D'accordo, la Coppa Italia è un torneo diverso dal campionato, nel quale conta la regolarità. E' una competizione a eliminazione diretta, invece, in cui vale la capacità di dare tutto in 90' o 180', a seconda del turno che si gioca. In una manifestazione così, pertanto, non valgono sempre le doti che danno frutti in campionato. Il risultato, inoltre, ha qualificato i rossoneri, lo concedo. Non dobbiamo, tuttavia, cedere alla tentazione di far passare in cavalleria gli aspetti negativi del match di ieri, in particolare della fase iniziale, sulla base delle peculiarità della coppa e della vittoria. E' una brutta pratica quella di alzare voti e regalare elogi sulla base dell'esito finale.

Il Milan aveva molte esigenze, tutte in sé legittime. Era legittima l'esigenza di far accumulare minutaggio a Ibra, rientrato dopo un mese e mezzo di assenza, ma anche a Musacchio, mai impiegato in questa stagione. Era anche legittimo far ruotare gli uomini per evitare di spremere i titolari oltre il lecito. Posso anche comprendere, dal punto di vista delle debolezze umane, che Diaz sia per Pioli il sostituto naturale di Chala, anche se ciò contrasta con l'evidenza dei fatti. Quando può, il tecnico ci riprova, per poter dire di aver avuto ragione. Era, invece, altamente sconsigliabile mettere insieme tutte queste esigenze in un calderone e accendere il fuoco sotto la pentola per un all-in pericolosissimo. Ma per quanto sconsigliabile, è stato fatto. I rossoneri, infatti, si sono presentati con Ibra non al top, per giunta in una formazione rivoluzionata, con un centrocampo in cui Calabria non faceva reparto con Tonali (come non lo fa con Kessie), e con Diaz smarrito nelle steppe mongoliche del prato di San Siro. Diaz, il cui rendimento cala in maniera proporzionale all'aumento dalla distanza dalla porta, si perdeva in combattimenti rusticani contro il pressing avversario, per uscirne sempre bene sì, ma senza sapere cosa fare nella sconfinata prateria che lo circondava. Dalot, schierato a sinistra, non era Hernandez, in grado di fare il terzino e l'interno nella stessa partita, mentre Castillejo si accentrava in un paio di occasioni per pura disperazione, più che per un disegno tattico preciso.  Il risultato è che un Torino dimesso, privo di molti titolari, è stato cortesemente ed elegantemente invitato a partecipare a un match nel quale non credeva di entrare. Il 1° tempo, comunque, si chiudeva con il Torino che, oltre ad essersi difeso coi denti,  aveva scaldato le mani a Tatarusanu in un paio di occasioni, mentre Ibra, molto diligente e motivato, aveva sfiorato la traversa a portiere battuto.

Nel 2° tempo, Pioli correva ai ripari. Senza indugiare più di tanto, ripristinava via via una formazione vicina a quella titolare, togliendo Ibra per non rischiarne oltre il lecito l'incolumità. Entrava Chala e Diaz veniva spostato sul centro-destra più vicino alla porta. I rossoneri prendevano due pali, uno con Dalot e l'altro con Calabria, confezionando anche tre palle gol nette con Leao, Chala e la più clamorosa con Diaz, che sparava alto un autentico rigore in movimento. Il Torino, però, si sentiva ormai a soli 45' dai supplementari e non cedeva. Eupalla, dea del calcio cantata da Brera, dimostrava, in effetti, di essere una dea permalosa, in quanto puniva con durezza il tecnico rossonero per la leggerezza con cui aveva preparato l'incontro.

Nei supplementari, la partita correva sul filo dei nervi. Il Toro rischiava il bomber Belotti, controllato egregiamente da un Kalulu in spolvero sontuoso, mentre Pioli dava riposo a Diaz, stremato, per far esordire il giocane Olzer. Non succedeva nulla e si arrivava ai rigori, insperati per Giampaolo prima della partita. In questi casi, si sa, la squadra inizialmente sfavorita diventa la favorita, non fosse altro che per ragioni psicologiche, ma il Milan sfoderava un convincente Tatarusanu, il quale parava uno dei rigori, non facile oltretutto, con il quale il Diavolo capitalizzava al 100% i 5 tiri liberi trasformati dai suoi.

Pioli sta facendo un grande lavoro e mi va benissimo. Per certi versi, sta dimostrando di essere più affidabile e prezioso di tanti suoi colleghi dal palmarès prestigioso. Eppure... eh sì, c'è un eppure. Con pericolosa cadenza periodica, tende a mettere in piedi formazioni senza senso, come se non sapesse resistere alla tentazione di strafare. Dimentica, inoltre, che se un esperimento non riesce per un certo numero di volte, qualcosa significherà pure no?

Donnarumma, espulso per aver contestato una decisione di Valeri, salterà almeno il quarto di finale. La decisione arbitrale che aveva aizzato le ire di Gigio, non era stata così nefanda da scatenare proteste vibranti e il direttore di gara ha fatto bene a espellere il portiere seduto in panchina. In altre occasioni gli arbitri hanno tollerato gazzarre messe in piedi dai tesserati di altre società a poca distanza dalle telecamere, senza che l'episodio venisse stigmatizzato come meritava. Questa, tuttavia, non è una ragione per pensare che la maleducazione sia stata sdoganata. I turni che Gigio sconterà di squalifica saranno colpa sua. Si dia una regolata per il futuro. E quanto a educazione, Tatarusanu si è rivelato un gran signore di fronte alle telecamere della RAI nel dopo partita. Il tono delle domande da studio era diventato, inspiegabilmente,  sempre più derisorio, ma il giocatore ha avuto la freddezza di non raccogliere le provocazioni. Un bravo a lui, ma chi era in studio riveda la trasmissione e faccia un esame di coscienza. Capirà che ha sbagliato.