Fra meno di 3 settimane, Inter e Milan si incontreranno in una nuova semifinale di Champions League, che si giocherà 20 anni esatti dopo quella del 2003.
Ma molto altro è accaduto, sta accadendo e accadrà prima di quell'evento prestigioso.

C'è una cosa che mi fa drizzare il pelo e anche i pochi capelli: l'espressione giustizia sportiva, perché non esiste alcuna giustizia sportiva. La giustizia in senso stretto è quella amministrata dal potere giudiziario dello Stato per mano di giudici indipendenti ed estranei agli interessi in causa. Quella che viene grossolanamente chiamata giustizia sportiva è solo un sistema disciplinare che coinvolge organi sia della FIGC che del CONI. I c.d. organi di giustizia sportiva sono sono soltanto commissioni disciplinari di vario grado, la cui indipendenza non è garantita dalla Costituzione né, più modestamente, da una legge ordinaria dello Stato e della cui estranietà agli interessi in causa si può cordialmente dubitare. 
Meglio smascherare questa mistificazione mediatica che, almeno dallo scandalo delle scommesse del 1980, serve ad ammantare di inesistente nobiltà l'esercizio di un potere di parte.

Ora, non si riesce a capire il clamore per la pronuncia del Collegio di Garanzia del CONI (una specie di Cassazione nel sistema sanzionatorio sportivo) che ha annullato il giudizio disciplinare della Corte d'Appello Federale sul caso delle plusvalenze juventine. Ogni sanzione, infatti, va motivata e la motivazione, da un lato, non deve essere monca, ma dell'altro deve anche stare in piedi. Se lo stesso procuratore federale ha riconosciuto come viziata la motivazione di un provvedimento, è del tutto normale che, in presenza di tale vizio, il Consiglio di Garanzia del CONI abbia stabilito che il giudizio va rifatto.
E' non solo corretto, cosa che già chiuderebbe la questione, ma anche opportuno, non fosse altro che  per impedire che la Juventus, i dirigenti e certi tifosi con meno capelli del sottoscritto (impresa titanica questa) si atteggino a Edmond Dantès chiuso nello Chateau d'If. "Il Conte di Montecristo" è uno splendido romanzo, ma gli juventini evitino di essere ridicoli e lo lascino perdere. Non è roba per loro.
La Juventus, in realtà, aveva puntato prima a gabellare l'azione disciplinare come improponibile in quanto promossa oltre i termini. Poi ha provato a far annullare tout-court la sanzione, ma dal momento che sono state confermate le sanzioni ai dirigenti più importanti, non ha potuto evitare che, più semplicemente, il procedimento presso la Corte d'Appello Federale debba essere ripetuto.
Ora, è quasi impossibile che la Juventus sfugga a una sanzione, proprio perché i provvedimenti nei confronti dei dirigenti bianconeri più importanti sono stati confermati.

Ci potrebbe essere un'assoluzione mascherata, questo sì, da una sanzione pecuniaria. Più facile che ci sia una penalizzazione ridotta, anche questo sì, magari conforme alla richiesta iniziale del procuratore federale, che sarebbe più agevole da motivare.
I bianconeri ora cercheranno, come è loro diritto, di blindare la qualificazione alla prossima Champions con un margine tale che nessuna penalizzazione equa possa scalfirla. 

Per come vedo la sostanza della questione, è vero che la Juventus non ha violato nessuna norma specifica in termini di plusvalenze, ma ha commesso un evidente abuso del diritto. Questo abuso si ha quando si esercita una facoltà per scopi diversi da quelli per la quale la facoltà stessa è stata riconosciuta. E il sistema delle plusvalenze è stato previsto per stabilire se una società ha guadagnato o perso in un'operazione di mercato, non per gonfiare i bilanci e risultare in pari o in attivo anche se ti sei giocato le mutande.
La corsa per qualificarsi alla prossima Champions  potrebbe complicarsi, e non solo per il Milan, se Champions League ed Europa League fossero entrambe vinte da squadre italiane che non sono fra le prime quattro classificate del campionato. Ogni paese, infatti, può iscrivere alla Champions al massimo 5 squadre e, potrebbe accadere che il 4° posto non qualifichi a nulla.
La situazione, in ogni caso, non è del tutto fuori di controllo per i rossoneri, perché al momento conta raggiungere questo 4° posto e, per quanto il Milan sia 5°, la Roma è a portata di scontro diretto (in programma fra poco più di una settimana). E riducendo il più possibile il distacco dai bianconeri, il Milan potrebbe inguaiare la Juventus rendendo afflittiva anche una penalizzazione più contenuta.
Insomma, c'è ancora tanto da giocare e, al di là dei prossimi e non prevedibili sviluppi delle competizioni europee, le danze inizieranno domani a San Siro contro il Lecce. A San Siro, abbiamo scritto, proprio lo stadio che vedrà il doppio incontro di semifinale di Champions.

Direi subito che, considerando i 7 giorni che trascorreranno prima di Roma-Milan, non avrà senso un turn-over massiccio, a meno che non vi siano rossoneri usciti malconci dal match di martedì oppure risultati troppo stanchi ai test atletici. Se si vuole arrivare ben messi allo scontro dell'Olimpico, non bisognerà sottovalutare il Lecce, né pensare che quella con i salentini sia una partita da esperimenti. Il Lecce, infatti, ha spesso messo in difficoltà il Diavolo nella sua Storia.
Non sarebbe, comunque, turnover la presenza di Lukaku al posto di Kjaer, perché si tratta di titolari intercambiabili.
Florenzi, poi, è diventato riserva dopo l'infortunio, ma in precedenza era considerato un titolare.
L'incontro col Bologna, se mai, ha mostrato che le riserve del Milan possono formare una squadra competitiva in serie A e che, tutte le amenità dette sui rincalzi rossoneri ruotano su solo due giocatori, anche se potenzialmente importanti. Origi, che è inadatto al ruolo di centravanti alla Giroud (che deve girarsi), quindi il problema è, se mai, chi ha deciso di acquistare uno con le sue caratteristiche. De Ketalaere finora ha mostrato limiti di adattamento al calcio italiano in generale, simili a quelli che Bergkamp incontrò all'Inter negli anni '90.
In realtà, il Milan dovrà stare attento ai primi minuti, come a Bologna. Al Dall'Ara i giocatori ci misero qualche minuto per fare gruppo, visto che non giocavano mai tutti insieme in un evento agonistico (gli allenamenti sono un'altra cosa). Domani, poi, almeno all'inizio, potrebbe esserci qualche postumo della sbornia di Napoli. Ci sarà, inoltre, un altro passaggio a rischio nel corso del secondo tempo, come contro Salernitana e Udinese, se i cambi fossero inopportuni o del tutto fuori di testa (a Pioli-Hyde accade, talvolta). Un eventuale ritorno di Ibra in panchina potrebbe essere un fattore di disturbo, visto che lo svedese potrebbe avere lo sghiribizzo di giocare e si sa che nessuno osa dirgli di no. E questo è un fatto, purtroppo.

L'importante, tuttavia, è non perdere la chance delle prossime partite (Lecce-Roma-Cremonese) per arrivare a giocare contro l'Inter da una posizione serena in campionato.
L'occasione è stata sprecata a marzo, non sprechiamola ora.