Di solito,  quando insorge una malattia, un comportamento razionale suggerisce di avviare le cure il più presto possibile…Ora che il Milan sia malato è sotto gli occhi di tutti, ma pare che la dirigenza non voglia ancora affrontare il problema…Anzi questo è proprio un comportamento (difetto oserei dire) congenito della Società, visto che già Berlusconi sfogliò per mesi la margherita con Allegri. E ripetendosi dopo con Mihajlovich, con Seedorf, con Inzaghi, con Brocchi.

Ora tocca a Elliot (già eccessivamente titubante nell’esonero di Montella) con Gattuso (non) prendere decisioni tempestive, prima che sia troppo tardi,  anche se per fortuna in questo caso parliamo di sport.

La prestazione contro il Betis Siviglia è stata degna dei migliori film di horror demenziale, probabilmente in relazione alla imminenza di Halloween; orrore e comicità insieme; paradossale da parte di Gattuso annunciare alla vigilia l’impiego di Caldara, ( mai utilizzato perché aveva dimestichezza esclusivamente con la difesa a 3), schierare a un certo punto la squadra proprio col 3-5-2 e lasciando comunque fuori l’ex Juve.

Dispiace vedere Professionisti con la “P” maiuscola come Reina, Higuain, Romagnoli, Zapata, Laxalt commettere errori da “dopolavoristi”; incredibile vedere sbandare Biglia e compagni di centrocampo come hanno fatto ieri; assurdo aver visto la trasformazione di Higuain da “fuoriclasse” a “fuoripartita”e per di più andare “ fuori dai gangheri” e quindi “fuori di testa”.

Addirittura comico assistere alla papera di Reina in occasione del primo gol o al “controllo” palla esibito da Bayakoko, che sarebbe da ribattezzare “scontro-palla”; Laxalt mi ha ricordato un mio vecchio insegnante di educazione fisica, capace di volare palla al piede per tutta la fascia, per innumerevoli volte, ma sempre per consegnarla inoffensiva  all’avversario di turno…..

In questo campionario di orrori, assume maggiore risalto la prestazione di Cutrone, unico vero punto di forza dell’armata “BrancaMilan”; ovviamente l’oscar delle incredibili assurdità è non solo mancare di  impiegarlo dall’inizio, ma aspettarsi il miracolo di raddrizzare le partire ogni volta che gioca. Ieri il ragazzo si è fermato a metà dell’opera, battendosi come un leone e realizzando il gol della vana speranza ed entusiasmando (lui sì) l’ormai depresso pubblico rossonero.

Purtroppo da tutto lo sfacelo visto,  non si può prescindere dal chiamare in causa l’allenatore, arrivato ieri al punto di smentire il proprio credo tattico. Vuol dire che siamo già fuori da ogni logica e si viaggia in balia degli eventi. Come detto  Gattuso ha provato in serie tutti i moduli tattici esistenti, in gran parte mai provati prima. Ha mal battezzato il Betis, ritenendola squadra alla portata di una formazione senza capo né coda; è andato nel pallone durante la gara, dimostrando di non sapere che soluzioni adottare.

Soluzioni che purtroppo latitano per uscire da questa crisi: la squadra si porta dietro problemi spesso dovuti ad un assurdo autolesionismo: perché rinunciare a Montolivo? perché creare il dualismo tra i portieri? perché non provare mai Caldara e Halilovic? a che serve Josè Mauri?

Autolesionismo che si aggiunge alle carenze tecniche della squadra, ma ancor di più alla mancanza di personalità del Gruppo. Impressionante l’arrendevolezza e la mollezza mostrata nelle ultime due gare con Inter e Betis: e pensare che l’agonismo, la determinazione, la rabbia di chi non vuol perdere né arrendersi mai era la dote universalmente riconosciuta al “Ringhio” rossonero. Evidentemente queste prerogative non si possono trasferire in allenamento; o comunque Gattuso non è in grado di farlo!

Allora cara proprietà, cari dirigenti, cari Leonardo e Maldini, non fate con Lui come il medico pietoso che fece infettare la piaga: siamo ancora in tempo a salvare la stagione, ma la scossa deve arrivare ora. Subito.

E dopo Inzaghi, Seedorf, Brocchi, Gattuso non perseveriamo nell’errata convinzione che chi ha giocato nel Milan dev’essere per forza la scelta giusta; se la proprietà è veramente ambiziosa, esiste solo un nome per dare una svolta nel presente e nel prossimo futuro: Antonio Conte.