fossero andate in modo diverso? Se al termine di quella partita a Ferrara, fosse giunta un’altra notizia da San Siro? Se il vantaggio sull’Empoli di Nainggolan non fosse mai giunto, le cose sarebbero andate nello stesso modo la storia recente del Milan avrebbe preso un altro corso? Facciamo allora un breve salto indietro nel tempo. Chiudiamo gli occhi, innestiamo data e coordinate spaziali della Terra in quel momento. Tratteniamo un attimo il respiro e pigiamo sul pulsante di avvio. 

Appena riaperti gli occhi, ci ritroviamo in tribuna al Mazza, stadio di Ferrara. Valeri ha appena fischiato il termine della partita e i giocatori del Milan si sono già lanciati verso il tunnel. La gente intorno a noi guarda nervosamente gli smartphone, altri invece, i più nostalgici, hanno la radiolina attaccata alle orecchie. Siamo ancora storditi dal pesante salto spazio-temporale, che quasi non ci ricordiamo nemmeno perché ci troviamo lì e come. Per riprenderci, cerchiamo disperatamente un garzoncello con bibite e amari. Magari qualcosa di forte per darci una svegliata. Mentre ci muoviamo a tentoni per le scalinate, ecco che di fianco a noi, la Curva del Milan esplode in un urlo di giubilo. Il boato è talmente forte che, per poco, non ci troviamo a rotolare giù per la scalinata in pietra. Che diamine è successo? Stralunati, ci rimettiamo in piedi e, dopo aver individuato il più sano tra i presenti, gli chiediamo dell’accaduto. “L’Inter ha pareggiato! Siamo in Champions!” urla l’ometto sulla sessantina, con le lacrime agli occhi. In quel momento, tutto torna alla nostra memoria e, ripreso fiato, cominciamo a esultare anche noi. Finalmente in Champions. È passato così tanto tempo, che nemmeno ci ricordiamo che forma abbia quella coppa. 

Tornati a casa (Dio solo sa come), la festa pare interrompersi quasi subito, in particolare a Casa Milan. Dopo l’insperata qualificazione nel massimo torneo UEFA, la squadra capitanata da Romagnoli, Donnarumma e Piatek chiede la possibilità di parlare con la dirigenza. Nonostante il grande risultato, all’indomani Leonardo ha dichiarato ai giornali che Gattuso è al momento in dubbio per la panchina della stagione successiva. La squadra invece, dopo essersi confrontata internamente, vota per la permanenza del tecnico. Dando dunque mandato ai suoi giocatori più rappresentativi, essa richiede la possibilità di essere ascoltata, al fine che anche il loro parere possa essere soppesato in questa difficile scelta. Gazidis, per quanto Leonardo e Maldini protestino amaramente, non ha intenzione di lasciare inascoltata la richiesta della squadra. Viene così convocata una riunione, dove Romagnoli e compagni espongono la loro opinione a tutta la dirigenza riunita. Pare che tra i convenuti, ci sia addirittura Singer Junior, mentre una calca di giornalisti comincia a riempire il piazzale di via Aldo Rossi, sotto casa Milan. Gattuso è invece a casa, dove per scaramanzia ha già preparato la valigia, nel quale finiranno i suoi averi lasciati a Milanello in caso di esonero. Sul tavolino del salotto tiene il cellulare, in attesa di una chiamata, quella definitiva. La riunione però dura molto più del previsto. A turno Romagnoli, Donnarumma e anche Piatek espongono la loro visione sulla situazione. Definiscono con chiarezza il come e il perché il Milan abbia raggiunto un simile obiettivo, anche per loro più vicino al sogno che alla realtà. Scaroni, Gazidis e gli altri ascoltano attentamente, ma dai loro volti si capisce benissimo che una decisione è stata già presa almeno un mese prima. Gattuso sarà esonerato, così come i dirigenti dell’area tecnica, Leonardo e Maldini, hanno sancito. È loro competenza, d’altronde, e la dirigenza si fida di loro. Donnarumma e Piatek, l’uno perché ancora troppo giovane, l’altro perché ancora troppo spaesato dalla realtà italiana, subiscono il colpo e paiono volersi arrendere. Romagnoli invece rimane immobile e con voce altrettanto ferma chiede la cessione. Una richiesta che lascia basiti tutti i presenti, Donnarumma e Piatek compresi. Mentre i tre giocatori del Milan abbandonano la sede, appena terminata la riunione, la dirigenza decide di continuarla a porte chiuse. Gazidis ha già vissuto simili rimostranze ai tempi dell’Arsenal e non vuole che si ripetano anche al Milan. Scaroni e Singer Jr. temono che il gesto di Romagnoli possa allargarsi ad altri giocatori, il che significherebbe impoverire la rosa, nonché ricevere proposte scarne dai possibili acquirenti. I tre allora si guardano e, sebbene silenziosamente, cominciano a nutrire il medesimo pensiero. Perché non continuare con Gattuso? D’altronde ha accettato l’obiettivo e, per di più, la maggior parte della squadra lo segue. Perché rischiare per una decisione presa frettolosamente in precedenza? Leonardo e Maldini allora comprendono di essere in minoranza. Per la prima volta dal loro arrivo, il loro parere conta meno di quello degli altri, persino di quello della rosa. Con tutte le armi che hanno a disposizione, cercano di ribaltare la situazione, tanto che la riunione continua fino a tarda sera. Nel mentre, Gattuso ha atteso tutto il giorno in attesa di quella telefonata. Il fatto che non l’abbia ricevuta, per lui significa che ancora non l’hanno esonerato, ma anche che la scelta è ancora sospesa. Intanto ha già sentito molti giocatori, i quali sperano che lui rimanga e si possa continuare assieme. Di ciò è ovviamente inorgoglito, ma mentre aspetta un segno dalla dirigenza, egli guarda fuori dalla finestra con occhio spento e cerca di ripensare alla stagione appena vissuta. Quei silenzi tenuti da Leonardo e Maldini durante gli allenamenti. Quella lontananza all’inizio di ogni incontro, come se lui fosse un appestato, un corpo estraneo che prima o poi andava eliminato. Vuole veramente tutto questo? Vuole essere ancora quello sulla graticola per 38 partite, più quelle di Champions? E i tifosi, cosa diranno se lui rimarrà? Non tutti lo amano e alcuni lo hanno persino criticato aspramente. Che fare, si domanda Rino. Che fare? 

La riunione termina con un nulla di fatto. Scaroni e Gazidis hanno cercato di convincere Leonardo e Maldini della nuova linea, ma non ce l’hanno fatta. Le più alte cariche di Casa Milan volevano infatti una scelta unanime, ma i due dirigenti dell’area tecnica si sono dimostrati irremovibili. In una situazione ostica come quella in cui si trova il Milan, non è possibile andare avanti disuniti. Non c’è che da fare una scelta, dunque: o sposare la linea Gattuso, o quella di Leonardo e Maldini. Qualunque scelta venga presa, quella opposta salta insieme ai suoi fautori. Passa dunque una notte, nell’attesa che Paul Singer, padre di Gordon che era presente alla riunione e capo di Elliott, dia il suo parere. In tarda mattinata finalmente, Gattuso viene chiamato con urgenza a Casa Milan. La notizia si sparge a macchia d’olio sul web e i giornalisti accorrono nuovamente in via Aldo Rossi. Questa volta, l’incontro è molto rapido e una conferenza stampa viene indetta per il pomeriggio. Paul Singer non ha deciso nulla, a farlo al suo posto è invece stato Leonardo che, senza nemmeno informare il suo collega Maldini, ha dato le dimissioni. Paolo non ha ancora fatto sapere cosa farà, ma oramai pare chiaro che la bilancia pende tutta dalla parte di Rino. In conferenza stampa, Scaroni e Gazidis non nascondo la difficoltà nel prendere una decisione e si rammaricano dell’addio di Leonardo. D’altra parte, sono felici di continuare l’avventura con Gattuso e di avere una squadra unita al suo allenatore. Maldini, seppur presente, preferisce non parlare. Il rischio che qualcuno gli chieda se è contento della permanenza di Rino potrebbe metterlo in imbarazzo. Alla fine, per buona pace di tutti, rimane silente come il più delle volte è stato. Solo qualche giorno più tardi, dopo aver parlato ampiamente con la società, Paolo rassegna anche le sue dimissioni. Dove Leonardo è stato sostituito da Boban, Paolo viene invece sostituito da Sartori, proprio il DS a cui lui stesso aveva pensato nel corso della stagione. Per il Milan inizia così una nuova stagione, con un’ennesima rivoluzione a livello societario. Fuori dalle porte di Milanello, durante la preparazione estiva, la tifoseria incita la squadra e Rino, nella speranza che l’avventura in champions possa essere fruttifera e la prima di una lunga serie. Tra di loro però, come tra molti giornalisti, c’è chi vede di malocchio Gattuso e pensa che non potrà fare meglio della stagione precedente. La prima sfida la si avrà contro l’Udinese. Solo allora si saprà se Gattuso è veramente un allenatore da Milan. 

Riapriamo gli occhi e ci rialziamo con la testa dolorante. Da delle scale siamo caduti veramente, ma non da quelle dello stadio di Ferrara, ma da quelle del pianerottolo. Cercando qualcosa che ci faccia passare il mal di testa, ripensiamo al sogno appena fatto. Gattuso ancora sulla panchina del Milan, che follia. Ha quasi raggiunto la Champions è vero, ma il gioco mancava quasi totalmente. La squadra aveva carattere, senza dubbio, ma il calcio non vive solo di questo. Troviamo finalmente un panno e lo riempiamo di cubetti di ghiaccio, ci sediamo in poltrona e accendiamo la tv. È l’ora del telegiornale sportivo e subito, la disfatta del Milan contro la Roma ci riporta alla realtà. Il Milan ha dieci punti dopo nove giornate, tre punti appena sopra la zona retrocessione. Il gioco è inesistente e la squadra non ha più nerbo. Torniamo allora con la mente al sogno appena fatto e, ripensando a Gattuso ancora tecnico rossonero, il sorrisino ironico sparisce dai nostri volti. Al suo posto una lacrima salata solca una guancia, carica di rammarico e di tanta rassegnazione.