Lontani ahimé sono i ricordi di una grande squadra di calcio che per anni ha dominato in Europa e nel mondo. Quando tutto funzionava come un orologio svizzero e San Siro era la scala del calcio, tutto perfettamente organizzato, tutto maledettamente bello e nostalgico. La società era la mente di un Milan che faceva delle sue certezze il suo punto di forza, gestita e voluta per essere potenza economica e calcistica, titolata e spavalda macinava idee di gioco e vittorie suscitando curiosità e attirando a sé i più grandi top player al mondo.

Titoli europei e nazionali hanno fatto per anni le fortune della club rossonero, insieme al presidente Silvio Berlusconi e l'amministratore delegato Adriano Galliani, uniti in simbiosi da obiettivi e dall'essere profondamente rossoneri. Quest'ultima purtroppo non c'è più, qualcosa è cambiato, i meccanismi perfettamente funzionanti hanno incomninciato a scricchiolare fino al rompersi completamente del tutto. La magia di ciò che è stato non può più bastare a questo club che sembra aver smarrito la via, disorganizzato, inesperto e completamente sopravvalutato.

Troppi gli errori gestionali e tecnici negli ultimi anni, giocatori non affatto da Milan, fatta eccezione per qualche player di ottima qualità, dirigenza assente e mercenaria più che di cuore e stacanovista. Tutto ciò ha contribuito una grande squadra a sprofondare nell'abisso più profondo della disperazione, lasciando preoccupazioni evidenti ai tifosi che, almeno la maggior parte, non sono consci del fatto che ormai il "grande Milan" non ci sarà più. Restano solo le briciole e la malinconia, di una società destinata a non essere più la grande protagonista, ma semplicemente una media provinciale.