Siamo in periodo di Quaresima e il Milan, ligio alle tempora religiose, ha deciso di riservare ai tifosi un secondo tempo di vera penitenza. Avete presente quei secondi tempi in cui guardi il cronometro e tiri giù i moccoli? Uno di quelli in cui pensi che i secondi non scorrano mai? Proprio uno di quelli!
Per tutta la seconda fase, l'Empoli ha evocato gli spettri di Spezia, Salernitana e Udinese, che avevano altro da fare, per fortuna del Milan, e non hanno lasciato il mondo degli spiriti per presentarsi a San Siro.
Il Milan è e sarà un blade runner, una squadra che gioca sul filo del rasoio, fino alla fine della stagione. Vivendo sul filo del risultato in bilico, sul filo di una lama affilata, ci sarà sempre in agguato il Serra o Marchetti di turno, se non il fuorigioco geografico oppure la serataccia del portiere a Salerno. Le vittorie di corto muso non vogliono dire scudetto, ma significano allarme giallo, quantomeno giallo.
Non era ancora terminato il primo minuto e l'Empoli mandava i 3 davanti (Bajrami, Henderson e Pinamonti) a braccare la difesa rossonera che ripiegava. Era il segnale che Andreazzoli aveva chiesto ai suoi uomini avanzati di mettersi in agguato per sfruttare la solita terra di nessuno. Il movimento non si è più ripetuto, perché il Milan è stato bravo a non regalare questa zona di campo ai toscani, come, invece, aveva fatto a Scamaccaa, Frattesi e Raspadori contro il Sassuolo oppure a Beto e Deulofeu nei due incontri contro l'Udinese.
Nel primo tempo, il Milan ha attaccato abbastanza bene, facendo prima salire e poi girare palla come vuole Pioli. Ha segnato una rete e ha creato altre 4 palle gol, di cui 3 pulite e una sporca, se ragioniamo come coloro che contano le occasioni. Un paio le ha fallite Florenzi, troppo lezioso e prevedibile sulla prima, mentre la seconda gli è capitata sul piede sbagliato, il sinistro. Giroud aveva messo palla di testa nell'angolo basso, ma l'ottimo Vicario ha risposto con un gran bel riflesso, non vergognandosi di tuffarsi di pancia, perché, a mali estremi, anche i rimedi devono essere estremi. L'occasione sporca è capitata a Kessie, che ha concluso in mischia, ma l'effetto flipper l'ha penalizzato.
Quanto appena detto vale per la cronaca e per analizzare punti di forza e vulnerabilità della squadra, perché se poi l'Empoli l'avesse messa dentro, con le suddette occasioni il Diavolo avrebbe potuto comodamente farci la birra.

In realtà, va analizzata con molta attenzione la rete di Kalulu.
Il ragazzo è già un difensore di destra (laterale o centrale) a mestiere, come sentivo dire quando ero un ragazzo che tirava calci al pallone.
Era un'espressione da working class, da ragazzi i cui genitori erano operai o artigiani, per i quali il conoscere l'arte o il mestiere era un'investitura degna di un Oscar o di un Nobel. Ed era un'espressione che mi piaceva, perché sapeva di vita quotidiana e sano realismo. Un giocatore a mestiere è uno che fa le cose a regola d'arte.
Sempre parlando di Kalulu, ho visto giocare il Baresi del 1979, lungi dall'essere perfetto come quello degli anni successivi. Vi dico, pertanto, che rivedo quel Baresi in Kalulu. E se è vero che i giocatori possono perdersi, in Kalulu ci sono quantomeno le stigmate del giocatore di grande classe.
Il gol del francese ci dice un'altra cosa molto importante: nel calcio conta tirare in porta. Come diceva Eli Walach in un famosissimo western di Sergio Leone, "Quando devi sparare, spara!". Il Milan , purtroppo, non tira molto.
Si potrebbe di certo obiettare che le altre squadre non danno spazi, ma gli spazi te li devi creare e il gioco del Milan non è finalizzato ad aprire varchi per il tiro, bensì per arrivare a pochissimi metri dalla porta.
Non solo, per lo stesso motivo, i giocatori non sono mentalmente preparati allo soluzione da fuori e, anche quando hanno la palla buona, si fermano e controllano quel momento di troppo che vanifica ogni possibilità. Gli ultimi 2 gol da fuori area, quelli Rebic e Kalulu, sono venuti da giocatori che hanno visto il portiere fuori posizione e hanno rischiato la giocata imperfetta, il primo con un rasoterra improvvisato ma preciso e il secondo con il piede sbagliato, il sinistro. Il  difetto del Milan è di aspettare il momento in cui tutto è pronto e, come qualcuno ha detto, se aspetti che tutto sia pronto, non inizierai mai. Sei pronto tu, ma sono pronti anche gli avversari.
L'avversario avrebbe dovuto praticare un  4-3-2-1, che però mi è sembrato un 3-4-2-1, non fosse altro che per la maniera in cui Fiamozzi e Zurkovsky hanno cercato di fermare alto Leao. Il portoghese, tuttavia, sta dimostrando di saper eludere trappole come questa, liberandosi nel 50% dei casi, una percentuale altissima che tiene in soggezione anche l'avversario più tignoso.

Nel secondo tempo, squadra tendenzialmente corta, l'Empoli è salito con almeno 6-7 giocatori. Il Milan si è spaventato per 3 calci d'angolo consecutivi, nati da una parata fenomenale di Maignan, in grande spolvero. Il francese ha salvato il risultato togliendo la palla dall'angolo basso alla sua destra dopo una deviazione di Luperto. Una cosa del genere l'avevo vista fare al camerunense 'Nkono a San Siro contro l'Inter nel novembre del 1987, sia pure sul lato opposto a quella di Maignan.
Dopo quei 3 calci d'angolo, i rossoneri si sono ritirati in trincea, senza subire più soverchi pericoli, ma rimanendo esposti all'episodio fino alla fine. E qui vanno fatte, approfondendole, le solite considerazioni.
Una cosa è far circolare la palla quando l'avversario si difende e pressa, anche alto, a scopo difensivo. Un'altra cosa è gestire la palla quando l'avversario sale e ti pressa, ma per poi andare in forcing, cioè per accelerare la circolazione della sfera e cercare la rete. Il Milan fa bene la prima cosa, come dimostrano anche le partite contro Sampdoria, Salernitata e Udinese, nelle quali il Milan ha sbloccato il risultato. Non fa bene la seconda, per cui deve difendere nel senso tradizionale della parola, in area con i difensori che chiudono gli spazi agli avversari in possesso di palla.
Per poter far circolare la palla anche quando sono gli avversari che spingono con decisione, occorre andare allo scontro frontale contro di loro, senza lasciarsi intimidire dalla loro avanzata ovvero diventare un pacchetto di mischia che spinge indietro quello avversario, come nel rugby. E' una cosa che il Milan non riesce a fare.
Per giustizia, va detto che ieri i rossoneri hanno cercato il raddoppio con convinzione nel primo tempo, perché hanno creato più occasioni che a Salerno o contro l'Udinese nella stessa fase di gioco. Come contro l'Udinese, però, sono stati costretti a indietreggiare nella la ripresa.
Questo è un problema che andrebbe risolto, perché si sta giocando uno dei campionati più equilibrati di sempre, anche se il livellamento è verso il basso
. Saranno i dettagli a fare la differenza e quindi i punti di debolezza vanno limati il più possibile e con cura per non sprecare l'occasione di far proprio il campionato.

L'Inter è ancora virtualmente prima, perché giocherà il recupero col Bologna quando ai felsinei non serviranno più punti. Al di là dei discorsi sulla correttezza, che nel calcio lasciano il tempo che trovano, è diverso giocare contro un avversario cui servono i punti rispetto a uno cui non servono. E l'Inter sta sfruttando con astuzia la facoltà di ricorrere contro le decisioni degli organi federali, pur sapendo che tali ricorsi non avranno successo. La tattica dilatoria permetterà ai nerazzurri di avere una vittoria a tavolino, senza che questa gli venga assegnata. Fare ricorso è un diritto, ma si potrebbe anche parlare di abuso del diritto, concetto ormai sdoganato nel diritto attuale, anche italiano. Bon, si vince anche così, specie se il pelo sullo stomaco è smisuratamente lungo.
Ma è proprio questo il motivo per il quale il Milan non deve lasciare nulla al caso e non bearsi sulle frasi come "Godiamoci la vittoria!" o "Non eravamo partiti per vincere il campionato!".
Una squadra come il Milan parte sempre per vincere il campionato, specie se ha una squadra valida e competitiva, almeno se comparata al livello attuale degli avversari. Non vedo fra i rivali squadre come l'Inter di Mourinho né come la Juventus di Platini né come il Napoli di Maradona.

Quanto ai cambi, Pioli ha atteso molto, quasi la mezz'ora, per iniziare a effettuarli. Kessie era stato bravo nel primo tempo contro avversari arrendevoli, mentre si è via via sciolto nel secondo, quando ci sarebbe stato da lottare. Allo stesso modo, al quarto d'ora del secondo tempo, Messias appariva stanco per aver dato tutto anche in fase di copertura. Al loro posto, Saelemaekers è stato impreciso, ma sempre fisicamente presente ed efficiente, mentre Diaz non è riuscito a incidere neanche fresco contro avversari stanchi. Diaz e Saelemaekers hanno dato l'impressione di essere un team col compito di sostituire in coppia i compagni sostituiti. Entrambi, infatti, provavano ad essere Kessie e Messias a turno.
In realtà, Diaz ha dato il primo segno di vita nel recupero, nel momento in cui, con un guizzo, ha anticipato un avversario, facendo scorrere la sfera in velocità verso Saelemaekers,. Il belga l'ha portata verso la rete avversaria allontanandola dalla propria metà campo. Meglio di nulla, ma un po' pochino.
Ibra, Krunic e Rebic sono entrati nel finale, più che altro, per spezzare il ritmo degli avversari
, ma un po' anche per mettere in campo ossigeno aggiuntivo, che forse iniziava a scarseggiare in qualche compagno.
Anche le sostituzioni sono dettagli importanti.
Gli altri, come ho fatto notare sopra, non lasciano nulla al caso, quindi non lo faccia il Diavolo.