Torino ha portato bene al Milan. Tre gol domenica contro la Juve e sette ieri contro i granata. Un totale di dieci reti tenendo inoltre inviolata la porta. Dodici gol se contiamo anche la partita contro il Benevento che è stata l’inizio di questo mini ciclo di vittorie che deve portare i rossoneri a raggiungere l’obiettivo Champions League.
Il Milan ha quasi centrato la qualificazione, gli manca l’ultimo tassello e poi si potrà fare festa e organizzare, con calma, la prossima stagione.
Cosa manca? Manca sicuramente un’altra vittoria e la partita di domenica, in casa contro il Cagliari, può essere l’occasione giusta. Troverà una squadra che è vicina alla salvezza e che, nelle ultime settimane, ha venduto cara la pelle per ottenere risultati importanti per la sua classifica. Che proverà a fare quel punto che gli manca ma il Milan, visto nelle due gare di Torino, ha ritrovato compattezza e la squadra è ritornata a giocare come nella prima parte di campionato.

Ma soprattutto è la prestazione la garanzia che il Milan farà di tutto per arrivare alla meta. Quella prestazione che, come ho sempre detto, dà maggiore valore alle vittorie e le arricchisce, e nei giornali si riparla del gioco del Milan e della spinta che viene da esso. Quel gioco smarrito nella seconda fase del campionato ma non dimenticato. È bastato riavere una condizione fisica accettabile, modificando alcune situazioni di gioco per far ritornare il Milan che bene aveva fatto e di cui tanto si era parlato.
Quella prestazione aveva illuso alcuni, tanto da far parlare di occasioni sprecate e di un allenatore non adatto a gestire l’alta classifica. Ma nulla era casuale e niente era occasionale! Il Milan era ed è un gruppo solido, consapevole della propria forza, che doveva solo ritrovare ritmi ed intensità tali da portare avanti il proprio gioco e una condizione fisica, in alcuni uomini chiave, che avrebbe poi fatto la differenza.
Per alcuni tutto, invece, era dovuto, ricordavano solo chi siamo ma non da dove ripartivamo. Dimenticavano le assenze perpetue che hanno colpito la squadra e la difficoltà di tenere la barra dritta quando, in realtà, si era già fatto il massimo.

Ma la squadra in tre turni di campionato è ripartita ed ha risposto alle troppe critiche gratuite ricevute. Al di là del risultato, la partita contro il Torino è stata perfetta e giocata di squadra. Con compattezza e precisione per i granata non c’è stato nulla da fare e i rossoneri non sono mai stati messi in difficoltà. Anzi, hanno potuto amministrare a proprio piacimento la gara, e l’assenza di Ibra non è stata un peso ma un’occasione.
Quella chance di dimostrare che non esiste una dipendenza dallo svedese, valore aggiunto di questa squadra, perché chi entra in campo ha la voglia e la possibilità di esprimersi al meglio. Ieri è toccato a Rebic prendere (o riprendere) la scena con una tripletta in scioltezza. Ma importanti sono stati anche i gol di Kessié, Hernandez e Diaz.
Ma la gara contro il Torino, oltre al risultato, ha messo in evidenza alcune situazioni che meritano di essere sottolineate:

  • Romagnoli non gioca più. Romagnoli ha perso la titolarità in questo Milan. Un segnale a lui e al suo procuratore, visto che tra poco si dovrà decidere se continuare ad andare avanti, e quindi rinnovare per tempo il contratto in scadenza 2022, o salutate il ragazzo cercando una squadra ideale per il suo futuro. Per alcuni Romagnoli deve rimanere perché è difficile comunque trovare nel mercato un sostituto con le sue caratteristiche ad un prezzo accessibile, e in ogni caso Kjaer necessita di un cambio all’altezza. Per altri, invece, non ci sono le condizioni per andare avanti in quanto il processo di crescita del ragazzo si è fermato.

In ogni caso l’allenatore, al di là di questi discorsi che sono relativi alla prossima stagione, ha fatto una scelta e la coppia Tomori-Kjaer è oramai una certezza.
Romagnoli non è più da tempo un titolare ma una riserva, utile alla causa, ma pur sempre una riserva. Perché si è arrivati a questo? Non penso sia un problema il contratto, altrimenti anche Gigio sarebbe stato messo in panchina. Probabilmente, chi sostituisce il capitano è tatticamente più indispensabile di lui per la squadra e per l’allenatore. Tomori ha conquistato il Milan e sarebbe lesa maestà non riscattarlo; Kjaer depennato dal bel gioco di Gasperini è diventato anche lui, nonostante l’età, indispensabile. Una soluzione va trovata per il futuro perché questa situazione non è applicabile, visto l’ultimo anno di contratto, e soprattutto perché il Milan dovrà successivamente valutare anche altri prospetti. Ma sta di fatto che Romagnoli anche domenica col Cagliari, rischia, salvo ripensamenti o turn over, di sedere di nuovo in panchina.

  • Un’altra certezza è stata che il Milan ha conservato per la terza volta di fila la porta inviolata. Prima di questo ciclo di partite era venuta a mancare per molto tempo. L’ultima volta fu il 7 marzo nella trasferta di Verona. Successivamente sette gare dove Donnarumma ha dovuto raccogliere il pallone dalla sua porta, che sono costate anche punti importanti nel cammino Champions. Nel momento più importante della stagione, il Milan, ha serrato le fila e si è messo a difendere meglio.
  • Il terzo aspetto riguarda Ibra. Il Milan senza lo svedese non è più forte o più debole, non è prioritario in questo momento rispondere a questo quesito ma, quando è in condizione e gioca come sa, con la prestazione riesce a sopperire la sua assenza. La prestazione è la strada maestra da seguire, senza questa il Milan si smarrisce e perde una buona dose della sua forza che ha acquisito anche grazie alla crescita di squadra. Lo spartito di cui parlavo e che era ben visibile nella prima parte del campionato non è stato dimenticato. È stato riammodernato e in questo è stato bravo Pioli a riconoscere che era arrivato il momento di dare un cambio di passo e arricchire l’offerta formativa.

Una nuova nota in questo spartito è stato Brahim Diaz.

  • Ad inizio campionato su Brahim Diaz, vedendolo giocare, i tifosi avevano già scelto di rimandare al mittente il dono offerto in prestito dal Real e andare alla ricerca di un nuovo giocatore per la stagione 2021-22. Pian piano il ragazzo è entrato nei pensieri dell’allenatore che, nella partita contro la Juve, decide di dargli fiducia dal primo minuto, collocandolo in una posizione particolare, e questa fiducia viene ripagata.

La prestazione, oltre al gol, è stata riofferta nella gara successiva contro il Torino e tra i due c’è riconoscenza e si vede. Nel momento della sostituzione l’abbraccio e le facce di Pioli e Diaz dicevano tutto. Che Diaz fosse un giocatore tecnico non c’era dubbio, casomai era il fisico che ingannava le sue prestazioni e le condizionava. Il ragazzo ha capito come muoversi e come difendersi e, probabilmente, un altro anno al Milan sarebbe opportuno per lui e per la società. Lui si troverebbe già in una realtà che conosce bene e, con un anno in più, essere ancora più decisivo. Il Milan si ritroverebbe ad avere un giocatore che conosce e non dovrebbe andare a cercare un sostituto sul mercato, investendo magari in altri settori del campo.
Un vantaggio bilaterale, ma spetta al Real decidere. Da quello che circola dalla Spagna il ragazzo è monitorato e le recenti prestazioni non sono passate inosservate anche da altre società. Il Real ed il Milan si siederanno ad un tavolo per trovare un accordo che magari sarà ancora di un prestito secco, cercando di mettere in mezzo un eventuale diritto di riscatto, ben sapendo che la situazione sul ragazzo è cambiata rispetto ad un mese fa.

  • Il quinto aspetto da prendere in considerazione dalla partita di ieri è Leao. Ieri è partito dalla panchina ed è subentrato a risultato acquisito. È stato autore di un assist ed ha dimostrato di trovarsi bene negli spazi, che attacca in velocità cercando poi il compagno da servire. Va a sbattere quando non trova sbocco e diventa insipido quando non incide nella partita diventando anche il centro dei commenti negativi dei tifosi. La realtà è sempre quella ovvero: o il ragazzo capisce in fretta di avere delle potenzialità oppure, per il bene suo e del Milan, sarebbe opportuno fare una scelta diversa. Voci di corridoio parlano di lui e Romagnoli sacrificabili sul mercato di fronte ad offerte importanti. Salvo ripensamenti, vale lo stesso discorso di Alessio, domenica dovrebbe partire di nuovo dalla panchina con un unico cambio (fuori Castillejo e dentro Saelemaekers) e quindi Rebic davanti falso nueve e dietro, insieme al belga Chala e Diaz.

Nel suo assist a Rebic va sottolineato che un altro, al suo posto, avrebbe cercato la conclusione a rete, invece ha fornito un passaggio tipico del giocatore propenso a far segnare i compagni. Gli va dato merito per questo ma la cosa più importante è che lui decida di dare continuità al suo gioco senza sprecare le occasioni che gli capitano. Rimangono solo due partite e forse una decisione è stata presa in merito, sta a lui cercare di far cambiare idea alla società, anche se penso che con un’offerta adeguata il ragazzo verrà ceduto.

  • L’ultima considerazione che ci ha regalato la partita di ieri riguarda Hauge. Il Casper del Milan! Casper come il fantasmino visto che oramai non si vede in campo e ieri, nonostante il forte divario dato dal risultato, Pioli ha scelto di non inserirlo. Se Hauge non gioca neanche con un risultato così ampio, mi chiedo quando potrà accadere. Vuol dire che c’è qualcosa che non va! Sarebbe bello e opportuno saperlo. Soprattutto conoscere se il ragazzo si è perso, se non è in condizione e non offre garanzie, o se il Mister proprio non lo vede. Non c’è spazio per lui? Quelli che entrano sono in partenza migliori di Hauge? E quali sono le intenzioni future? Si aspettano novità in merito.

Quindi Torino-Milan non ci lascia solo un risultato rotondo, una prestazione esaltante, ma anche una serie di situazioni che andavano messe in evidenza.