Esattamente fra una settimana, Giovedì 17 settembre, il Milan scenderà in campo per giocare il primo spareggio di Europa League, in una partita secca. Il mercato è solo all'inizio, poichè le trattative si concluderanno al cinque ottobre e quindi c'è ancora tutto il tempo necessario per completare e rinforzare la rosa. Ci saranno da fare delle cessioni, ma attualmente mancano ancora quei tre, quattro innesti indispensabile per poter affrontare una stagione lunga, con molti impegni ravvicinati. Ciò che preoccupa maggiormente, sono le assenze dovute da infortuni, poichè è bene ricordare che alcuni giocatori, tutti utilizzati nel reparto difensivo.

Mi riferisco a Musacchio, Conti e Romagnoli, che attualmente non sono disponibili e i tempi di recupero, non sono ancora certi. La difesa è il reparto che necessita di essere rinforzato, la Società ne è consapevole, ma mantiene un atteggiamento molto tranquillo, senza farsi prendere da scelte frettolose, soppesando attentamente quali siano le migliori opportunità. Sicuramente rinforzeranno la squadra, ma non avendo margini di sbaglio, preferiscono aspettare, augurandosi che i giocatori attualmente a disposizione, Kjaer, Gabbia e Duarte, siano sufficienti per superare i primi avversari che, almeno sulla carta, non sembrerebbero impegnativi. Sicuramente il finale dello scorso campionato, con un "filotto" di nove vittorie e tre pareggi, ha portato entusiasmo e molte certezze, così che dopo la breve sosta tutti i giocatori sono tornati al lavoro vogliosi di continuare così come si era concluso. Tutto il lavoro tattico e atletico che Mister Pioli e il suo staff, aiutati dalla lunga sosta obbligata, causa pandemia, avevano proposto alla squadra, sta continuando a dare ottime indicazioni. Le tre amichevoli, anche se contro formazioni di categorie inferiori, Novara, Monza e Vicenza, oltretutto giocate con moltissime assenze, hanno dimostrato la validità del lavoro proposto, evidenziando la facilità e brillantezza con cui si trova la via del gol. Tredici marcature in tre incontri, contro formazioni che comunque sono professionistiche ed organizzate è l'evidente dimostrazione che anche cambiando gli interpreti, movimenti e meccanismi sono stati metabolizzati e se si riesce a giocare in velocità e con pochi tocchi al pallone, mettere in difficoltà anche formazioni, sulla carta più forti della nostra, non dovrebbe essere impossibile.

Il Milan ha cambiato totalmente modo di giocare, rispetto al girone d'andata dello scorso anno. Oggi ha un modo diverso di stare in campo, con Mister Pioli che propone un 4-2-3-1, che, grazie a rapidità e movimenti collaudati, si trasforma in un 4-2-4, tanto amato dai brasiliani e difficilissimo, se non impossibile, riuscire a bloccarlo poichè le difese avversarie  vengono regolarmente superate dalle tante soluzioni possibili e da una costante superiorità numerica. Il dato statistico segnala i molti giocatori che hanno realizzato le marcature, a conferma di questa mia spiegazione. La squadra, anche se non ancora nella forma migliore, si esprime in velocità, volendo proporre un calcio verticale e quindi favorendo più la profondità, cosa che negli ultimi anni non veniva mai proposta, preferendo passaggi orizzontali, sempre troppo lenti e prevedibili.

Per diventare una squadra competitiva e ambire alle prime posizioni, bisogna avere quella mentalità vincente che garantisce la vittoria contro le formazioni più "deboli" e di giocarsela alla pari con tutte le altre. Basta poco, un calo di tensione, meno cattiveria agonistica e perdere punti importanti diventa facilissimo. Il Campionato è lungo, trentotto partite, servono 20/22 vittorie, 10/12 pareggi e un massimo di 6 sconfitte per essere certi di raggiungere la qualificazione Champions e personalmente sono convinto che il Milan sia ampiamente in grado di ottenere questi risultati. Si inizierà, così come si è concluso, con gli stadi chiusi al pubblico, partire nel modo migliore può dare un ulteriore slancio. Sono molti i segnali positivi, la coesione Societaria, il tentativo di evitare inutili polemiche, una continuità indispensabile per raggiungere i successi e specialmente la centralità del "lavoro", che alla fine è sempre la migliore delle garanzie.