L'ultimo editoriale di Luca Serafini: Bergamo 23 Maggio 2021, è talmente bello che merita la lettura. Il giornalista milanista, che da sempre evita gli eccessi, traccia in modo chiaro il presente ed il futuro di un club che ha intrapreso un difficile percorso per tornare in alto. La vittoria dell'ultima giornata e la conquista del secondo posto in classifica, in una stagione che comunque la si voglia analizzare, deve essere inserita in un contesto totalmente diverso dai precedenti, non può essere un punto d'arrivo per il Milan, ma, al contrario, l'inizio di un percorso fatto di certezze e vittorie. 
Benchè non siano passati molti anni dalla faraonica campagna acquisti proposta da Fassone e Mirabelli, quando eravamo convinti di tornare presto alle vittorie memorabili, cui eravamo abituati, scontrandoci viceversa con la dura e cruda realtà, oggi la strada intrapresa è totalmente diversa, chiara e condivisa. Siamo noi stessi, tifosi milanisti, ad avere ben altro atteggiamento, avendo preso consapevolezza della situazione, constatando che ci sono soluzioni alternative, senza dover obbligatoriamente rinunciare alle nostre logiche aspettative sportive. Eppure sembra incredibile, che non sia bastata una pandemia mondiale, gli stadi, come le città, tristemente deserti e tutte le difficoltà economiche di molte Società nel pagare regolarmente gli stipendi, non solo quelli elevatissimi dei giocatori, ma anche del personale, dai giardinieri ai tanti collaboratori, per mettere la parola, FINE, a tutti gli eccessi e cercare di girare pagina.               

La logica suggeriva atteggiamenti condivisi. Magari mettendosi intorno ad un tavolo e pianificando come intervenire sui tagli agli ingaggi. Così come l'abbandono di un percorso che porta inevitabilmente verso il fallimento, oppure ad avventurarsi verso soluzioni alternative improvvisate, come la creazione di una Super Lega, nel tentativo di  salvare pochi, ma lasciando macerie, tutto intorno. Dobbiamo constatare che, se il calcio è cambiato rispetto al passato, ciò non significa che tutto sia migliorato. Certamente la comodità negli stadi, la spettacolarità ed un "prodotto" sempre più televisivo, ma anche costi fuori controllo, giocatori più importanti di squadre, meno bandiere e più procuratori, dimenticando la cosa più importante, che è il tifoso, con la sua passione, la sua partecipazione e i suoi soldi, diretti o inderetti (attraverso sponsor), a garantire che il "giocattolo" sia sempre attrattivo. La stessa "passione" che ha portato molti presidenti a perdere tantissimi soldi, pur di vedere la propria squadra vincere. Pensate a Cecchi Gori, Tanzi, Viola, Moratti, ma anche Berlusconi o la famiglia Agnelli e tantissimi altri. Dando inizio a situazioni che anno dopo anno, sono andate fuori controllo. Quante sono le squadre fallite, solo in Italia e ripartite dalla serie D, senza che il sistema iniziasse a pensare soluzioni concrete? A complicare ulteriormente le cose, sia la legge Bosman, che ha aperto totalmente il mercato dei giocatori comunitari, sia l'ingresso di proprietà ricchissime, Arabe, Russe, Americani, Cinesi o altro, alla scoperta di nuovi divertimenti, ma specialmente di quella visibilità che solo il calcio può garantire, anche se poi gli scopi puntano a vantaggi extra campo.

A completare questo "rompicapo" le evidenti differenze economiche che distinguono i  campionati europei. Con le squadre inglesi ad essere le più ricche, potendo avvalersi di una situazione di vantaggio rispetto alle avversarie, francesi, italiane, tedesche o spagnole. Tutto ciò porta a valutare in modo ben diverso il modo di agire del Fondo Elliott, proprietario del Milan. Per quanto personalmente sia stato scettico e non abbia rinunciato a criticare scelte che mi apparivano sbagliate, Boban su tutte, devo riconoscere che sono arrivati in punta di piedi, affidandosi a Gazidis e Leonardo per garantire sia il rilancio che la riduzione dei costi, necessario ed imposto dall'UEFA. Nei due anni successivi, hanno alzato la voce, facendo ciò che sanno fare nel modo migliore, "I CONTI". Forse a molti è sfuggito con quale facilità hanno tagliato tutti i giocatori che andavano a scadenza di contratto. Un esempio : Biglia, Montolivo, Zapata, Abate, Bonaventura, fino ai nomi di oggi, senza porsi problemi di perderli, ma affidandosi esclusivamente alla sostenibilità economica di ogni singola operazione e del collettivo. Poco romanticismo e tanta professionalità, forse meno bella, ma molto più funzionale. Il fatto di essere americani e avere un approccio diverso, li agevola sicuramente, ma a quanto pare hanno le idee molto più chiare di quello che si poteva pensare. 

Una stagione da protagonisti, con la squadra più giovane del campionato, ha messo tutti d'accordo e lo slogan :"conti in ordine e sostenibilità", magari tornando a vincere qualche competizione (che non è una priorità, ma un mezzo per guadagnare di più e avere più visibilità) è diventato ben più piacevole. Ecco che la scelta di rescindere con il portiere, che non nominerò più, è stata gradita dal 95% della tifoseria.
Viceversa gli opinionisti continuano a dire che non bisognava perderlo. Kalulu è arrivato a "costo zero" e altri lo seguiranno. Sono anni che si parla di ridurre le spese, di eliminare le commissioni stratosferiche ai procuratori e quando una Società decide di farlo, invece di sostenerla, di cavalcare gli umori delle piazze che possono migliorare il calcio in generali, si sollevano stupide obbiezioni o peggio, non gli si da l'importanza che merita.
La risposta dei tifosi alla creazione della Super Lega è stata compatta, un segnale forte, il primo, che conferma quanto il calcio sia passione e coinvolgimento. Lo sport di tutti, dove giocare per la maglia e non solo per i soldi non può essere trascurato o dimenticato, poichè il rischio sarebbe grande e gli stadi svuotati non dalla pandemia, ma per motivi ben diversi. Se il calcio ha resistito fino ad oggi ai continui cambi di giocatori, allenatori e proprietà è perchè ci sono sempre stati i tifosi ad incitare la propria squadra.

Ora arriva il difficile, non solo per il Milan, tenera accesa la passione e non soffocarla per il denaro, perchè quello non potrà mai garantire, un coro, una coreografia o un abbraccio, dopo una vittoria o, ancora più importante prima di una partita.