Leggendo il commento del commentatore della Rosea che definisce Adli il peggiore del Milan, c'è francamente da trasecolare.
Posso capire un atteggiamento di parte da parte di un blogger e anche una tendenza di “sostegno” in un giornalista professionale, inevitabile, perché il calcio è passione intrinseca e in fondo viscerale alla quale non si può resistere anche inconsciamente. Ma non cogliere la realtà tecnica di una partita e soprattutto esaltare un allenatore che per un anno intero non è stato capace di vedere le qualità di questo ragazzo e quindi di non utilizzarlo MAI, lo considero un travisamento dettato a priori da convinzioni e quindi giornalisticamente non così corretto. Anche se considero la ricerca della verità, vero scopo del giornalismo, in senso molto pirandelliano, è indubbio che Pioli, per caso, inutile negarlo, si trova a inserire il franco-algerino solamente in seguito ad un infortunio di un suo pupillo il cui costante utilizzo sfugge a chi di giocatori di classe al Milan ne ha visti tanti e ai quali, Krunic non si avvicina nemmeno di striscio.
Se devo muovere un appunto sostanziale, questo sì, ad Adli, è una sua foga scoordinata che lo porta ad un fallo iniziale del tutto inutile su Alberto che un arbitro appartenente ad una classe arbitrale che, non solo in Italia, ma sempre di più ovunque, interpreta il calcio come una forma di lotta grecoromana, esasperandone l'aspetto virile, avrebbe giustamente sanzionato con un cartellino giallo.
Probabilmente piccato dai commenti che ne sottolineano la sua scarsa aggressività difensiva il francese non deve farsi trasportare da furie agonistiche che non sono nel suo DNA di calciatore di talento naturale, di gran tocco e di movimento. Adli entra infatti con appoggi di classe, e con movimenti piuttosto sconosciuti al pupillo di Pioli, in entrambi le situazioni gol di un Milan straripante che piega una Lazio gagliardissima. Esalta così con i suoi appoggi le soluzioni di Reijnders e di Leao i veri dominatori in campo contro una Lazio di cui il suo allenatore, che se la prende solo con altri, in stile Mourignano, continua ad imporre un gioco che non è in grado di svolgere.
Quando si parla di Sarri si mette in campo il suo classico 433 che senza un vero centravanti non può funzionare, un gioco in cui il centravanti deve non solo essere di movimento ma che deve andare alla conclusione in triangoli stretti di grande tocco e precisione e facilitare azioni improvvise sugli esterni. In effetti Felipe e Zaccagni sono esterni eccellenti ma Castellanos è solo un centravanti di movimento con scarse capacità di chiusura a rete e pure con non eccelse proprietà di tocco. Quindi senza Immobile, quello dei suoi momenti più importanti, il gioco di Sarri non sta in piedi.
Tornando ad Adli, ci pensa il più grande correttore di qualsiasi svarione interpretativo, il competente pubblico di San Siro, per me sempre San Siro, ed abituato a giocatori eccelsi, se non a campionissimi, a mettere le cose al loro giusto posto, tributando ad Adli una vera standing ovation e un meritato abbraccio pure da Pioli che ha trovato, per caso, una risorsa molto importante e inaspettata.
Il merito del Milan, forse il più bello e armonico visto da me finora, si esaltano non solo nelle prestazioni eccellenti dei due assoluti protagonisti, ma pure nella ottima prestazione laziale, pur senza sbocchi in attacco di una vera costante pericolosità.
Il primo tempo vede una furiosa lotta a centrocampo dove Sarri imposta il meglio del suo repertorio. Rovella ingaggia con Reijnders duelli magnifici di tecnica e forza. Luftus segue Alberto con potenza fisica cercando di limitarne il suo estro e Adli se la vede con il suo connazionale Guendouzi. E' uno scontro non solo fisico ma tecnico che giustamente Stramaccioni sottolinea come l'elemento determinante della sfida a reti bianche del primo tempo. La Lazio è cortissima con due linee a 4 spaziate difensivamente a non più di 15 metri, rendendo difficile il palleggio milanista, contrastandolo con grande energia. La mossa di Luftus su Alberto infatti non è poi così felice, perché lo spagnolo è sicuramente il più pericoloso con le sue intuizioni e colpi di gran classe. E ancora una volta la sorte viene in aiuto a Pioli. Il gigante inglese, per il quale sfortunatamente ricorrono frequentemente i problemi muscolari e fisici, per una stazza forse non totalmente adeguata alla sua struttura muscolare, deve uscire e lascia il campo ad un altro protagonista della squillante vittoria milanista, Musah. Mobilissimo e fisicamente straripante, l'americano a poco a poco viene a spostare gli equilibri della partita e quindi subito dal secondo tempo si assiste ad una prevalenza del centrocampo milanista su quello laziale.
Eppure nel primo tempo è la Lazio ad andare vicino al gol nell'unico svarione consistente della difesa milanista. In effetti non è proprio che il buco dei centrali sia proprio colpa loro e fortunatamente per noi Felipe lo spreca clamorosamente, ma tutta la difesa riportata a un meno avventuristico gioco a quattro, da un sistema a 3, che non è assolutamente nelle caratteristiche di Kjaer, risente delle difficoltà, penso ormai acclarate, di tenuta difensiva di Calabria, messo in crisi da un pur non brillantissimo Zaccagni ancora lontano dai suoi elevatissimi standard ma che comunque impegna al massimo il nostro terzino le cui propensione di costruzione e supporto offensivo sono ormai di gran lunga superiori alle sue capacità difensive.
Un elemento di criticità che Pioli può risolvere con un altro elemento dei “vecchi” ritrovato in splendida forma tecnica e pure fisica che è Florenzi. Il primo gol del Milan ripete una precedente azione pericolosa ancora innescata da Adli, evidentemente sfuggita al commentatore della Rosea, non conclusa e che il francese ripete con un tocco delizioso di pura classe su Reijnders, che con appoggio veloce smista su Leao, il quale a sua volta con strepitoso accoppiata di classe e potenza mette al centro dove Pulisic altrettanto con gran classe e precisione mette in rete con il suo sontuoso sinistro. Un gol meraviglioso per la pulizia, la velocità, la proprietà di palleggio e la precisione della conclusione. Pur nel mio atteggiamento critico verso una Società nella quale “storicamente” mi riconosco poco, ma è in fondo un mio problema, mi sono esaltato al vederlo come sequenza emblematica di quello che può rappresentare l'inserimento di un giocatore di estro e di classe in una formazione preponderatamente muscolare.
La nostra catena di sinistra risulta quindi devastante per la catena difensiva di destra laziale, che è comunque il lato più forte del sistema laziale. Marusic e Felipe non sono infatti in condizioni di tenere la valanga milanista, ma il problema di fondo Sarri lo ha a sinistra dove Hysaj e costituzionalmente un adattato al ruolo e Pulisic e Musah diventano incontenibili. Ma è tutto il centrocampo laziale che crolla e Sarri, giustamente cerca di correre ai ripari. Toglie lo spento Guendouzi e mette Kamada che rimane evanescente come il sostituito e mette le geometrie di Vecino al posto di Rovella sulle ginocchia dopo un primo tempo di grande energia.
La reazione laziale è rabbiosa ma piuttosto confusa e Pioli reagisce subito. Rinforza la tenuta fisica con Pobega che sostituisce un applauditissimo Adli, e cambia il suo gioco di attacco con Okafor al posto di Giroud non brillantissimo, seppur sempre generosissimo, nei suoi fondamentali di appoggio e smistamento. Pure Calabria viene sostituito da Florenzi a rinforzo della difesa contro una Lazio arrembante.
Ma dopo la sfuriata è il Milan a essere pericoloso anche se le sue azioni sono concentrate su ripartenze. Si brucia una ghiotta occasione Musah e pure Tomori si produce in uno slalom offensivo inusuale. Sarri gioca la carta di un Immobile in precarie condizioni e toglie Castellanos e mette Pedro per Felipe ormai stanchissimo. Ma è il Milan a sfiorare il raddoppio con Pulisic questa volta servito benissimo da Theo, ma Provedel sfodera una parata eccellente. L'ultima carta di Sarri è Isaksen che crea qualche grattacapo con la sua freschezza e buone giocate in velocità, al posto di uno spento Zaccagni. Risponde Pioli con prontezza immettendo Chukwueze per Pulisic, gran giocatore anche lui salutato da un fragoroso applauso.
Ma allo scadere il Milan concretizza le occasioni sprecate e anche sventate da un eccellente Provedel, gran portiere, e qui Leao innesca il suo turbo incontenibile anche favorito da una difesa laziale che non ne ha più. Il suo assist a Okafor è perfetto come perfetta è la posizione dello svizzero che appoggia con facilità in rete. Gameover di una splendida partita dominata dal Milan su una buona Lazio con problemi tecnici irrisolti. Il finale vede una perla di Pedro, con conclusione a giro di rara bellezza e potenza da ammirare come gesto tecnico sublime sventata da una improvvido posizionamento in fuorigioco di Immobile, purtroppo sempre più ombra di se stesso.
L'abbraccio di Pioli a Adli lo accolgo come un segno di ritrovata modestia.
Il Milan innervato da estro è una squadra di livello ancora più alto, ma gli squilli di un grande campione di livello internazionale che è Lautaro annunciano forse una lotta meneghina di grande intensità. Pioli ha una rosa fatta da “vecchi” ritrovati, anche casualmente, e di nuovi dalla quale può attingere con diverse soluzioni.
L'Inter a mio avviso ha una rosa più strutturata ma siamo solo all'inizio. Le romane sono in crisi pur con due grandi allenatori. Non ho visto la Roma, ma la Lazio ha problemi importanti che deve risolvere.
Il Milan di ieri è stato il migliore per armonia di gioco e di movimenti tra quelli che seguo dall'inizio e ha potenzialità ancora inespresse e quindi oggi è squadra giustamente ai vertici della classifica.
Blog: Milan-Lazio? Bella partita con un Milan sontuoso

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