Con la vittoria di ieri, il Milan ha conquistato la vetta in solitudine, approfittando della vittoria dell'Atalanta contro il Napoli, che si è visto scavalcare anche dall'Inter. I nerazzurri sono apparsi in grande spolvero, anche se la Roma, a causa dell'assenza di Abraham, era una squadra senza sbocchi a rete. Per quel che riguarda i partenopei, è difficile dire quanto stiano soffrendo l'assenza di Osimhen, visto che hanno segnato 8 gol in 3 partite, delle quali una era lo scontro diretto con gli Orobici e le altre avversarie erano comunque quotate. Forse il Napoli, senza il suo centravanti, deve scoprirsi di più dietro per riuscire a creare occasioni.

Guardando il calendario, l'Inter ha il cammino in netta discesa per diverse partite, anche perché Milan e Napoli giocheranno tra loro e non potranno fare bottino pieno entrambe. E' prevedibile, quindi, che a metà gennaio ci sia l'Inter in testa, ma il gruppetto che arriverà in fondo dovrebbe essere questo e, in primavera, saranno decisivi la tenuta fisica alla distanza e i dettagli. In tal senso, Inter, Napoli e Atalanta giocano un calcio molto divertente, ma dispendioso, a differenza del Milan. I rossoneri, tuttavia, sono un rebus autentico per una serie di ragioni, in quanto hanno il precedente pericoloso del calo atletico di febbraio-marzo scorso. Inoltre, tendono a fare fatica doppia con squadre molto corte, alte e aggressive, anche se a volte vincono, come contro l'Atalanta. Non hanno ancora risolto alcune vulnerabilità quando entrano in possesso di palla al limite della loro area di rigore. Nel prossimo mese, poi, disporranno di un solo centravanti ovvero Ibra. Fare come gli struzzi e mettere la testa sottoterra, farebbe solo male alla squadra e non porterebbe mai a risolvere nulla.

Contro la Salernitana Pioli aveva deciso di fare turn-over, non solo in vista di mercoledì, ma in generale per arrivare a Natale senza troppi infortuni. Consideriamo che Calabria, Rebic e Giroud saranno difficilmente disponibili prima dell'Epifania, mentre Kjaer, uno dei migliori e comunque un leader, rientrerà l'anno prossimo. Perché rientrerà e alla grande, in quanto quelli come lui sono difficili da schiantare.

Pellegri era centravanti titolare, con la coppia Leao-Saelemaekers larga sulle fasce e Diaz che galleggiava alle spalle della prima punta, libero da compiti di marcatura non occasionali. Lo spagnolo formato tascabile gioca più da regista offensivo se gli avversari sono alti e più da seconda punta se sono bassi. Ieri Colantuono ha schierato una squadra bassa, che difendeva in 4 con il resto del gruppo a protezione tranne Kymi. Diaz, pertanto, è entrato in campo per fare la seconda punta. Nel complesso, lo schieramento inziale del Milan era a metà fra un 4-2-2-2 o un 4-2-2-1-1, considerando il duo Kessie-Bakayoko di fronte alla difesa e il quartetto Florenzi-Tomori-Romagnoli-Theo di fronte a Maignan.

Pronti via, il Milan confermava subito un potenziale punto debole. Maignan, fuori posizione in occasione del secondo gol del Sassuolo e anche a Genova in occasione della parata miracolosa del secondo tempo, si spingeva al limite dell'area, come se fosse un difensore che va a raddoppiare su Kymi, già controllato con sicurezza da Tomori. L'anglo-canadese appariva sconcertato da quel movimento, ma non se ne lasciava distrarre più di tanto. Il problema è che, per alcuni interminabili secondi, la porta è rimasta sguarnita.

I rossoneri passavano i  vantaggio grazie a un'invenzione di Leao. Il portoghese, defilato sulla mancina, si fermava in una zona innocua di fronte al difensore, come se fosse in una di quelle giornate in cui è indolente e si becca le maledizioni dei tifosi. Era un movimento di surplace, quello che i pistard velocisti mettono in atto nel ciclismo quando combattono la guerra dei nervi con l'avversario. Grazie alle fibre ultra-elastiche della muscolatura, che lo rendono inafferrabile se non viene anticipato, Leao lasciava sul posto tutti e se ne andava sul fondo per un traversone messo in rete da Kessie, bravissimo nel seguire l'azione.

Poco dopo, i supporter rossoneri vedevano i fantasmi del Sassuolo. Pellegri, infatti, tentando di saltare un avversario sdrucciolato al suolo, saltava in maniera un po' goffa e si infortunava nella zona per lui cruciale: inguine-coscia. Sembrava un altro caso di partita che aveva dato l'apparenza di mettersi bene per poi complicarsi.

Con la squadra in vantaggio, ma il punteggio ancora in bilico, Pioli optava per una soluzione interlocutoria ovvero tenere Ibra in panca e far entrare Krunic, centrocampista offensivo. L'inserimento di Ibra era rimandato al momento, successivo ed eventuale, in cui fosse stato necessario segnare.

I rossoneri si schieravano senza centravanti o, almeno, con Diaz centravanti arretrato alla Hidegkuti (come ha fatto notare Fascetti, il ruolo di falso nueve altro non è che il centravanti arretrato dell'Ungheria degli anni '50). Krunic, molto meglio nei ruoli offensivi che difensivi, si spostava a destra o a sinistra del compagno di squadra per incursioni nell'area di rigore dei cavallucci marini.

Diaz, costretto dalle leve corte a consumare il doppio delle risorse atletiche, iniziava una partita mostruosa dal punto del numero di palloni giocati, ma disastrosa dal punto di vista della precisione. Prima del raddoppio. arrivava tardi su un diagonale di Kessie che attraversava l'area. Poco dopo, impostava l'azione da lontano e penetrava in area dettando il triangolo a Saelemaekers. Krunic aveva tagliato da sinistra al centro dell'area di rigore, ma con intelligenza era retrocesso verso destra per lasciare campo a Diaz e dettare a sua volta un passaggio per il tiro dai 16 metri. Il belga, invece, sfruttava il disorientamento della difesa avversaria e si accentrava con personalità per siglare il raddoppio. Il suo sinistro a filo palo era da manuale, come tutti i movimenti dei compagni.

Nel resto del tempo, il Milan aveva un altro paio di ottime occasioni, una con Kessie che spediva fuori dal limite e l'altra con Krunic, la cui incursione da destra portava a una bella legnata, ben parata dal portiere Belec.

Va segnalata una piccola fiera delle cavolate che non hanno prodotto danni, ma che si ripetono troppo spesso per non essere difetti cronici. Bakayoko si faceva ammonire, giustamente, per un pestone inutile a centrocampo e, in seguito, tratteneva la palla rivolto verso la propria porta al limite dei suoi 16 metri. Hernandez provava a ripetere l'errore di Firenze, ma la Salernitana non ci credeva e la sbavatura passava in cavalleria. In altre occasioni, prima a centrocampo e poi in attacco, il francese andava anche a infilarsi in dei cul-de-sac senza speranza, regalando palla agli avversari. Il tempo finiva bene, comunque, senza che la partita venisse riaperta.

Nella ripresa, mancava Bakayoko ammonito, sostituito da Bennacer. Forse per la stanchezza crescente, Diaz si esibiva nella sagra del passaggio sempre 20 centimetri più in là o più in qua del dovuto, nonché degli errori sotto porta. Si incartava piantandosi nel terreno al momento di girarsi su Belec in uscita. Sbagliava, infine, un calcio di rigore in movimento, tirandolo fuori dopo aver spiazzato il portiere. Anche gli altri non erano impeccabili, visto che lo stesso Kessie arrivava tardi su un cross di Florenzi che sembrava dire "mettimi dentro", così come Messias, subentrato a Leao, non riusciva a dare il giro giusto alla sfera a tu per tu con l'estremo difensore avversario.

Cosa dire? Come l'Inter aveva limitato all'essenziale l'impegno contro Venezia, anche il Milan si è guardato bene dallo spingere sull'acceleratore contro la Salernitata. Ha creato una pioggia di occasioni, non sfruttate, quasi ridendo e scherzando, come se fosse una rifinitura in vista del Liverpool. I rossoneri, inoltre, sono riusciti a fare 6 punti contro le ultime in classifica, cosa meno scontata del previsto, dato che l'anno scorso il Diavolo ha lasciato un bel po' di ben di Dio proprio contro le proverbiali scartine.

Ora il Milan riceverà i Reds di Klopp da 1° in classifica, vantaggio psicologico da non sottovalutare. Un'eventuale vittoria potrebbe non servire ad arrivare agli ottavi, in quanto il Porto sarebbe qualificato battendo in casa l'Atletico, risultato alla sua portata. Ma vincere o fare punti servirebbe comunque per dimostrare di essere stati competitivi in un girone di ferro. Nel calcio si cresce anche curando l'immagine e il prestigio, oltre che l'autostima.

Per il prosieguo della stagione, va ribadito, occorrerà limare le sbavature evidenziate sopra, perché dal punto di vista tecnico le prime del campionato, le battistrada, si equivalgono e saranno i dettagli a fare la differenza.

Anche l'Inter ha avuto un infortunio muscolare importante, quello di Correa, quindi i guai capitano a tutti. Vedendo, tuttavia, il trio Calabria-Rebic-Giroud ai box per problemi ai muscoli, con l'aggiunta poi della new-entry Pellegri, non liquiderei il problema senza un'indagine approfondita.

Ricordate che saranno i dettagli a fare la differenza.