SCRITTO PRIMA DI MILAN-UDINESE

Fischio di Orsato! Inizia Sampdoria-Milan! Primo possesso rossonero, che cerca di abbassare subito i ritmi con un lento giropalla, mentre i giocatori blucerchiati alzano il pressing nel tentativo di sradicare la sfera dai piedi avversari. Romagnoli passa indietro a Donnarumma, che cerca il disimpegno…Ah! Quoque tu, Gigi, fili mi! Una stoccata micidiale nel cuore ormai debole di milioni di milanisti, incollati allo schermo della televisione, mentre i più fortunati assistevano allo scempio dalle tribune del Ferraris, in verità mezzo vuoto. Proprio Gigio Donnarumma, il giocatore che ci aveva fatto passare le peggiori giornate estive di un lontano 2017, con la famosa telenovela “Firmo o non firmo?” del suo navigato agente (o sarebbe meglio dire regista?) Mino Raiola, ha spezzato i nostri sogni più intimi e masochisti, che ci vedevano esultare in faccia ai tifosi interisti il lunedì successivo, rientrando al lavoro o a scuola. E con il senno di poi, vi immaginate, tifosi milanisti, che goduria esultare di fronte ai nostri cugini nerazzurri per un sorpasso post-derby perso? Ma Gregoire Defrel, un giocatore che è stato ripudiato dalla Roma (e dal tecnico che lo aveva portato lì!) perché ritenuto “scarso”, ci ha definitivamente fatto svegliare da questi sogni. Ma non è il momento di abbattersi, non almeno in questa parte cruciale della stagione. Infatti i rossoneri hanno giocato una brutta partita, ma non si può discutere il lavoro di Gattuso per una sfortunata serie di due sconfitte: sì, perché tecnico calabrese ha dato un volto al Milan, ha dato il SUO VOLTO al Milan. Non dimentichiamoci che fino a tre settimane eravamo ad idolatrare il nostro portierone per i miracoli che compieva, scusandoci definitivamente per l’eterna lista di ingiurie con cui macchiammo il suo nome. Non dimentichiamoci che fino a tre settimane fa ci prostravamo di fronte a Gattuso, manco fosse un monarca orientale, riempiendolo di lodi per la difesa ferrea che era riuscito a dare al Milan. E ora, dopo due sconfitte veramente sfortunate (che ricordo essere arrivate dopo una scia che ci aveva reso la seconda miglior squadra d’Italia per media punti!), Donnarumma e Gattuso sembrano essere le cause principali della “disfatta rossonera”. È ora di riordinare le teste dei ragazzi, Leonardo e Maldini!

Gattuso è senza ombra di dubbio il tecnico più capace dell’ultimo lustro rossonero: abilità, grinta e umiltà sono le sue qualità principali, che lo rendono un vero e proprio 12esimo uomo in campo. Oltre che il primo tifoso del Milan. È riuscito a dare alla squadra, completamente rinnovata, un’identità, dopo una gestione Montella deludente e prettamente sperimentalista, concentrando i suoi sforzi sulla mentalità dei suoi giocatori: una squadra giovane ed inesperta, che non era abituata a soffrire insieme, oggi è uno degli organici più affiatati di tutto il panorama calcistico italiano . Le uniche “mele marce” del gruppo, Bonucci e Higuain, sono state vendute il prima possibile, e la società, a partire dal nostro tecnico, ha sempre espresso le proprie opinioni, difficilmente con giri di parole. Anche il caso Biglia-Kessie è stato gestito con grandissima professionalità. Per questo chapeau Leonardo e Maldini, ma l’uomo, come è risaputo, non è perfetto, ed anche loro hanno sbagliato. Con l’uomo che merita più applausi di questo Milan: sì Rino, stiamo parlando proprio di te!

Gennaro Gattuso nasce a Corigliano Calabro un freddo 9 gennaio del 1978. Crescere in una cittadina di 35000 abitanti, nel Mezzogiorno, alla fine degli anni 70, non dev’essere stato facile. Non so perché, ma mi piace immaginare l’infanzia di Gattuso come quella dei ragazzini del romanzo “Io non ho paura”: si giocava con le poche cose di cui si disponeva, nella miseria più totale. Poi che il mio pensiero rispecchi la realtà mi è sconosciuto, ma il nostro allenatore ha avuto da sempre un’ancora di salvataggio dall’oscuro Oceano della Malavita. Stiamo parlando della sua passione per il calcio, che ha ereditato dal padre, ex-calciatore di Serie D. A 12 anni effettua un provino per il Bologna, ma non viene preso, pochi mesi dopo ci riprova, questa volta con il Perugia, e viene finalmente accolto in una squadra che gli potrà dare un futuro nel calcio. E che futuro. Con la Primavera vince due campionati consecutivi. Diventa il beniamino dei tifosi, ma rompe questo legame quando decide di andare in scadenza di contratto: arriva un’offerta altissima da Glasgow, sponda Rangers, e ovviamente Gattuso decide di mettersi in gioco in uno dei campionati più fisici al mondo, mandando su tutte le furie il settore dirigenziale, che lo costrinse a rimanere all’interno del centro sportivo perugino, da cui letteralmente scappò per unirsi alla compagine scozzese. La stagione all’estero si rivelò straordinaria e la fama di lottatore dalla grinta inestinguibile si diffuse a macchia d’olio, attirando su di lui gli occhi dei principali club europei: ma paradossalmente fu la piccola Salernitana ad acquistarlo, sborsando la cifra record di 9 miliardi di lire. Un investimento azzeccatissimo, considerando che l’anno dopo venne rivenduto al Milan per quasi il doppio, ovvero circa 16 miliardi di lire. Ma questi soldi non sono nemmeno un decimo di quello che il mediano calabrese ha rappresentato per noi tifosi: grinta, voglia, determinazione, atletismo, resistenza, insomma, il giocatore che tutti gli allenatori/tifosi (e anche gli allenatori-tifosi) vorrebbero in squadra, quell’uomo capace di unire lo spogliatoio, di far crescere i giovani e di dare una bella sgridata ai un galletti troppo altezzosi, Ibrahimovic permettendo. Gli anni in rossonero furono un sogno magnifico per Rino e per il Milan, ma anche questa favola era destinata a finire, precisamente il 30 giugno 2012: il mediano andò in scadenza di contratto, per inizia un viaggio da allenatore che lo porterà prima in Svizzera, poi in Grecia, infine in Italia, prima a Pisa, dove cercò di salvare la squadra con tutti i mezzi possibili, nonostante fosse da tempo in bancarotta, poi a Milano, sempre sponda rossonera, ad allenare la Primavera, con ottimi risultati. Alla fine di ottobre, a causa della deficitaria gestione Montella, Mirabelli decide di promuovere Gattuso a tecnico della prima squadra, scatenando le ironie e la rabbia dei tifosi: c’era chi parlava di un favoritismo dettato dalle loro origini comuni, chi pensava che la stagione sarebbe andata di male in peggio, ma il tecnico calabrese riuscì a rimettere in carreggiata il Milan, pur ritrovandosi a inizio dicembre in crisi profonda, avendo perso perfino con l’ultima della classe, il Benevento, grazie al celeberrimo goal dell’ormai eterno Brignoli (talmente eterno che non mi ricordo nemmeno il nome, ma il dolore che mi provocò la sua zuccata al 95esimo sì!). Ma dopo la vittoria nel derby di Coppa Italia il Milan ingranò la marcia vincente e si piazzò sesto, terzo per media punti nel girone di ritorno. Semplicemente straordinario.

Questa stagione Gattuso si è confermato come un ottimo tecnico, che però deve ancora migliorare sotto molti punti di vista, a partire dagli schemi offensivi: l’insistenza su determinati uomini non sta premiando i rossoneri, che si trovano spesso in difficoltà negli ultimi sedici metri, incapaci di fornire palloni giocabili al cecchino Piatek. Soprattutto Suso, giocatore chiave della rosa, da questo girone di ritorno si sta dimostrando un vero e proprio fantasma, che vaga per il campo a tormentare il pallone, senza meta. Inoltre il tecnico di Corigliano dovrà anche dimostrarsi più intuitivo e veloce nelle scelte tecniche, decidendo ed effettuando i cambi con maggiore in anticipo, così da dare la svolta alla partita nel momento opportuno: l’Udinese lo ha obbligato a ciò, poiché aveva utilizzato tutti i suoi tre cambi già al 68esimo, e i risultati sono stati deludenti. Oltre ai suoi difetti, vanno citati anche i suoi pregi, che vanno soprattutto elogiati: nonostante sia molto giovane, dimostra già grande esperienza, oltre che a un innato carisma che gli permette di trascinare la squadra, quasi fosse un 12esimo uomo in campo. I suoi schemi difensivi sono tra i più solidi dell’intero panorama continentale, con il trio Romagnoli-Musacchio-Donnarumma capace di chiudersi a testuggine, non lasciando passare nemmeno un pallone.

Ma proprio tu, Gigione, sei probabilmente il giocatore più discusso del Milan. Perché sì, nonostante tu abbia solamente 19 anni, hai già festeggiato le 100 presenze con il Milan. Perché tu, nonostante sia solo un ragazzo troppo cresciuto, sei già il futuro dell’Italia intera, il talento che dovrà prendersi sul groppone la pesantissima eredita di un certo Gianluigi Buffon. Mica poco, vero? Perché tu, nonostante i miracoli e le dichiarazioni d’amore, sei stato insultato, minacciato di morte e quant’altro per una colpa non tua. Un agente ha rischiato di rovinarti la carriera, per uno stipendio di 6 milioni di euro a 19 anni. Molta, troppa responsabilità è ricaduta su questo ragazzo, per colpe non sue. Perchè Fassone e Mirabelli non hanno preso in mano la situazione, schierandosi dalla parte del giocatore, invece che da quella di un viscido investitore (perché Raiola è questo e i suoi giocatori sono semplicemente capitali umani)? Poi va bene, siamo tutti d’accordo che tu abbia sbagliato più di una volta, sia da portiere, con qualche papera di troppo, che da uomo (ragazzo!), ma non ti sei mai permesso di toccare il Milan. Mai. Hai sempre avuto rispetto di questi colori, dimostrando grande attaccamento alla maglia. Ma il lavaggio del cervello dei media, della dirigenza e di Raiola ha colpito anche noi tifosi, oltre che il nostro Gigione. Per questo noi in primis dovremmo lasciargli il giusto tempo per crescere, per capire come funziona il mondo, per rendersi conto cosa è giusto e cosa no, perché in fondo Donnarumma non ha nulla di speciale, tranne l’essere la massima espressione del portiere di talento. Ma rimane uno di noi. Con i suoi pregi e i suoi difetti.

La questione San Siro ha spaccato la tifoseria in due parti: una, più corposa, difende strenuamente lo stadio in cui il Milan ha giocato da sempre, sul cui prato hanno corso giocatori come Maldini o Van Basten, o Shevchenko e Kakà. Insomma, più che uno “stadio”, la Scala del Calcio è un monumento nazionale, che va onorato come tale, perché è l’emblema di questo sport in Italia. Ma come tutti gli impianti, prima o poi va cambiato. Badate bene: cambiato, non demolito. Sarebbe un sacrilegio per tutti i tifosi del calcio, non solo quelli dell’Inter e del Milan. È non sono un genio o un veggente per dirlo, ma di sicuro i vertici di entrambe le squadre e il sindaco di Milano non hanno nemmeno pensato a una tale azione, che scatenerebbe una vera rivolta popolare. Questa parte più ampia vuole che il Milan continui a giocare in questo stadio, ma l’altra parte, molto più esigua, chiede un drastico taglio con il glorioso e impolverato passato. Perchè per dei giovani (alcuni giovanissimi!) anche il solo pensiero di giocare in uno stadio che ha ospitato i loro idoli è fantascienza. Roba da farfalle nello stomaco. E con quelle affrontare un avversario è molto complesso, quasi impossibile. E sinceramente io mi schiero con chi desidera il cambiamento, perché prima o poi, volendo o nolendo, bisogna cambiare. Per tutto: costruire una nuova storia, migliorare i ricavi, adeguarsi ai top club europei, che piano piano si stanno ammodernando. Quindi, dirigenza, prendi in mano la situazione e dicci: o si cambia o no. Basta portare avanti questa soap opera, che oltre a tenere noi tifosi attaccati allo schermo del computer per carpire le ultime indiscrezioni, tiene in stallo anche tutto l’ambiente rossonero, con ovvie ripercussioni sul rendimento dei giocatori, che nonostante siano dei grandi professionisti, rimangono uomini come noi. Milan, adesso è arrivato il momento di crescere, dopo 3 passi falsi, quindi nu stà’n pnzier e pensa a giocare, perché è quello l’importante. Dirigenza, prendi in mano la situazione e dai fiducia a chi la merita, dimostrati una compagna fedele con Gattuso, e basta flirtare con Conte. Gattuso, cambia, giocatela, rischia, come hai sempre fatto. Donnarumma, cresci con calma, che di tempo ne hai più di chiunque.

Tifosi, mi permetto di citare Svetonio, quindi: Bono animo estote! State di buon animo!