L'umiliazione sportiva subita domenica a Bergamo è la degna conclusione di un anno "orribile" che avremmo evitato volentieri, oltretutto perchè coincide con i 120 anni di storia, della gloriosa Società Rossonera. Potremmo stare ore a scrivere o ad analizzare la situazione, in cerca di colpevoli, ma la conclusione sarebbe sempre la stessa: una squadra composta solo da giocatori giovani non garantisce quella "concentrazione" e quella "determinazione", necessarie, non solo per disputare campionati di vertice, ma per vincere le partite, qualsiasi sia l'avversario da affrontare. Purtroppo questa analisi, condivisa da tutti coloro che vorrebbero vedere il Milan tornare il prima possibile a lottare per la conquista di "titoli", non viene presa in considerazione dalla Proprietà e da Gazidis, primo loro referente.

Gattuso, lo scorso anno, aveva dimostrato chiaramente che solo tenendo la squadra sotto costante pressione, pretendendo sempre il massimo, giocando con grinta, con "la baionetta fra i denti", si potevano ottenere delle vittorie che, ugualmente, non erano state sufficienti per ottenerre quel quarto posto, così importante per autorizzare quegli investimenti necessari a migliorare la squadra. La lezione non è servita, al contrario si è pensato che il gioco potesse alleviare ogni problema e Giampaolo fosse la soluzione. Al Milan mancano i leader, manca chi trascina i compagni, manca quel desiderio di vincere, sempre e contro ogni avversario. Le lacrime di Donnarumma sono l'esempio di chi non vuole perdere e comprende la gravità di un risultato "umiliante", mentre troppi altri compagni pensavano già a cosa mettere nelle valigie per le vacanze di Natale. Questa squadra è ben distante da quello che noi Tifosi ci aspettiamo di vedere. 

A Bergamo si può perdere, ma sottovalutare l'avversario, giocare con sufficienza, non dare il massimo delle proprie possibilità è la cosa peggiore che si possa fare. Oltretutto nella stessa giornata in cui la Lazio, con un organico equivalente a quello rossonero, batteva la Juventus, vincendo la Supercoppa e dimostrando quanto la determinazione sia rilevante nel giocare a calcio. Spesso si usa la frase "sono ragazzi", per giustificare gli sbagli e la naturale inesperienza di chi è giovane, ma chi ha scelto di fare il calciatore professionista, ampiamente remunerato, deve essere consapevole, sia della maglia che indossa, sia degli obblighi, morali e non, che è obbligato a tenere, qualsiasi sia la sua età.

Pioli è l'ultimo e probabilmente il meno colpevole di questa situazione, ma spetta a lui trovare le soluzioni, se serve anche drastiche. Nel vederlo commentare la sconfitta mi sono venuti in mente altri allenatori, in particolare il "Paron Rocco", che non avrebbe certamente risparmiato ai suoi giocatori qualche bestemmia e sonori rimproveri o il "mitico" allenatore della Sampdoria, Boskov, che sono certo avrebbe commentato con questa battuta: "Meglio perdere una partita cinque a zero, che cinque partite uno a zero". In attesa della ripresa del campionato cerchiamo allora, di sorridere, aspettando magari qualche rinforzo dal mercato di gennaio, intanto colgo l'occasione per augurare a tutti, Milanisti e non, BUON NATALE e Felici Festività.