Il Milan nelle ultime nove settimane, dalla ripresa del campionato dopo la pausa natalizia ad oggi, ha perso cinque partite, di cui quattro scontri diretti (Juventus, Atalanta, Inter e Napoli), nei quali ha segnato un goal e ne ha subiti dieci.
I numeri nel calcio, come in tutte le cose della vita, sono importanti, sono fondamentali, sono l’indicatore che più conta, che determina una vittoria o una sconfitta, al di là dell’impegno e della qualità della prestazione.
“Cari cugini”, è inutile nascondere la verità, il Milan è tornato sulla Terra, le prestazioni non bastano più, le parate di Donnarumma anche, i rigori non possono sempre essere la cura ad ogni male. In una competizione di 38 partite lunga otto mesi i valori alla fine escono, ed il vero valore del Milan, a mio parere, e l’ho sempre sostenuto in ogni sede anche quando era in testa alla classifica, è tra il quinto e il settimo posto.

Non mi è piaciuto ieri sera Pioli nell’intervista post partita. L’ho sempre considerato un uomo sincero, intelligente, intellettualmente onesto, una persona per bene, ma evidentemente le otto vittorie consecutive dell’Inter e le cinque sconfitte del Milan in poco più di due mesi gli bruciano, gli fanno dire cose che probabilmente non pensa, che gli escono per delusione. Perché giustificare i risultati da gennaio ad oggi dicendo che l’Inter ha sempre avuto a disposizione Lukaku e Martinez mentre il Milan ha dovuto spesso fare a meno di Ibrahimovic e Çalhanoğlu, perché dire che l’Inter ha incominciato a vincere con regolarità in campionato quando è uscita dalla Champions League? Perché dire che il Milan non ha MAI pensato allo scudetto? Perché dirle solo ieri sera queste cose? Fino a qualche giorno fa i suoi giocatori erano tutti i migliori del mondo e la vittoria del campionato era dichiaratamente l’obiettivo comune di dirigenza, staff tecnico e giocatori rossoneri.

Perché così tanti infortuni? La risposta è nelle prestazioni, nell’enorme sforzo fisico e mentale che da inizio stagione Pioli chiede ai suoi giocatori, probabilmente conscio di NON avere una rosa da prime quattro posizioni, cercando così di rimediare a insufficienze tecniche e di esperienza con la concentrazione, la corsa e il motto unus pro omnibus, omnes pro uno.
Perché quattro sconfitte negli ultimi cinque scontri diretti? La mia opinione, avendo visto tutte le partite in questione, è che il valore del Milan, nel suo insieme, è nettamente inferiore almeno a quello di Inter, Juve e Atalanta. Quando la corsa e la concentrazione su ogni palla dei rossoneri non è superiore a quella degli avversari, la differenza di forza emerge e il risultato è quasi sempre scontato: il Milan perde la partita.
Il Milan, secondo me, al di là dei valori e dei punti fatti fino ad ora, finirà il campionato al terzo o quarto posto (Roma, Lazio e Napoli fanno la gara a vincerne una e a perdere quella successiva), tornando così a partecipare alla Champions League. Magari lo farà vincendo l’Europa League, competizione nella quale, tolto il decimato Manchester United e l’incostante Tottenham di José Mourinho, non rimangono che squadrette da ottavo decimo posto nel campionato italiano (Anche l’Inter l’anno scorso è arrivata comodamente in finale poi perdendola 3 a 2 con il Siviglia).

Due paroline finali, un piccolo “consiglio” a Theo Hernández, che nella notte ha pubblicato nelle sue Instagram stories immagini di disgusto nei confronti dell’arbitro di Milan-Napoli. Rispetta se vuoi essere rispettato e impara a perdere, solo così diventerai un vincente.