Quando si parla di decisioni di scarsa oggettività, non esiste una vera e propria scienza che dica come, dove e quando si debbano prendere. La scelta di un allenatore, ahinoi, è proprio una decisione di questo genere: priva di certezze e sempre, in qualsiasi momento e luogo, assai rischiosa
Certo, possono però esistere dei canoni che una dirigenza dovrebbe seguire prima di affidare la panchina, dunque la gestione tecnica della propria squadra, a una data persona piuttosto che a un'altra. Come ho detto poco fa, questa non è scienza, non si tratta di leggi empiriche ineludibili, più che altro di un pensiero che cerca di seguire una sorta di filone logico.

Andiamo per gradi. 
Più che mai in un momento come questo per il Milan, il primo pensiero va al budget, ai soldi a disposizione.
Ogni allenatore pretende un determinato compenso per i propri servigi e, negli ultimi anni, abbiamo visto per alcuni trainer schizzare questo compenso alle stelle. Si vedano i Mourinho, i Guardiola, i Kloop, ma anche gli Allegri e gli Spalletti. Il Milan non poteva, non può e probabilmente non potrà per un certo periodo permettersi simili stipendi. E su questo, uno come Giampaolo cascava a fagiuolo. Con risultati incoraggianti alle spalle, anche se con squadre medio piccole, desideroso di fare e di mettersi un gioco in una realtà più importante. Se fosse stato un annuncio di lavoro, gli sarebbe calzato a pennello. 

Ma il calcio, come noi tutti ben sappiamo, non è solo economia o finanza, ma è anche capacità di gestione di una squadra, appeal con giovani e/o veterani. Venendo dal mondo delle medio piccole, come ho detto poco fa, dove i giovincelli spopolano rispetto a quelli più datati, Giampaolo sembrava anche qui una buona scelta. Sembrava, infatti. Perché da come ha gestito la rosa nelle prime cinque gare, è parso a molti che Giampaolo, se avesse avuto a disposizione una schiera di ultratrentenni, li avrebbe messi tutti in campo anche, e questo è sicuro, se fuori ruolo. 

Ed è qui che casca l'asino, come si dice in gergo.
Le decisioni di Giampaolo cozzano con il terzo concetto che vado a presentare, che è quello della progettualità. Quando una squadra deve decidere il proprio allenatore, deve anche domandarsi che tipo di progettualità ci sta ponendo di fronte. Qui, ad essere sinceri, non è proprio colpa di Giampaolo in quanto, per quel che riguarda la chiarezza d'intenti, il Milan non ha propriamente brillato. Permettetemi una piccola digressione umoristica in merito:  "AAA cercasi allenatore bravo, che sappia gestire i giovani, che inizi un progetto di lungo corso, ma che vinca subito o almeno raggiunga un posto in champions". Un po' paradossale come messaggio: vai piano, ma arriva primo mi raccomando.
Risultato, Giampaolo si è presentato dopo due mesi di preparazione senza una chiara idea di dove dovesse andare a parare, cosa probabilmente da additare a lui, ma con chiara complicità dirigenziale

Quarto aspetto, il carattere.
Quando si inizia un nuovo progetto, esattamente come quando si costruisce uno stabile, si parte dalle fondamenta, non si chiama il piastrellista e il design d'interni. Prima c'è da fare lavoro di mazzuola e martello. Bisogna sporcarsi le mani, porre i piloni di sostegno mettendo le mani nel fango, con fatica e sudore. Ci sta che l'allenatore aspiri a giocare un gioco splendido, è un suo diritto. Ma il gioco splendido arriva quando i movimenti, le sinergie e le tattiche sono ben chiare nella testa dei giocatori. Testa che deve essere libera e reattiva. Se ho paura di prendere gol, non ne metterò manco uno nella porta avversaria. Torino - Milan docet, dove sono bastati quattro minuti di paura, per distruggere una partita che pareva impossibile da perdere. 

Quinto e ultimo punto, se non hai da scegliere, non scegliere.
Più si va avanti, più pare che la scelta di Giampaolo sia stata l'ultima spiaggia. E su questo è inutile raccontarsi frottole: se non arrivava Giampaolo, non arrivava nessuno. Con Gattuso dimissionario, questo era un bel problema, ma forse il signor Maldini avrebbe fatto bene a pensarci prima. Prima di diventare dirigente e chiedere ruoli, caro Paolo, ci si deve prendere delle responsabilità e dimostrare competenze. La domanda è: Giampaolo era la vostra prima scelta o l'unica disponibile? Purtroppo, in entrambi i casi, lei e la dirigenza tutta fareste una pessima figura, in questo momento. 


Per concludere, su cinque punti espressi dal mio modesto parere, il Milan ne ha centrati a malapena due. Sufficienti per scegliere un allenatore? Io credo di no.
Spero come sempre di essere smentito dai fatti.