A partire dalla vittoria dell'ultimo scudetto, il Milan ha visto avvicendarsi sulla panchina numerosi allenatori. Questi cambi sono stati spesso accompagnati da quelle che molti hanno definito rivoluzioni nella rosa stessa dei giocatori, al fine di raddrizzare un andamento dei risultati sempre più in declino nel corso degli ultimi anni. A nove anni dall'ultimo scudetto, il Milan ha chiuso il girone d'andata al decimo posto, a ben 10 lunghezze dal quarto posto (utile per ottenere la qualificazione in Champions League), confermando l'evidenza di come tutte le suddette rivoluzioni siano state dei fallimenti.

Proprio nelle ultime settimane, i giornali hanno ricominciato a parlare di un'ennesima rivoluzione in atto, ma questa volta la musica potrebbe cambiare sul serio, per alcuni motivi.

In primo luogo questa rivoluzione scaturisce da un momento tra i più bui degli ultimi decenni, culminato col vergognoso risultato di Bergamo, per questo portà in sé la caratteristica della necessità di cambiamento, ed è spinta da un sentimento di riscatto ben più profondo delle volte passate.

A capo di questo radicale cambiamento è stato posto, inoltre, un vero campione come Zlatan Ibrahimović, in grado di fornire, oltre alla qualità, il giusto carisma e carattere per cementare un'impalcatura di nuova squadra, che da sola sarebbe stata, altrimenti, troppo fragile.

Proprio la presenza di un'impalcatura nuova della rosa titolare rappresenta il terzo fattore a vantaggio della buona riuscita di questa rivoluzione. Pioli è stato in grado di ricostruire una squadra, garantendo un buon equilibrio, a costo di lasciare fuori quelli che erano stati i protagonisti del recente passato del Milan. In questo modo la dirigenza è in condizione di vendere questi ex protagonisti, senza smantellare la rosa titolare che è stata in grado, ad oggi, di collezionare 4 vittorie di fila, e avendo l'opportunità di utilizzare il ricavato di queste cessioni per tappare qualche eventuale buco nella squadra, emerso nelle ombre di queste ultime partite.

I presupposti, dunque, ci sono; ora starà all'abilità della dirigenza (non ancora dimostrata, se non per qualche acquisto azzeccato in estate) riuscire a cedere alle condizioni più vantaggiose chi è fuori dal progetto e puntellare una buona base al fine di non incappare in un nuovo fallimento.