Nell'ultima puntata della prima stagione di "Storie di calcio", vi racconto la storia di un centrocampista e attaccante, che nel corso della sua storia ha vinto vari trofei con Barcellona, Real Madrid e Juventus. In Italia lo abbiamo visto giocare con la maglia della Lazio e appunto con la maglia bianconera. Sto parlando di Michael Laudrup.
Laudrup nasce a Frederiksberg, una cittadina inglobata nell'area urbana di Copenaghen il 15 giugno 1964. Il padre Finn era anch'esso un calciatore che giocò nella nazionale maggiore dal 1967 al 1979. Anche i suoi figli avevano giocato nelle varie nazionali giovanili e nella massima serie danese, mentre il fratello Brian ha vinto l'Europeo di calcio nel 1992 e quì Michael ebbe un grosso errore che costò caro alla sua carriera professionistica.
Laudrup era un giocatore di talento e fantasia, molto veloce ed elegante. Operava ovunque nel campo, era schierabile come regista di centrocampo, ala destra o sinistra. Era dotato di creatività, intelligenza, visione di gioco, aveva un'abilità nei passaggi e nei assist ed era considerato un centrocampista combattivo. Nel corso della sua carriera non ha mai ricevuto il cartellino rosso. Era molto apprezzato dagli allenatori e arbitri. Molti lo paragonarono a Preben Elkjaer Larsen (punto fermo del Verona rampante nell'annata 1984-85). Dopo il passaggio al Barcellona, il danese ha ricevuto lodi unanimi della stampa specializzata.

La sua carriera inizia nelle giovanili del Vanløse (club dove limitava il padre Finn). Michael seguì suo padre nel KB di Copenaghen, squadra che militava nella massima divisione danese. Nel 1981, a soli 17 anni esordì in prima squadra con KB e nella stagione successiva tornò al Brøndby dove esordisce nella prima divisione in un match contro il B 1909 di Odense. A sorpresa il giovane Laudrup segnò anche una doppietta. Nel 1982 vince il titolo di miglior calciatore danese dell'anno e attirò molto le attenzioni di un club italiano: la Juventus. Tuttavia, la società bianconera decise di girarlo in prestito alla Lazio, anche per farlo ambientare meglio nel calcio italiano. Le due stagioni saranno in salita. Il motivo? I biancocelesti si salveranno all'ultima giornata nel campionato 1983-84 e nell'annata successiva la squadra viene retrocessa in Serie B e il danese dal punto di vista personale conclude un'annata non negativa, ma ha dovuto fare i conti con l'ambientamento nella Capitale che si è rivelato molto complicato. Nel 1985 ritorna di fatto alla Juventus.
A Torino, il danese divenne titolare fisso ed emerge come emblema del club nella metà degli anni ottanta. In quella stagione riesce a conquistare il campionato e la Coppa Intercontinentale. Il danese, in quella competizione riuscirà a trovare il pareggio del momentaneo 2-2 a 10' dalla fine e consentì alla Juventus di vincere ai calci di rigore. I bianconeri diventarono campioni del mondo per la prima volta. In quell'anno, Laudrup vinse per la seconda volta il premio come miglior calciatore danese. Però negli anni successivi, il danese ebbe una serie di infortuni e doveva fare i conti con un rinnovamento difficile a causa dell'addio di Michel Platini. Il calciatore lasciò la corte bianconera e si trasferì al Barcellona.
Alla corte catalana trovò Johan Cruijff come allenatore. Laudrup entrò a far parte del Dream Team, composto negli anni successivi da alcuni giocatori celebri come: Hristo Stoickov e Romario. Il danese vincerà altri trofei tra cui: quattro campionati, una Coppa del Re, due Supercoppe di Spagna, una Supercoppa Europea e la Coppa dei Campioni. Inoltre vinse per ben due volte il titolo di miglior calciatore straniero del campioanto spagnolo (1991,1993). Però nel 1993 ci fu il turn over tra stranieri e il danese venne così sacrificato; viene clamorosamente escluso nella finale di Champions League, persa nel 1994 contro il Milan per 4-0. Nell'estate di quell'anno si trasferisce ai rivali del Real Madrid dove vince subito il campionato spagnolo. Dopo il Real Madrid, il danese si trasferisce in Giappone al Vissel Kobe e all'Ajax per la parte conclusiva della sua carriera.
Laudrup esordì nella nazionale maggiore il 15 giugno del 1982 (giorno del suo diciottesimo compleanno) nella partita contro la Norvegia, vinta dai danesi per 2-1. Disputò i campionati d'Europa del 1984, 1988 e 1996 rispettivamente in Francia, Germania e Inghilterra. Perchè ho detto "un grosso errore?" A causa delle divergenze con il commissario tecnico Richard Møller Nielsen, il danese non partecipò agli europei del 1992 in Svezia. Indovinate la nazione che vincerà? La Danimarca, che grazie al ripescaggio vinse il trofeo e Laudrup vide suo fratello Brian diventare campione d'Europa. Era il suo grande rimpianto e ancora oggi, l'ex calciatore ricorda ancora quella clamorosa vittoria del suo paese. Prese parte anche ai mondiali del 1986 e del 1998 rispettivamente in Messico e in Francia. L'unica vittoria con i biancorossi sarà la Confederations Cup nel 1995 o meglio la Coppa Re Fahd.

Terminata la carriera calcistica, Laudrup decise di intraprendere la carriera da allenatore. Inizia come vice commissario tecnico della Danimarca fino al termine del girone di qualificazione per i mondiali 2002. Viene poi chiamato dal Brøndby. Con i gialloblù vinse tre trofei: la Coppa di Danimarca nel 2003 e il double campionato-coppa. Nel 2007 viene scelto come nuovo allenatore del Getafe e riesce a conquistare la salvezza. Dopo una breve parentesi con lo Spartak Mosca, il danese viene scelto dal Maiorca per guidare la panchina delle Isole Baleari. Riesce a fermare a sorpresa, il Real Madrid di Josè Mourinho alla prima di campionato. La stagione si concluderà con l'ennesima salvezza. Il 15 giugno 2012, venne ingaggiato dal Swansea City. L'anno successivo, riesce a vincere la Coppa di Lega, ottenendo così la qualificazione all'Europa League. L'avventura con i gallesi durerà fino al 2014 quando viene esonerato a causa di alcuni risultati negativi. Dopo questa esperienza, Laudrup si trasferisce in Qatar dove vi rimane fino al 2018.
Un calciatore che ha dato tanto nel corso della sua carriera calcistica. Aveva rinunciato all'europeo in Svezia, ma rimane ancora oggi tra i migliori attaccanti e centrocampisti nella storia del calcio europeo.

Ci vediamo prossimamente con la seconda stagione.
Un abbraccio Pasqui.