Lasciamo perdere la retorica del tradimento, sempre molto cara all'immaginario del tifoso. A partire dalla sentenza Bosman, un professionista del calcio che termina il suo contratto, è libero di andare dove gli pare.

Il regime precedente prevedeva il pagamento di un indennizzo da parte del professionista alla società per cui aveva lavorato, se voleva continuare a farlo altrove. Questo consentiva alle società di vincolare (o quasi) i giocatori anche dopo la fine del rapporto di lavoro, senza essere costretta a retribuirli. Un orrore giuridico che non stava né in cielo né in terra, come il monopolio attuale delle manifestazioni calcistiche professionistiche da parte della UEFA, del resto. Un monopolio che la UEFA stessa rischierebbe di perdere, se la controversia arrivasse alla Corte UE di Bruxelles.

Peraltro, è nell'epoca precedente alla sentenza Bosman che è nata la leggenda metropolitana del parametro-0. Il compenso che il giocatore doveva alla vecchia società, infatti, era parametrizzato sulla base dei compensi corrisposti al calciatore nel corso del rapporto di lavoro. Abolito l'obbligo di indennizzo, si è continuato a parlare di parametro-0 per indicare il giocatore svincolato, padrone quindi di accasarsi altrove. Si tratta però di un imprecisione, in quanto indennizzi e parametri non esistono più, Ci sono solo giocatori sotto contratto e giocatori senza contratto. Si sa, tuttavia, che certi termini entrano nel gergo comune e continuano a essere usati anche quando non hanno più il minimo senso. Ma questa è un'altra storia.

Messo da parte ogni ingiusto paragone fra Chala e Giuda Iscariota oppure Gano di Magonza, bisogna entrare nel merito dell'affaire Chala.
Il turco è una mezz'ala di piede destro, a lungo confuso da Gattuso con un esterno sinistro che rientra dalla mancina e tira in porta. Quello è il ruolo di Insigne, non di Chala, che nella posizione di esterno sinistro ha fatto a lungo pena, al punto da essere considerato un peso dai tifosi rossoneri. Spostato sulla mezza sinistra o fatto partire dal centro per trovare la posizione, il giocatore si è rivelato molto valido e può fare la sua figura nel campionato italiano e in coppa. Avendo 27 anni compiuti, Chala è un giocatore che ha raggiunto la maturità atletica e tecnica, cosa che lo rende un elemento sicuro, il cui impiego non presenta il rischio di salti nel buio. Proprio perché ha compiuto 27 anni e ha raggiunto la maturità, tuttavia, il giocatore non ha ragionevoli margini di miglioramento, se non quelli legati alla forza della squadra in cui è destinato a giocare. Questo, però, vale per qualunque giocatore che, a parità di valore, è destinato a fare più figura in una squadra forte e ben messa in campo.

In questi mesi il Milan aveva quantificato la forza del proprio giocatore in 3,5 milioni netti, elevabili a 4 nella misura in cui la conferma avrebbe evitato esborsi per il cartellino di un sostituto. I rossoneri avevano, però, considerato che si possono trovare giocatori dello stesso livello a 2,5 o 3 milioni. Aggiungendo il costo normale del cartellino all'ingaggio contenuto di un sostituto, l'operazione non avrebbe presentato oneri aggiuntivi rilevanti rispetto al rinnovo di un contratto a condizioni troppo favorevoli a chi rinnova.
Chala e il procuratore Stipic, dal canto loro, intendevano monetizzare al massimo i guadagni del centrocampista nella fase presumibilmente migliore della carriera, quella che va dai 27 ai 31 anni. Da tale esigenza è nata la richiesta iniziale di 6-7 milioni, poi scesa a 5.
Una legge non scritta del calciomercato dice che, quando un affare non si fa subito, è ogni giorno più difficile che vada in porto. Il Milan ha cominciato a chiedersi perché dovesse dare a Chala 5 milioni netti all'anno, visto che ci sono centrocampisti offensivi più costosi sì, ma anche più forti. Invece, il turco,  dopo aver fatto circolare voci su un interessamento bianconero che non esisteva e che non è mai esistito, ha cominciato a guardare di traverso il rinnovo, vedendolo come una vittoria della società rossonera.

Il morale della favola? Entrambe le parti hanno considerato il rinnovo come una soluzione di ripiego, un matrimonio di convenienza, senza slanci di passione. Quando Eriksen, poi, ha avuto quell'incidente che lo terrà lontanto da calcio a lungo, con il serio rischio di non tornare più a giocare, l'Inter si è fiondata su un giocatore libero che non aveva mai valutato 5 milioni +  bonus, ma che gli permetteva di coprire il buco. Chala ha firmato di corsa, perché considera l'Inter, soldi a parte, un salto in avanti nella carriera, piaccia o non piaccia ai tifosi rossoneri.
Il fatto è che il rapporto fra il Milan e il giocatore è andato degenerando a causa delle valutazioni e dell'atteggiamento di entrambi, finendo per arenarsi su basi che non consentivano di costruire molto.

Ora spuntano i maestri della dirigenza, quelli che in un recente passato hanno indebitato la società rossonera per giocatori che valevano al massimo la metà di quanto i cartellini sono stati pagati. Questi maestri della dirigenza, ricercati da tutti i club europei, sostengono che il contratto andava rinnovato prima. Al che mi permetto di far notare che saremmo stati tutti bravi a concedere 6-7 milioni a Chala, quelli che il giocatore chiedeva un anno fa. Lo sarei stato anche io. Solo che i direttori sportivi possono andare via (e per fortuna quello che sostiene queste cose è stato già accompagnato alla porta senza essere rimpianto). I contratti troppo onerosi, invece, restano sulla groppa delle società. La Juventus voleva a tutti i costi Donnarumma, ma lo ha lasciato andare a Parigi, perché il portiere attuale ha scelto di restare. I bianconeri vorrebbero Locatelli, ma ci sono contratti, come quelli di Ronaldo o anche di Bernardeschi, che soffocano le operazioni di mercato. Anche perché, hai voglia a dire che se rinnovi il contratto a un giocatore, poi lo vendi. Ma chi compra un giocatore, bravo e non fenomenale, che prende 6 milioni netti all'anno e la cui squadra pretende soldi per il cartellino? E che dire di tutti i compagni di squadra del fortunato? Non chiederebbero tutti un rinnovo alle stesse cifre? Forse in una scuola materna si possono trovare dirigenti così sprovveduti da non prendere in considerazione questi problemi. La verità è che la questione va vista in un'altra ottica.

L'Inter, messa di fronte all'impossibilità di contare su Eriksen, oltre a perdere Hakimi in fase di uscita per ragioni di bilancio, non ha perso tempo e ha concesso a Chala un ingaggio altissimo, spropositato al valore del giocatore. In tal modo, comunque, i nerazzurri hanno privilegiato l'esigenza tecnica ed è una strategia come un'altra.
Il Milan sta scandagliando molti nomi, dall'outsider Zaccagni fino al prestigioso James Rodriguez, passando per la riserva dei vincitori della Champions, Zyaech. Magari i rossoneri attendono ancora l'esito della trattativa fra Udinese e l'Atletico per De Paul. Il Diavolo, in sostanza, pensa a prendere un giocatore più forte oppure di ugual valore che prenda uno stipendio inferiore. E' anche questa una strategia.

L'Inter ha deciso di non rischiare e andare sul sicuro. Il Milan ha deciso di rischiare un po', come nella questione Tonali. Quale delle due squadre starà meglio non è dato di saperlo.
Mi sento di dire una cosa, però. Il Milan non ha sbagliato negando 5 milioni netti all'anno a Chala. La cavolata l'ha commessa negandone 1,5 a Bonaventura
, un giocatore nella fase calante della carriera, ma che sarebbe stata una buona soluzione di emergenza, considerate le doti tecniche e la personalità A chi si è voluto fare il dispetto? L'errore è stato quello, visto quanto poco avrebbe inciso il rinnovo di Jack sul bilancio.

A qualcuno è venuta in mente quanto sia stata inutile e dannosa la bravata di cacciare quel ragazzo?