Ibra e il Milan si sono scambiati l'anello nuziale dopo un tira e molla infinito, senza peraltro dimostrare molto entusiasmo. Lo svedese non aveva altre offerte rilevanti e la società rossonera, dopo aver scandagliato il mercato, s'è accorta che non c'era molto sulle bancarelle. Per questo motivo il Milan ha accettato di pagare 1 milione in più netto per semestre, concedendo anche a Ibra che il contratto si rinnovi a fine stagione in considerazione di obiettivi alla portata del giocatore. L'attaccante ha rinunciato a chiedere un contratto di 18 mesi tout-court, garantendo così la società rossonera dal rischio di ritrovarselo in squadra, se lo svedese di ritorno si rivelasse un flop totale (cosa sempre possibile data l'età).

Al momento i rossoneri danno l'impressione di muoversi benino sul mercato, visto che sono vicini al francese Todibo, giocatore di quel Barcellona 2 che ha vinto a San Siro contro l'Inter, così come all'egiziano Elneny, centrocampista solido e tecnico nel pieno della maturità. In attacco avevano provato a portare a casa Haaland, che costava tanti tanti tanti soldi come cartellino e ingaggio. Il norvegese finirà alla Juventus, società che al momento ha più appeal e soldi del Diavolo rossonero. Al suo posto arriverà Ibrahimovic.

In virtù di quanto scritto sopra, comunque, l'unione fra Ibra e il Milan è quantomeno un matrimonio di interesse, celebrato senza entusiasmi e con molto calcolo, ma potrebbe, comunque, rivelarsi riuscito. La vera incognita sta nell'impatto di Ibra con il gruppo, del tutto cambiato rispetto a quello che lasciò nel 2012. Al momento, se stiamo alle parole di Pioli dopo Atalanta-Milan, c'è gente che tiene certi comportamenti, cioè fa gli straporci comodi propri. E sembra che queste persone siano intoccabili, visto che nonostante i suddetti straporci comodi propri, giocano sempre (la formazione non cambia mai). Riuscirà Ibra a prendere in mano le redini dello spogliatoio? Di solito, sempre che non abbia perso mordente, ci riesce. Se non dovesse riuscirci, si creerà un conflitto fra Ibra e il gruppo che al momento sembra detenere la leadership della squadra? E se Ibra dovesse assumere il comando, si metterà agli ordini di Pioli o chiederà anche a Pioli di mettersi a rapporto? Se ci pensate, non sono rischi campati in aria.

Se non altro, l'ingaggio di Ibra indica che la società rossonera non si considera ancora fuori dai giochi e, quindi, destinata a galleggiare nelle secche della metà classifica. Possiamo quindi ritenere che, come il protagonista di "Iojimbo" di Kurosawa o "Per un pugno di dollari" di Leone, il Milan dopo Bergamo si sia nascosto per ricucirsi le ferite e poi tornare per farsi valere. Sì, i rossoneri contano su Ibra per partire alla ricerca dei punti perduti. E a ben pensarci, lo stesso Ibra, tornando a Milanello, potrebbe ritrovare il tempo perduto e risentire il profumo della giovinezza (in senso calcistico, ovviamente) passata. Potrebbe insomma entrare nelle vesti di John Wayne nel film "Il grande Jake", quando fa volare nel fango suo figlio che continua a dargli del vecchio per dirgli "Chiamami come vuoi, anche figlio di pu***na, ma se ti azzardi a chiamarmi vecchio un'altra volta, ti spacco la faccia!".

Quanto alle voci su Arnault, per ora non voglio pronunciarmi. Nel recente passato sono accadute molte cose surreali e grottesche, per cui consiglio a tutti di non mettere le mani nella padella delle caldarroste, se non vi è certezza che siano fredde. Mr. Bee e YongHong Li dovrebbero aver insegnato qualcosa. Aranult non ha nulla a che vedere con quei due signori, d'accordo questo è certo, ma il magnate francese non ha ancora preso posizione ufficiale e, in assenza di un suo coming out, dobbiamo guardarci bene dal dare per certo che oltre al fumo delle voci ci sia anche l'arrosto succulento del passaggio di proprietà. In realtà, sono certo che prima o poi torneremo di moda, molto molto molto di moda, però nel frattempo, calma e gesso, per usare il gergo del biliardo.