Non commettete l'errore di concentrarvi sulla formazione iniziale del Milan, imbottita di riserve fino a includere un Brescianini in evidente transito verso altri lidi. Era, comunque, una formazione che dava un minimo di affidamento. E non commettete l'errore di pensare che nel Milan ci vorrebbero Pippo e Topolino. Con lo ZTE non servivano Pippo o Topolino, perché bastavano il commissario Basettoni e Manetta. La preparazione? Ok, lo ZTE era più avanti, anche molto più avanti di quello che sarebbe stato lecito presumere. In realtà, gli ungheresi si sono preparati per questo match come per un impegno storico, ma era loro diritto. Il fatto è che il Milan ha dimostrato una volta di più di avere un difetto congenito, quello di essere ad alto rischio contro le provinciali che preparano il match come una finale di coppa. Quelle che mettono tutto in una partita senza curarsi di calare negli incontri successivi. Il Milan ha già vissuto tante giornate di questo ripo nell'era Pioli, ne ha vissuta un'altra ieri ed è lecito presumere che ne vivrà ancora altre. Potrà acquistare chi vuole e rafforzarsi, ma è condannato a non poter mettere mai la tensione agonistica in modalità di risparmio energetico né ad abbassare i giri del motore. E' questo il vero tallone d'achille della squadra, come quello dell'Inter è di dare moltissimo in certe fasi della partita diventando vulnerabile quando rifiata. Ogni squadra ha il suo limite e il Milan, ieri, ha confermato il proprio. 

Si potrebbe dire che i rossoneri vanno sempre incontro a una bella purga periodica contro una provinciale (e più provinciale della ZTE si muore). E dopo 27', la purga di ieri ha rischiato di essere una bottiglia da litro di olio di ricino.

Diciamolo, il Milan di Pioli tende ad allungarsi, per cui deve essere pronto ad accorciare con rapidità e a restringersi quando gli avversari arrivano al limite dell'area. Serve per compensare la mancanza di densità dovuta alla lunghezza. E' un modo di giocare che ha dato ottimi frutti, ma che non toglie abbia una controindicazione, come anche i farmaci più efficaci.

Per pura comodità di chi legge, credo sia meglio riproporre la formazione rossonera con i cambi. Tătăruşanu (15’ st Maignan); Florenzi (15’ st Calabria), Kalulu (15’ st Tomori), Gabbia, Ballo-Touré (15’ st Theo Hernandez); Tonali (15’ st Krunic), Brescianini (15’ st Bennacer); Messias (15’ st Saelemaekers), Brahim Díaz (15’ st Adli), Rebić (15’ st Leao); Giroud (15’ st Maldini). A disposizione: Mirante, Coubis, Gala, Lazetić. Allenatore: Pioli.

Di fatto, Pioli ha schierato le riserve tenendosi per la mezz'ora finale quasi tutti i titolari, in ritardo perché aggregatisi tardi al gruppo. Ma, a mio avviso, avrebbe potuto comodamente fare il contrario correndo gli stessi rischi. E' facile stare attenti con il Colonia, squadra tutto sommato di prestigio della Bundesliga e 7^ nella sua ultima stagione. Lo è molto meno contro una cenerentola del campionato magiaro. 

In un certo senso, i rossoneri devono ringraziare lo ZTE per aver interpretato questo match come un impegno uffciale, per aver quindi rammentato al Diavolo cosa lo attende contro l'Udinese fra tre settimane. Il Colonia aveva corso tanto, ma in maniera spavalda e allegra, mentre lo ZTE ha pressato alto e chiuso bene al centro in difesa, risultando un po' meno preciso solo sulle fasce. E gli ungheresi hanno anche randellato, come hanno potuto constatare Ballo-Touré e Tonali, anche se più per foga agonistica che per carogneria. Al 36° un tizio con la barba in maglia scura ha messo in calcio d'angolo un'incursione di Messias, per poi richiamare con foga i compagni a stare più attenti. Intorno alla metà della ripresa, Adli è stato placcato a centrocampo dopo aver aggirato l'avversario con una specie di Veronica. Sono esempi di foga e rabbia da match serio e della palude che i rossoneri incontreranno alla prima di campionato.

In 27' i magiari hanno segnato con Ubochioma, Mocsi e Tajti. Lo hanno fatto in maniera diversa e in nessuna delle 3 occasioni si può dire che il portiere rossonero abbia fatto una papera. Avrebbe potuto, tuttavia, fare di meglio se non fosse stato intento a sognare i cavalli al pascolo nella verdeggiante puszta ungherese. Tutti i suoi compagni, in realtà, erano impegnati in quella rilassante attività.

Il Milan ha ridotto le distanze alla mezz'ora su rigore con Giroud. Nell'ora successiva, anche con i titolari, ha sbagliato qualche facile occasione e Maignan ha cercato di tirare su il morale al collega rumeno mostrandosi distratto a sua volta. Krunic ha siglato il gol del 3-2 quando la partita era agli sgoccioli. In un'amichevole non conta il risultato... ok, ma la prestazione, per certi versi, è stata peggio del risultato.

Piuttosto, va segnalato che, nella questione De Ketalaere si sta avverando quanto avevo previsto nell'articolo precedente: la trattativa ha subito il colpo a effetto che era lecito attendersi. 

Il Bruges, in generale, continua ad adottare una tattica spregiudicata, perché ha valutato il giocatore 40 milioni e sbandiera un'offerta del Leeds a 37. In questa maniera, resta nell'ambiguità per portare i rossoneri a offrire quei 37, ma con la chance di rilanciare a 40. Ora, e qui stanno i colpi a effetto, sembra che il Bruges non abbia risposto ai rossoneri entro venerdì, come il Milan aveva chiesto, il che è un'evidente provocazione. E contemporaneamente non ha convocato De Ketalaere per la partita di campionato contro il Gent, rivale storica. La gente si chiede: i belgi hanno deciso di vendere? 

Le trattative commerciali possono essere come una guerra e la tattica dei pazzo è praticata dai tempi più antichi, fin dai tempi del generale e filosofo cinese Sun-Tzi. Kissinger, di certo non l'ultimo arrivato, ne è stato un maestro il politica internazionale.

Il Bruges conta su due categorie di alleati, agli antipodi quanto a intenzioni e sentimenti, ma le cui azioni convergono a rendere più difficile il lavoro di Maldini e Massara. Da un lato ci sono i tifosi e gli opinionisti ostili, che spingono per mettere fretta alla dirigenza rossonera, in quanto un De Ketalaere a 40 milioni significa un rinforzo in meno per il Milan in difesa o a centrocampo. E questo ci sta. I tifosi rossoneri, invece,  capitanati dagli opinionisti amici più impazienti, spingono ad aumentare l'offerta, perché vogliono vedere la squadra completa. Questo, però, ci sta meno. I belgi, come Mendes per Sanches, hanno capito la situazione e provano a sfruttarla a proprio vantaggio.

Resto dell'idea che l'affare dovrebbe farsi, ma il condizionale è d'obbligo, perché è concreto il rischio di un milan che offre 37 milioni e si sente dire che il prezzo è 40. In un certo senso, il Milan, ha scelto un giocatore che gli sarebbe prezioso, come Kakà, ma nelle mani del peggior interlocutore possibile. In realtà, non è che le alternative manchino, perché Ziyech è giovane e di talento. Con un'offerta simile a quella fatta al Bruges, lo si porterebbe a casa in carrozza e, con ogni probabilità, pagandone il cartellino l'anno prossimo con obbligo di riscatto. E' un giocatore alla Savicevic, quindi scegliendolo, il Diavolo giocherebbe in maniera diversa. A me andrebbero bene tutti e due.

Sanches, dal canto suo, continua a lanciare ultimatum al Psg, ma dà l'impressione di fare come quei tizi che nei film d'azione sono soli contro i cattivi e sostengono che la polizia è stata chiamata e sarà sul posto da un momento all'altro. Campos e i francesi lo considerano un expendable cui si può rinunciare. Se andando avanti il mercato, restasse budget da investire, i parigini potrebbero metterlo su di lui. Il mercato del Psg, tuttavia, non dipende dal portoghese, che resta un'opportunità low-cost per mettere la ciliegina sul dolce. Al momento,  Campos sembra più fare un favore a Mendes.

In ogni caso, Sanches non prenderebbe certo dal Psg il 6 milioni che chiede al Milan. Campos non glieli farebbe vedere neanche col binocolo. Maldini e Massara lo sanno.