È dal 7 febbraio 2021 (giorno in cui la squadra di Pioli sconfisse il Crotone mettendo a referto quattro reti) che il Milan, a San Siro, ha un evidente e preoccupante problema: segnare. Non penso di essere stato l'unico ieri, tra i tifosi rossoneri, ad avere paura e preoccupazione per la partita da giocare contro i felsinei del guerriero Siniša Mihajlović (a cui vanno, da parte mia, i migliori auguri di buona guarigione e di un veloce ritorno in panchina).
Sarebbe stata una gara difficile per chiunque, figuriamoci per una squadra come la nostra, che dal punto di vista dell'emotività e della concentrazione patisce tanto questa tipologia di partite. Passare dall'idea di poter provare a distaccare almeno una tra Napoli e Inter, che affrontavano due trasferte molto complicate (Atalanta e Juventus, ndr), alla minaccia di un avvicinamento delle due rivali a causa delle loro vittorie, è roba da giocatori veri ed esperti.
Inoltre, l'avversario era un Bologna ostico, concentrato e che, guidato da Arnautović e Theate (autori di prestazioni da veri leader), ha messo in chiaro fin dalla vigilia la volontà di giocarsela con la squadra prima in classifica e di regalare una soddisfazione al proprio allenatore.
Eppure, i giocatori rossoneri non si sono fatti intimorire e sono scesi in campo con la mentalità giusta: attenti dietro, concentrati e compatti a centrocampo e creativi in attacco. Già, l'attacco. Senza dubbio il nostro punto debole di questa stagione. Il Milan, ieri, ha effettuato 33 conclusioni, ma solo sette nello specchio della porta di Skorupski, senza segnare. Ma non è una novità: dall'inizio del campionato, è, infatti, la squadra peggiore nel rapporto tiri in porta/tiri totali.
Molta creatività, ma freddezza inesistente. È una caratteristica dei suoi attaccanti che la squadra di Pioli si porta dietro dalla passata stagione, anche se in maniera differente: se l'anno scorso il problema dei pochi gol in casa era causato, anche, da una bassa velocità di gioco, che non permetteva di aprire spazi validi per gli attaccanti e di creare occasioni, adesso riusciamo a essere pericolosi, ma non segniamo comunque. 
Durante l'estate abbiamo provato a ovviare a tale problematica con la promozione a titolare di Brahim Diaz e l'acquisto di Messias: due giocatori che saltano molto bene l'uomo e che riescono a creare spazi notevoli per provare a mandare in gol i compagni. Ma ci è venuta a mancare l'incisività, a causa dell'addio di Hakan Çalhanoğlu.
Amici milanisti, è inutile prendersi in giro: è il giocatore che ci avrebbe fatto più comodo in questo momento. Se alla cessione di Donnarumma abbiamo reagito con lo straordinario acquisto di Maignan (grandissima parata anche ieri su Barrow) e all’infortunio di Kjaer con l'esplosione di Kalulu, il turco è stato sostituito con un giocatore dalle caratteristiche completamente diverse. Premetto che a me piace Brahim: lo ritengo un giocatore importante, che però deve ancora tanto crescere e maturare, soprattutto tatticamente. Se il talento spagnolo, rispetto a Çalhanoğlu, porta maggior imprevedibilità e velocità nelle azioni offensive, alle nostre manovre mancano la scelta e la qualità dei passaggi nella trequarti avversaria e il tiro dalla distanza che, da noi, aveva solo lui. 

C’è grande rammarico per il pareggio di ieri, soprattutto per la prestazione, a mio avviso, dignitosa e sicuramente migliore di alcune uscite precedenti a San Siro.
Menzione d’onore per i difensori centrali, per un Calabria in difficoltà nel primo tempo ma vero condottiero nel secondo e per un Bennacer imperioso ma esausto, a causa delle partite con la sua nazionale.
Ma anche per Franck Kessié: l’ivoriano è entrato con l’aggressività di un leone, non ha perso un pallone e ha corso anche per Tonali quando quest'ultimo ha cominciato ad accusare la stanchezza.
A tal proposito: basta con i fischi. Non servono a nessuno. E i primi a rimetterci siamo noi: stiamo lottando per un obiettivo, non creiamoci problemi o polemiche da soli. Kessié lascerà il Milan a fine stagione: accettiamolo e incitiamolo a versare tutte le gocce che ha in corpo per la nostra maglia. Fischiarlo non gli farà cambiare idea, anzi gli farà ancora di più pensare di aver fatto la scelta giusta. 

Infine, a malincuore, va segnalata, ancora una volta, una prestazione insignificante di Ante Rebić: uno dei miei calciatori preferiti della rosa, che dalla partita allo Juventus Stadium di questa stagione, sembra un ex giocatore. Nonostante abbia creato l'occasione più importante del secondo tempo, è apparso lento, nervoso e impreciso, quasi irritante. Dovrebbe essere il nostro asso nella manica quando entra dalla panchina, invece a volte diventa quasi un peso. Caro Ante, reagisci. Senza di te al massimo della forma, raggiungere il traguardo sarà ancora più difficile. Hai un contratto importante e, se le tue prestazioni resteranno queste, la società potrebbe prendere in considerazione l’idea di cederti, soprattutto dopo l'escalation di Leão. 

Ora ci aspettano le ultime 7 partite del campionato: indipendentemente dalla caratura dell’avversario, saranno tutte battaglie. Nessuno ci regalerà niente. E dobbiamo essere pronti a sputare il sangue sul campo: solo così potremo agguantare il nostro sogno. Se la squadra in questi ultimi 2 mesi riuscirà a effettuare lo step che le manca per diventare davvero grande, allora potremo farcela, sul serio.  
FORZA MILAN, SEMPRE!

 

Nicola Civetta