Il Milan è in crescita. Pareggio contro il Sassuolo a parte, a dispetto di un mese fa, la situazione è nettamente migliorata. La squadra pare aver ritrovato un’identità, sebbene questa debba ancora consolidarsi. La zona champions è lontana e forse rimarrà un obiettivo irraggiungibile, anche questa stagione. Ciò nonostante, sino a quando la matematica non darà il suo ferale verdetto, le speranze rimarranno accese. Nel mentre, il reale problema del Milan sarà affrontare quella che, in gergo economico, viene chiamata crisi di crescita. Per quanto possa essere paradossale, anche nei momenti di crescita vi sono infatti dei lati oscuri. Ostacoli che è bene conoscere, nonché analizzare, per poterli evitare o quantomeno affrontare. La crescita è infatti un momento di transizione, in cui ciò che si è abituati a vivere subisce dei mutamenti importanti, i quali portano punti di domanda enormi. È un po’ come quando il giovane uomo smette di essere bambino, esce dai fumi ludici della sua infanzia e si domanda “cosa voglio fare da grande?”. Una domanda bella, ricolma di curiosità e fantasia, ma che pone la persona di fronte a un dilemma importante. Porsi un obiettivo, magari anche di lungo corso, significa pianificare un progetto, lastricare un sentiero di fronte a sé. Porsi un obiettivo significa conoscere onori e oneri del proprio percorso, nonché come, al di là di possibili conseguimenti, ci sarà da faticare. Il futuro è infatti un maestro severo. Non perdona l’impreparazione di colui che si lancia nelle sue braccia. Presto o tardi, mette alla prova chiunque. E chi non ha le gambe e le spalle abbastanza solide, alla fine ne paga sempre lo scotto. Che si tratti di persone, di squadre o di società, la morale è la stessa. In merito a ciò, ho una storia da raccontare che può dirla lunga

Tempo fa, il buon vecchio Remo ci venne a trovare in ufficio. Socio di una piccola azienda nel settore bio-ingegneristico, era venuto per darmi una notizia: “Ce l’ho fatta, bagai (ragazzo in brianzolo). Ho appena chiuso il contratto con quel grosso cliente di cui ti ho parlato tempo fa. Cinque anni di fornitura esclusiva, per una cifra importante.”. Un grande successo per la sua impresa, la quale splendeva già per il fatto di essere un’azienda fatta di giovani, di visioni innovative e basi solide. L’aver chiuso quel contatto significava non solo consolidare anni di lavoro e risultati, ma raddoppiare come minimo i propri fatturati. Fu così che, mentre Remo gongolava spaparanzato su quella poltrona, strani pensieri cominciarono a bersagliarmi il cervello. “Un grande risultato, Remo. Immagino dunque che sia già partita la selezione per nuove risorse. Ah, e con le banche? Cosa pensi di fare? Avrai bisogno di soldi per finanziare questo aumento di produzione.” Udite le mie parole, Remo si alzò di scatto dalla poltrona e mi squadrò stralunato. “Ma di che diamine stai parlando?”. 

Per spiegare il senso delle mie parole, si potrebbe accumunare la situazione di Remo, e della sua azienda, a quanto visto negli ultimi tempi in Casa Milan. La compagine di Pioli è infatti in un momento palese di crescita. 4 partite senza sconfitta e un gioco in via di consolidamento, ne sono la riprova diretta. I presupposti per fare bene ci sono tutti, ma sebbene il periodo nero pare essere alle spalle, il difficile viene ora. Il Milan, esattamente come l’azienda di Remo in quel momento, potrebbe star per affrontare la sua crisi di crescita. E, come indirettamente dissi al mio cliente, tale crisi è fatta di due aspetti principali

  • Potenziale Produttivo —> per crescere c’è bisogno di manodopera, di macchine e di know-how. Più i volumi di produzione aumentano, più tali componenti devono aumentare proporzionalmente, altrimenti si rischia di non rispettare le tempistiche di commessa e, dunque, di perdere i clienti. Nel calcio funziona nello stesso modo, a seconda degli impegni sportivi. Anche se si è impegnati in un’unica competizione, Coppa Italia a parte, il Milan non può permettersi solo undici giocatori papabili. Prima o poi, questi hanno bisogno di rifiatare e servono seconde linee di tutto rispetto, se non addirittura almeno un frontman che apporti maggiori certezze ed esperienza. 
  • Liquidità/Gol —>  le fasi di crescita aziendale mangiano soldi, almeno agli inizi, nel breve periodo. Servono dunque fonti di finanziamento per poter dare il colpo di acceleratore. E se nel mondo aziendale  ciò significa avere linee di credito, nel calcio significa fare gol. Più si segna, più la vittoria è a portata. Più le vittorie si susseguono, più le certezze si consolidano. Per avere liquidi, le aziende devono dimostrare di avere occhio lungo e buona gestione, per convincere le banche a finanziarle. Sul campo, le squadre devono creare molte occasioni e capitalizzarne buona parte, il che significa avere le persone giuste per farlo.

Per fronteggiare questi due aspetti, in azienda come nel calcio vi è solo una parola chiave che possa farlo: investire, e farlo bene ovviamente. Per investire bene bisogna avere progettualità, ma anche molto coraggio. Un buon investimento infatti non è detto che permetta di raggiungere il risultato. Purtroppo la dea bendata mette il suo zampino un po’ ovunque, in questo mondo. Detto ciò, non c’è alternativa. Guarda caso, l’azienda di Remo di allora e il Milan di oggi hanno un’altra cosa in comune. Essere due progetti giovani, fatti da giovani ambiziosi, ma ancora acerbi. Motivo per cui, compreso il “problema”, il mio cliente si adoperò per affrontarlo. Rifornì la sua squadra di qualche rinforzo e di un responsabile di produzione esperto. Andò in banca e, con un po’ di buona volontà, ottenne un importante aiuto dal punto di vista finanziario. Se ciò dovesse riproporsi in Casa Milan, cosa significherebbe? Semplicemente operare bene, in entrata e in uscita, sul mercato di gennaio. Fare cassa dove possibile, per finanziare qualche semplice rinforzo in saldo e, perché no, portare a casa questo benedetto uomo di esperienza che assicuri un po’ di liquido, un po’ di gol. Che si tratti di Ibrahimovic, Mandzukic o altri, poco importa. 

Fare ciò significherebbe uscire bene dalla crisi di crescita? Nessuno può dirlo. Come detto, tali eventi sono lunghi e segnati da un determinato grado di incertezza. Ciò nonostante, tali investimenti s’hanno da fare. Se il coraggio manca, quando è necessario tirare fuori gli attributi, la crescita si tramuta in un guado, dal quale è difficile uscire. Se vi elencassi quante società (nonché club) che si sono perse in questa fase, starei qui anni. Al contrario, l’azienda di Remo ha avuto coraggio e ce l’ha fatta. Oggi essa è tra le leader della sua nicchia di settore in Italia, nonché si accinge a giocare la sua personale Champions League, avendo creato partnership in Europa. Che questo sia anche il fato del Milan, nel prossimo futuro? 

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.” - Martin Luther King