Se di catastrofe stiamo parlando, il Milan deve sperare che sia rapida, violenta e distruttiva. Questo affinché faccia piazza pulita, affinché il "diluvio" ripulisca i rossoneri da ogni scoria negativa proveniente dal passato. Come infatti eoni fa mi diceva un professore: "Non si può disegnare qualcosa su una tela sporca e non si può scrivere un romanzo su un libro già stampato". Se la parola ricominciare ha un significato, essa prevede che il nuovo inizio riparta da uno zero assoluto. Tutto il contrario rispetto a quanto fatto dall'attuale dirigenza.  Il Milan di Giampaolo infatti è partito con idee nuove, dove idee vecchie erano ancora ben radicate. Pensare di svuotare e riempire le teste, e soprattutto le gambe, dei giocatori come fossero vasi, è una cosa da folli. In particolare, se tali giocatori per fattori genetici ed esperienziali sono portati verso un determinato stile di gioco, il quale si sposa poco con le idee fisse dell'attuale tecnico rossonero. In sei partite, Giampaolo ha cambiato il modulo più volte, ritornando sui suoi passi in svariate occasioni e lanciando giocatori allo sbaraglio in posizione mai coperte o dove, in passato, avevano ampiamente dimostrato di essere pesci fuor d'acqua. L'esempio lampante è un certo Suso, un giocatore visto come una promessa e che come tale è rimasto sino a oggi. Un giocatore che non ha mai veramente inciso, di cui però diversi allenatori non hanno mai voluto privarsi, utilizzandolo addirittura in posizioni impensabili, con risultati penosi.

Un vecchio adagio dice che "il facile è reso difficile dall'inutile". Inutile come lo è stato Suso per oltre tre quarti della sua esperienza in rossonero. Un inutile che ha reso complesse situazioni che invece sarebbero potute rimanere molto semplici. La sua cessione durante la fase estiva, anche se a meno di 30-35 milioni, avrebbe portato soldi e numeri importanti nel bilancio milanista. Non solo, avrebbe permesso a Giampaolo di gestire una rosa finalmente priva di un giocatore che, se non gioca da ala, può anche smettere di giocare del tutto. Il che si sarebbe sposato perfettamente con le sue idee di gioco: preparare le due punte per due mesi filati, senza avere il pensiero tedioso del "e Suso dove lo metto?". Il problema di Suso non è nuovo in casa Milan. Forse si esagererà nel dire che il 4-3-3 è stato portato avanti esclusivamente per lui, ma a pensar malamente spesso ci si azzecca. Il problema è che se Suso avesse portato con sé risultati importanti, un carisma da leader e giocate sempre decisive, allora una simile forzatura sarebbe stata giusta. Così, come i risultati ci dicono, non è stato. E se il 4-3-3 stava per finire in soffitta, Giampaolo all'esterno spagnolo non ha rinunciato. Piuttosto fuori ruolo, ma mai in panchina. Perché? Che cosa c'è in questo ragazzo di tanto magico, che i più non vedono? Dove sono le prove che siamo di fronte al fratello minore di Cristiano Ronaldo e il cugino segreto di Messi? Qual apocalisse tremenda cadrebbe sul Milan, se Suso dovesse essere definitivamente messo in panchina?

La realtà è che un allenatore con un po' di sale in zucca, senza patemi, senza filosofie assolute, senza alcun pregiudizio, vedendo i giocatori a disposizione giungerebbe a soluzioni in cui Suso non rientrerebbe. Il Milan forse ha proprio bisogno di questo, di un allenatore che non vinca, ma sistemi; di uno che non crei, ma ripari. Di uno che faccia magie, ma che normalizzi. Questo genere di allenatori, i quali seguono idee di allenamento forse un po' datate, ma pur sempre efficaci, credono in una sola cosa: far giocare gli uomini dove possono rendere meglio, ergo nelle loro posizioni naturali. Se sei centrale, giochi centrale; se sei mezz'ala giochi mezz'ala; se sei punta, giochi punta. Rapido, semplice, asettico. Niente tatticismi, niente schemi astrusi, niente moduli da capogiro. Solo te, la palla e quello che Madre Natura ti ha dato. Il che, ovviamente, significa fare una conta. Quanti difensori ho? Quanti mezz'ale e registi ho? Quanti ali? Quante punte? Se disgraziatamente un giocatore ricopre un ruolo che scarseggia, è possibile che il modulo e lo stile di gioco scelti ne faranno a meno. In questo frangente, Suso è un ala esterna pura. Il Milan di oggi non ne ha altre reali: Chalanoglu non è un vero esterno, Leao nemmeno, Bonaventura fu riadattato in passato, Rebic è più seconda punta. In altre parole, lo spagnolo non ha sostituti, ma neanche controparti. Ergo, il 4-3-3 non si può usare. Ergo, Suso difficilmente può essere visto come un titolare, a meno che non ritorni al vecchissimo ruolo di esterno di centrocampo (dove non brillò mai, tra l'altro). 

Dicendo questo, ritorno dunque alla tesi d'inizio articolo: la catastrofe odierna, potrebbe infine portare qualcosa di buono. Questo qualcosa, è la fine del Susocentrismo, forse uno dei mali più grandi che ha tenuto in ostaggio il Milan per troppo tempo. Certo, non è solo su di lui che si devono scaricare molte colpe, ma di certo è una visione che ha segnato radicalmente il Milan. Se dunque catastrofe deve essere, che catastrofe sia. E che porti via tutto quel ciarpame che il Milan si è portato appresso nell'ultimo quinquennio, a partire da idee sbagliate, reiterate e del tutto infruttifere.