Siamo talmente abituati a vivere guardando avanti, che stiamo perdendo il piacere di gustarci il presente. Logicamente anche il calcio non può astenersi da questa bruttissima abitudine e benchè manchino ancora quindici partite, alla fine del campionato e, speriamo, più di una  alla conclusione della Coppa Italia, invece di essere felici perchè finalmente assistiamo a bellissime partite giocate dal "nostro Milan" e concentrarci sulla fondamentale partita di lunedì sera, contro il Torino, tutte le attenzioni sono rivolte a chi siederà sulla panchina dei rossoneri, la prossima stagione.

Il toto panchina è un giochetto che fa le fortune di molti giornali e logicamente non è rivolto solo al Milan. Basta scrivere due o tre nomi ed ecco che tutte le tifoserie, non solo italiane, sognano vittorie sicure a prescindere se la loro squadra venga o meno rinforzata. Ci sarà sempre un Allenatore, appositamente con la A, maiuscola, che farà meglio dell'attuale, un dato impossibile da verificare, una certezza nell'immaginario collettivo.

Cerchiamo allora di essere realistici e proviamo a valutare quale scelta potrebbe essere la migliore. Partiamo da una considerazione, il "bravo allenatore", non è quello che piace, poco importa se ai tifosi o ai giornalisti, ma quello che vince, magari avvalendosi di un gioco, bello e divertente. Klopp, Guardiola, Simeone e gli italiani Simone Inzaghi, Conte e Gasparini, per fare qualche nome, farebbero certamente felici tutti i tifosi, che allo stesso tempo dubito che sarebbero entusiasti di Pochettino o Marcelino, di Spalletti o Di Francesco, non citando Allegri o Sarri, entrambi sotto contratto con la Juventus.

Nel costruire una squadra non si può certamente sottovalutare l'importanza dell'allenatore e le fortune sportive del Milan, dell'era Berlusconiana, non a caso sono abbinate a tre allenatori, Sacchi, Capello e Ancellotti, che per quindici anni, hanno raccolto vittorie in tutto il mondo. Bravura, tempo e squadra, sono state queste le basi su cui si è costruito un ciclo. 

L'opposto di ciò che è accaduto negli ultimi otto anni, dove gli allenatori, più o meno bravi, sono stati "bruciati" alla prima difficoltà, quasi fossero gli unici colpevoli delle sconfitte. 
Quindi se è giusto che la Società programmi la prossima stagione, sondando ogni alternativa, dove già sarebbe grave se i desideri di Gazidis, vedi Emre, non fossero condivisi da Maldini e Boban, confermare Mister Pioli darebbe continuità ad un percorso appena iniziato.

A rafforzare questa mia convinzione c'è la serietà e l'applicazione con cui il tecnico emiliano ha lavorato a Milanello dal giorno del suo arrivo, dando forma e fiducia ad una squadra che, è bene ricordarlo, era totalmente smarrita. Ha coinvolto tutti, recuperando giocatori già pronti alla partenza e sono certo che anche Paquetà, che in cinque minuti giocati Giovedì ha mostrato più voglia che in passato, saprà mettersi in evidenza. Non ha mai "perso la testa", cosa già successa a suoi predecessori, tenendo il gruppo compatto e cercando le soluzioni migliori.

Poteva aggrapparsi alle assenze, agli infortuni o ad una preparazione estiva, inesistente, invece è sempre stato propositivo, realista e costruttivo.
Anche se non alza la voce, se non sembra appariscente, il suo sguardo nel dopo partita di giovedì mostrava, in modo evidente, la sua amarezza e la convinzione di aver imboccato la strada giusta. 

Dipendesse da me, confermerei Pioli!