Gioventù, esperienza, qualità, personalità e duttilità sono i parametri seguiti dall’Direttore Generale Marco Fassone e dal Direttore Sportivo Massimiliano Mirabelli per costruire il nuovo Milan.
Oltre 200 spesi, 10 acquisti per un Milan che la prossima stagione, in attesa dell’ultimo tassello ovvero il grande bomber, non può accontentarsi di competere per un posto in Champions League, ma ha il dovere di lottare per lo Scudetto.

Fra tutti gli acquisti effettuati dal Milan quello di Leonardo Bonucci mi induce ad una considerazione.
Se dirigenza, allenatore e tifosi gongolano certi di aver messo a segno un grandissimo colpo di mercato, per quanto mi riguarda acquistando Leonardo Bonucci il Milan non ha realizzato un colpo grandissimo ma, al contrario ha commesso un errore gravissimo.

Mi spiego. Il Bonucci che approda in rossonero è un calciatore completamente diverso da quello che per sette stagioni ha vestito il bianconero: è arrogante, presuntuoso e malato di protagonismo perché antepone i propri interessi alle esigenze del collettivo.
Un esempio di tutto ciò? L’arroganza con la quale il difensore ha letteralmente strappato la maglia numero 19 a Frank Kessié, come se gli spettasse di diritto.
Non riconosco il giocatore che ho apprezzato e ammirato con la maglia juventina. Il Bonucci che approda in rossonero ha personalità, è un leader però non sa usare adeguatamente il suo carisma, poiché ha atteggiamenti e comportamenti da divo che all’interno dello spogliatoio lo inducono a sentirsi la stella fra le stelle.
Su queste basi l’acquisto di Bonucci è destinato a non avere effetti positivi sul gruppo rossonero, che per diventare squadra e vivere una stagione da protagonista ha assoluto bisogno di serenità, compattezza e armonia non certo di tensione, arroganza e presunzione.

Dal punto di vista tecnico/tattico Leonardo Bonucci è il miglior difensore italiano e fra i migliori a livello internazionale, tuttavia tecnica e tattica non sono parametri sufficienti per valutare la forza di un calciatore, perché anche il carattere fa la differenza. 

L’umiltà e la disponibilità ad accantonare i propri interessi per favorire le esigenze del collettivo segnano il confine tra un colpo grandissimo di mercato e un errore gravissimo di mercato.