Giampaolo rimane, Giampaolo se ne va, Giampaolo resta... ma fino a sabato.
Dopo la tremenda sconfitta di domenica sera contro la Fiorentina, in casa Milan non si capisce più nulla. Al termine dell'incontro sembrava, parola di Maldini e Romagnoli, che Giampaolo fosse quasi intoccabile, nonostante tutti si fossero accorti di come gioco e risultati tardassero ad arrivare. Nemmeno ventiquattro ore dopo, e tutto sembra essersi capovolto. L'ANSA dichiara che il Milan sta pensando di sostituire il suo allenatore subito. Partono strani nomi: Ranieri, Sheva-Tassotti, Allegri, Spalletti. Accadono cose strane e nessuno sembra capirci realmente qualcosa. 

Proviamo allora a fare un po' di ordine e vedere esattamente che cosa è realmente accaduto domenica sera. Risultato a parte, poco prima che la curva uscisse per contestazione dallo stadio, pare che Gordon Singer, figlio del capo supremo alla guida di Elliot, sia giunto a San Siro. Nessuno sa se fosse atteso o meno dalla dirigenza del Milan, sta di fatto che la sua presenza, soprattutto a partita in corso, ha lasciato un po' basiti i media. Egli infatti non si era nemmeno presentato per la partita di cartello più importante, ovvero il derby. Come mai, apparentemente all'improvviso, Mr. Singer decide di fare questa apparizione?

L'idea dei molti è che sia giunto come osservatore della scabrosa situazione, ma soprattutto come emissario. Ambasciatore di un messaggio chiaro e preciso: così non si può continuare. E la cosa era da prevedere, dato he Elliot non solo ha perso un sacco di soldi nell'affare con mister Li, ma vorrebbe vedere crescere rapidamente il Milan, per poterlo vendere tra un triennio, massimo un quinquennio. In altre parole, non ci vorrebbe perdere dal suo investimento. 

Certo, l'uscita della Curva Sud dallo stadio, con pesante contestazione nei confronti della società, non deve essere stato uno spettacolo graditissimo per mister Singer. Se fossi stato nei suoi panni, come persona che non vive il calcio all'italiana, mi sarei chiesto che diamine stesse succedendo. No, così non va, si deve essere detto e così deve aver riferito al padre. Forse è bene rivedere un po' le gerarchie e forzare la mano. Forse è tempo di dare uno shock. 

M'immagino la scena. Tutta la dirigenza attorno a Singer subito dopo la partita. Giampaolo si tiene. No è meglio esonerarlo, o quelli là fuori ci ammazzano. Un'idea unitaria e unanime non si riesce proprio a trovare, Singer ascolta silenzioso e già, dentro di sé, comprende come dentro e fuori dallo stadio la situazione sia la medesima: incasinata. Allora, come ogni buon businessman sa fare, alza le mani e dice: riaggiorniamoci, per ora Giampaolo rimane. Domani si vede. Questo perché ha compreso come la sua stessa dirigenza sia divisa e non vuole spaccarla. 

Da una parte Maldini, che con Giampaolo ci ha messo la faccia, vuole continuare. Dall'altra Boban che comprende troppo bene come la situazione sia ai limiti del baratro. Quale linea dedicerà di seguire il Milan e la sua proprietà? Solo questa settimana lo scopriremo. Ma c'è uno strano sentore nell'aria e non solo l'unico a percepirlo. Un sentore che dice come, se la linea di Maldini dovesse essere tenuta a dritta, Giampaolo non avrebbe in mano le redini del suo destino, ma quelle (forse) di un'intera dirigenza, Boban a parte.