Ottimisti e pessimisti sul Milan erano entrambi d'accordo sul fatto, inattaccabile e inopinabile, che il Milan ha avviato un progetto rischioso. Anche intrigante, coraggioso, tutto quello che volete, ma estremamente rischioso e ora è a un bivio.

In linea teorica si sapeva che una squadra giovane, inesperta, affidata ad un coach maestro di calcio inesperto ad alti livelli e con una dirigenza alle prime armi, con poca esperienza, si andava incontro a dei rischi importanti. In questi casi non ci sono vie di mezzo: o stupisci e sei la rivelazione oppure fai flop come in linea teorica era ampiamente prevedibile, ma non del tutto scontato, e vai incontro a dei problemi.

Dalla teoria il Milan ha sperimentato l'atto pratico e sul campo ha visto materializzarsi i rischi di un progetto tanto accattivante quando estremamente rischioso e forse un po' folle.

Questo progetto nasce dall'idea di valorizzare giovani e fare un bel gioco gradevole. Forse si voleva ripercorrere la strada intrapresa con successo quando Silvio Berlusconi affidò il Milan ad un maestro di calcio come Arrigo Sacchi che veniva dal Parma in Serie B. Ma quel Milan non era così giovane e aveva nella sua squadra dei campioni affermati come il plenipotenziario rossonero Paolo Maldini, il capitano dell'epoca Franco Baresi e il trio olandese Gullit, Rijkaard e Van Basten.

Se ci si voleva ispirare a quella scelta, si dovevano prendere almeno degli elementi esperti affermati alla Luka Modric. Sacchi fu anche avvantaggiato da questo.

Il maestro di calcio, l'esteta del gioco, in genere si realizza in provincia. Sono rari i casi dove riescono a fare bene nei grandi club. E sono ancora più rari i casi dove riescono a vincere dei trofei. In un top club devi ottenere subito i risultati, c'è meno tempo rispetto ad una realtà provinciale o minore. Per far applicare ad una squadra un nuovo modo di giocare, meno sparagnino e più articolato, che porta a fare un bel calcio, ci vuole del tempo perché determinati movimenti e sincronismi devono essere fatti con precisione e imparati a memoria.

O hai Cristiano Ronaldo, che anche se gioca male è decisivo e ti fa vincere le partite, anche quando la squadra non gira, e quindi si mette fieno in cascina in attesa che tutta la squadra sappia bene come interpretare il nuovo modo di giocare e quindi hai tempo, oppure diventa estremamente arduo.

Giampaolo è a rischio. Se non vince contro il Genoa verrà esonerato. Ogni altro risultato potrà essere nefasto per lui. Per la sua sostituzione si fanno i nomi di Gennaro Ivan Gattuso, che ha rifiutato le avances del Genoa, e Rudi Garcia oltre a Claudio Ranieri. Possono esserci anche dei mister x non ancora usciti. Si sono fatti i nomi anche di Wenger e Shevchenko con Tassotti come vice, attualmente impegnati con la nazionale ucraina, ma sembra più un qualcosa per l'anno prossimo.

Il Milan è nel buio più totale o quasi. In mezzo a queste tenebre oscure c'è una luce che cerca di farsi avanti, ed è Rafael Leao, una scintilla di luce in mezzo alle tenebre rossonere.

Il talento portoghese preso dal Lille e paragonato a Mbappé in Francia, sta iniziando a far intravedere numeri importanti, come il gol della bandiera contro la Fiorentina.
È considerato uno dei migliori prospetti internazionali. Il Milan deve ripartire da lui, indipendentemente da chi ci sia alla guida della squadra. L'importante è farlo giocare seconda punta. Lui può giocare anche esterno, ma credo che giocando in coppia con Piatek uno a fianco all'altro, con un trequartista vero dietro, quindi non Suso, ma Paquetà, possa trarne giovamento anche l'attaccante polacco. L'importante è che si chieda a Piatek di fare quello che sa fare meglio, ovvero mettere in rete i palloni che gli arrivano. Piatek non è Quagliarella, che rientra, si abbassa. È più un uomo d'area. Deve essere se stesso e non bisogna snaturarlo. Si abbassano gli altri. Non deve essere compito di Piatek fare questi movimenti.
Leao è uno che ha velocità e salta l'uomo, creando superiorità numerica e portandosi a spasso gli avversari, per cui può liberare da delle marcature anche Piatek, che così può essere più libero di fare centro.

Questo Milan è meno scarso di come lo sta facendo apparire Giampaolo. La classifica non rispecchia i valori della squadra. Va bene tutto, ma il Milan non è una squadra che deve lottare per non retrocedere. Il problema è capire se davvero la squadra segue ancora Giampaolo e ha fiducia in lui. E capire se anche Giampaolo ha la personalità giusta per imporsi ai suoi uomini. Nel frattempo, in questa valle di lacrime, c'è almeno un piccolo sorriso, quello di Leao. Una scintilla di luce nelle tenebre del diavolo rossonero.