Mi chiamo, anzi forse sarebbe più giusto dire mi chiamavo, Emiliano.
Facevo il calciatore. Non ero certo un campione, di quelli universalmente conosciuti che riempiono le prime pagine dei giornali. Diciamo che me la cavavo, ero quello che si definisce un onesto mestierante. 

Sono nato ventotto anni fa in Argentina, nella provincia di Santa Fe. La mia famiglia discende da emigranti italiani. Ho iniziato a tirare i primi calci ad un pallone in strada come quasi tutti i bambini qui da noi. Un pallone fatto di stracci, un sogno nel cuore e Gabriel Batistuta come idolo.
Ero alto e forte per la mia età e segnavo parecchio così fui notato prima da un piccolo club della mia città e poi da un club satellite creato dalla squadra francese dei Girondins de Bordeaux qui da noi, una delle province argentine più colpite dalla crisi del 2001.

Quando ormai avevo quasi vent'anni e pensavo che il sogno di diventare un calciatore professionista fosse tramontato, invece arrivo' la mia prima grande occasione. I Girondins mi proposero un contratto. Inizialmente ovviamente avrei fatto parte della squadra riserve. Poi si vedrà...
Gli inizi in Francia non furono certo dei più facili. Ero solo, in un paese straniero, lontano dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia sorellina Romina che mi considerava il suo eroe, il suo gigante buono. Tutto era nuovo, tutto era diverso, la lingua, il cibo, le abitudini. L'allenatore poi praticamente non mi vedeva.
Fui mandato in prestito, serie minori, campetti un po' spelacchiati di provincia, prima ad Orleans e poi a Niort. Pensai di mollare ma il calcio era la mia vita. Tenetti duro ed alla fine raggiunsi il mio obbiettivo, debuttare in prima squadra con i Girondins e segnare il mio primo gol in una partita di Ligue1.
Ma ciò con fu sufficiente per meritarmi la conferma ed a gennaio andai in prestito al Caen, una squadra che lottava per non retrocedere. Al termine della stagione passai al Nantes questa volta a titolo definitivo. E lì la mia carriera iniziò, perdonatemi il gioco di parole, a decollare.
Nel frattempo in Francia avevo conosciuto Berenice, una ragazza argentina che muoveva i suoi primi passi nel mondo della moda. Il nostro fu un grande amore, profondo, intenso e pulito. Purtroppo finì, ma rimanemmo buoni amici.
Quello al Nantes fu il periodo migliore della mia carriera. Con il tecnico Claudio Ranieri si era creato un feeling speciale. Al punto che dietro suo suggerimento si profilo' la possibilità di una mia convocazione nella Nazionale Italiana, grazie alla mia famiglia paterna possedevo la doppia cittadinanza. Il tecnico Roberto Mancini venne un paio di volte in Francia per osservarmi dal vivo. 
E pochi giorni fa arrivò a sorpresa quella che sembrava essere l'occasione della mia vita: la Premier League inglese ed il suo mondo fatato. Naturalmente non un top club ma una piccola squadra che lottava per la salvezza, il Cardiff City. Però il progetto era interessante e lo stipendio quattro volte superiore a quello che percepivo al Nantes. Accettai senza pensarci troppo. L'indomani ero già in sede a firmare il contratto.
Però mi dispiaceva andarmene così come un ladro, senza salutare tutti quelli con cui avevo condiviso momenti indimenticabili a Nantes. Chiesi ed ottenni un paio di giorni di permesso e partii.
Sarei dovuto ritornare prendendo prima il treno veloce fino a Parigi e poi un aereo di linea per Londra, in tempo per aggregarmi al ritiro e debuttare nel turno di Coppa di Lega. Ma a Nantes avevo lasciato molti amici, facemmo festa e persi il treno che mi avrebbe dovuto portare a Parigi.
Poiche' non volevo iniziare male la mia avventura inglese presentandomi in ritardo, mi venne in mente una folle idea. Noleggiare un aereo da turismo che mi portasse direttamente a Cardiff. Ormai potevo permettermelo.
Così tramite internet contattai un'agenzia specializzata che organizzò il tutto. 
Quasi subito mi pentii della mia idea, l'aereo, un Piper, era un vero e proprio catorcio dell'aria ed il pilota, un signore di una certa età piuttosto imbolsito, non mi ispirava certo fiducia. Inoltre il tempo non era dei migliori. Pioveva a dirotto.
Cercai di sdrammatizzare con gli amici che mi avevano accompagnato alla partenza, ma la verità era che me la stavo facendo sotto. Poco dopo il decollo la pioggia aumento' a dismisura ed il pilota perse il controllo. 
La vita è scivolata via dal mio corpo senza quasi che potessi rendermene conto... ed ora giaccio in fondo al mare. 

Spero ovviamente che la mia libera ricostruzione della vicenda si riveli pura fiction e che Emiliano Sala possa essere ritrovato ancora in vita...