Torino-Milan. Risultato finale? 2-1 per i granata. I rossoneri, dopo un primo tempo convincente, hanno subito un blackout che rievoca brutti fantasmi visti negli scontri precedenti. Poi se a questo si aggiunge anche la porta stregata in zona Cesarini si attiva un'altra girandola di dibattiti che mettono alla gogna il tecnico forse più criticato del momento: Marco Giampaolo.
Eppure contro la squadra di Mazzarri sembravano ormai archiviati i problemi in fase di costruzione di gioco, ma la trasferta piemontese ha ancora evidenziato i limiti psicologici e tecnici di un gruppo che ancora non ha trovato un eccellente affiatamento. 

Nelle prime sfide (Udinese e Brescia) i primi grattacapi sembravano essere una normale consuetudine per il collettivo di Milanello, giustificando specialmente la spedizione friulana come un'esercitazione per trovare il giusto feeling e il giusto ritmo. Se alla Dacia Arena la squadra non è riuscita a rendersi pericolosa diversa è invece la sfida disputata in casa contro Corini & Co.. Avversario sulla carta abbordabile e liquidato con una sola marcatura. 

Da dimenticare invece le gare contro Verona e Inter. Se il verdetto della stracittadina era prevedibile, quello del Bentegodi ha ancora una volta fatto saltare all'occhio la manovra macchinosa in fase offensiva. Suso (finito sul registro degli indesiderati) non è riuscito ad incidere, così anche Rodriguez e Biglia (adesso superati nelle gerarchie da Theo Hernandez e Bennacer).

Ieri Giampaolo ha provato a mescolare le carte e la strategia, durante i primi quarantacinque minuti, aveva dato il suo effetto. Ma se a questo aggiungiamo anche lo switch di tattica di Mazzarri (baricentro alto e cambi azzeccati) ecco che torna il brutto presagio di una rimonta.
L'attacco a testa bassa nei minuti finali non è bastato con Kessié che spara sopra la traversa un gol difficile da sbagliare. Piatek, dopo aver trasformato sul dischetto un rigore, vede sbattersi la porta in faccia da Sirigu che nega al polacco una marcatura che forse poteva portare lontano il rogo mediatico per il Milan. Manovra sterile, interpreti sbagliati, sfortuna e mentalità provinciale.

Forse è a causa di questi fattori che Milan non l'è un gran Milan.