Non è tutto da buttare quello che si è visto nel tentativo di Gattuso di sperimentare il 4-3-1-2, schierato contro l'Udinese. Personalmente ho notato movimenti nel settore offensivo che -secondo il mio modesto parere- costituiscono il promettente avvio dell'esperimento, esauritosi al momento dell'infortunio di Paquetà.

Comincerei col dire che le due punte Cutrone e Piantek, si sono dimostrate dinamiche ed altruiste, si sono spesso cercate tra loro e altrettanto spesso si sono allargate sulle fasce, Cutrone a sinistra e Piantek a destra, cercando di finalizzare con un cross al compagno.

Sono nate cosi alcune azioni pericolose una delle quali ha dato luogo al gol del vantaggio; dopo l'entrata di Castillejo le cose sono tatticamente cambiate molto; lo spagnolo, benché schierato come trequartista nelle intenzioni, ha caratteristiche di punta vera; anch'egli molto dinamico è tendenzialmente portato a partire da destra e quindi spesso ha finito con l'impedire a Piantek di svariare come in precedenza, riducendone la mobililità.
L''immobilismo del compagno e lo spregiudicato secondo tempo dell'Udinese hanno costretto Cutrone a muoversi maggiormente sul proprio asse verticale, per lasciare al presidio del compagno l'area di rigore e impegnarsi in un lavoro di maggior aiuto ai reparti arretrati; addirittura lo abbiamo visto arretrare finanche nella zona dei terzini.

Ma torniamo alla prima mezz'ora, quando Paquetà per la prima volta schierato da trequartista, non solo dimostrava visione di gioco e tempi di gioco perfetti nel servire le punte, ma egli stesso sfruttava capacità di inserimento e balistiche per tentare in prima persona la via del gol. Quando mai l'azione di attacco del Milan è risultata cosi fantasiosa, dinamica e multiforme come in questo scorcio di partita? Semmai i problemi che si sono manifestati con il 4-3-1-2- sono altri e in qualche caso già ben presenti nel 4--3-3 di Gattusiana preferenza.

Lo schieramento a 3 già espone la squadra a confrontarsi spesso con avversari in soprannumero: l'Udinese, che sostanzialmente aveva sacrificato Beherami nella marcatura a uomo di Paquetà, con l'uscita dal campo del brasiliano, lo ha avanzato a centrocampo, sostanzialmente giocando una linea a 5 contro i tre del Milan.
Se Abate e Laxalt avessero fatto il loro, avrebbero supplito avanzando essi sulla linea mediana e pareggiando il conto, ma in realtà i due esterni milanisti "galleggiavano" tra centrocampo e attacco impegnatissimi a coprire le fasce, dove, soprattutto dalla parte di Abate, si verificavano ripartenze velocissime dei vari Phofana, De Paul e dello stesso Lasagna.

A ciò aggiungiamo che dei tre centrocampisti rossoneri, solo Bahayoko risultava convincente nel ruolo, perchè Biglia si schiacciava a ridosso dell'area di rigore, mai verticalizzando il gioco e Chanalogu, libero di vagare e infatti vagava che era un piacere.
Il turco rappresenta il vero equivoco tattico del Milan: viene schierato nel 4-3-3- come esterno alto, ma non è un esterno alto; contro l'Udinese viene impiegato come mezzala, ma non un centrocampista.

Chanalogou è un calciatore atipico, dal grande e sopraffino piede e di enorme dinamismo; inoltre ha doti di calcio e visione di gioco; personalmente lo vedrei o trequartista in assenza di Paquetà o altrimenti centrale basso in un centrocampo a rombo, il ruolo che fu di Pirlo nel Milan Ancelottiano.

Ricordo che nella rosa figurano giocatori che prima di arrivare al Milan, giocavano in una difesa a tre: sono Conti, Caldara, Musacchio e Rodriguez. Con una difesa a tre, si potrebbero avere molte più scelte in avanti. Perchè dunque non provare?