Come giocatore, Andrij Shevchenko non ha bisogno di presentazioni. Il Milan nel cuore, coppe e scudetti cuciti sulla pelle, oltre che sulla maglietta, l'amore dei propri tifosi sempre vivo. Uno che, quando si vedeva costretto a saltare i derby per squalifica o infortunio, se ne usciva dal campo con gli occhi lucidi. Uno che non si è mai tirato indietro e che, cosa oggi molto importante, non ha mai sputato nel piatto dove ha mangiato. 

Insomma, dal punto di vista delle romanticherie, dal punto di vista del cuore, Shevchenko sarebbe perfetto come allenatore del Milan. Esattamente come Gattuso due anni fa, arriverebbe poi in un momento di estremo bisogno, tra tanti dubbi e tante sofferenze. Ben diverso è il discorso che riguarda i fatti, la sostanza di una possibile scelta che, mentre scrivo, mi appare ancora come molto lontana dall'essere reale (e forse per fortuna). 

Al di là dell'affetto, Shevchenko non è il massimo dal punto di vista dell'esperienza sulla panchina. Egli vanta infatti un triennio non ancora compiuto sulla panchina dell'Ucraina, di cui buona parte come assistente. Una nazionale dunque, non un club. Per chi se ne intende un po' di questi discorsi, sa bene che tra allenatore e C.T. ci sono delle belle differenze. Uno deve creare un gioco, un sistema, un progetto. L'altro è più un selezionatore, il che non significa essere meno capace, ma comporta delle competenze completamente differenti. Guarda caso, a volte grandi allenatori di club, con un palmares più che rispettabile, falliscono miseramente sulle panchine delle nazionali. 

Il caro ucraino, fedele ai colori rossoneri, non ha mai avuto una reale esperienza di club, insomma. E' un'esperienza che ancora gli manca totalmente, il che non è il massimo in un momento dove al Milan invece servirebbero competenze consolidate e, soprattutto, mano ferma sulla mente dei giocatori. Lo stesso Gattuso, due anni fa, non aveva grande esperienza, ma almeno aveva toccato con mano cosa significa allenare un club, anche se di categorie o campionati inferiori rispetto alla Serie A. Cosa che tra l'altro, soprattutto il primo anno, si è vista nella fatica del tecnico calabrese di mettere in ordine le idee. 

Detto ciò però, Shevchenko si porta dietro un qualcosa che apre uno spiraglio di luce, nella sua possibile scelta. Un qualcosa che probabilmente non porterebbe a sceglierlo (il sottoscritto, pur col cuore sanguinante, non lo farebbe), ma che comunque arricchisce il suo curriculum. E questo qualcosa è il suo illustre assistente: un certo Tassotti che ogni milanista dovrebbe conoscere molto bene. 

Mauro Tassotti infatti non è nuovo sulle panchine che contano. Anzi, è una vecchissima conoscenza del Milan e non solo come calciatore. A partire dal 2001 infatti, entrò nell'area tecnica del Milan come sostituto provvisorio dell'esonerato Zaccheroni. Eletto Cesare Maldini come nuovo trainer, fu subito nominato da quest'ultimo come suo assistente. Di lì in poi, assunse il ruolo di vice allenatore, sempre ben inserito negli schemi di squadra, secondo di Ancelotti, Leonardo e Allegri. Tralascerei la triste parentesi di Seedorf, dal quale fu trattato in maniera orribile. 

Dal punto di vista dell'esperienza, Tassotti non ha nulla da invidiare. E' sempre stato al fianco di grandi allenatori, i quali si sono sempre fidati della sua parola. Per chi ha memoria, era lui a guidare le riunioni tecniche, nonché a dare le indicazioni di movimento a ogni giocatore. Guarda casa Shevechenko, che ben l'aveva conosciuto all'epoca del campo, lo ha voluto di fianco a sé. E se Tassotti ha accettato di buon grado un ruolo che, diciamocelo, non sembrava il massimo per uno con la sua carriera, nonché molto lontano da casa, significa che nel nuovo tecnico ucraino Mauro deve averci visto qualcosa. Sarà la loro storica amicizia, sarà che si conoscevano, ma non si va a fare il vice a diecimila chilometri da casa per queste ragioni. 

In cosa dunque potrebbe aiutare Shevchenko questo Milan, il quale si trova con un piede nel baratro? Sostanzialmente a riordinarlo. Con uno come Tassotti al seguito, come minimo credo che l'Ucraino riposizionerebbe i giocatori nei loro reali ruoli. Credo che sarebbe anche in grado di tirare fuori un po' di quel sano milanismo, quella voglia di combattere che a lui non è mai mancata, tanto meno a Tassotti.
Oltre questo, in tutta sincerità, non mi aspetterei altro.
Forse mi sbaglio, forse no. Solo il tempo ci saprà dire.