Ho sempre seguito con attenzione il Napoli di Spalletti, che aveva una caratteristica. Per 30-35 minuti si scatenava impedendo all'avversario di ragionare o anche solo respirare. Poi, dal momento che è dispendioso scatenarsi, se in quei 30-35 minuti aveva chiuso la partita, tutto bene. In caso contrario... l'avversario rialzava la testa. La partita di ieri fra Italia e Ucraina non si è discostata molto dal clichè descritto.

Rebrov aveva schierato la sua squadra con un 4-4-2 dinamico, pronto a diventare gradatamente un 4-4-1-1, poi un 4-5-1 e infine un 5-4-1 man mano che l'Ucraina veniva schiacciata verso la propria porta. Questo schieramento è apparso molto by-the-book, troppo da manuale, eccessivamente scolastico insomma. E forse questa pulizia tattica ha finito per rendere  più agevole le percussioni della squadra di Spalletti, con i lanci di missili azzurri che si fiondavano in area, impedendo agli avversari di ragionare nei 30-35 minuti iniziali.

Spalletti ha provato Raspadori punta centrale, mentre lo scorso anno lo schierava qualche metro dietro Osimhen. Considerando che ieri non c'era Osimhen, la cosa aveva una logica, anche se Raspadori sembra un personaggio in cerca d'autore ovvero qualcuno che non ha ancora trovato il suo ruolo. Si è impegnato molto, ma si è mangiato qualche goal, cosa che non è veniale in un centravanti. C'è sempre la storia del centravanti che apre gli spazi, ma spesso questa scusa viene trovata per giustificare le prestazioni di qualche ciabattone, non di un ragazzo tecnico come l'ex-Sassuolo. Un centravanti qualche gol lo deve fare, specie se è facile.

Peraltro, in occasione del secondo gol, Raspadori è sembrato anche chiudere lo spazio a Frattesi, incursore principe degli azzurri, sul quale va fatta una notazione in ottica derby. Rimane un mistero la trattativa del Milan per questo giocatore, sul quale Marotta era risaputamente in vantaggio, più notoriamente che per Thuram. Perché trattarlo dunque, offrendo peraltro meno dell'Inter? Non se ne parla più, perché Furlani e Moncada sembrano avere una scorta di indulgenze per le trattative fallite, laddove al monumento Maldini non è stato mai fatto alcuno sconto. Di errori Paolo ne ha commessi, ma glieli hanno elencati tutti, compresi quelli che errori non erano.

Abbiamo detto che l'ottimo Frattesi si è prodotto nelle incursioni più efficaci e, non a caso (il caso e la fortuna esistono solo nell'immaginario dei perdenti), ha siglato i 2 gol. In occasione del primo ci ha messo la zampa Zaccagni, autore di una buona prestazione, che a onor del vero (come Orsolini), nelle nazionali del passato non avrebbe fatto neanche il portaborse (segno dei tempi...).

Dopo una trentina di minuti, quando l'Italia sembrava avviarsi a una goleada, gli Azzurri si sono obnubilati per il classico quarto d'ora opaco di fine primo tempo delle squadre di Spalletti. Quando vai in overboosting per 30-35 minuti, il fisico deve rifiatare e la mente rischia di andare altrove, se non entrambe le cose. L'assist per Yarmolendo, infatti, venuto dopo un batti e ribatti, l'ha fatto il povero Di Marco, che dalle inquadrature è apparso avere lo sguardo annebbiato, come se non afflusse più sangue al cervello.

Nella ripresa è sembrato che l'Ucraina passasse alla difesa a 3. In realtà lo schieramento in fase difensiva ripeteva i movimenti del primo tempo, solo che, essendo in svantaggio, i discendenti di Oleg il Santo dovevano far salire più uomini per pareggiare. L'Italia, allora, comunque molto prudente (perché il meglio lo aveva dato) saliva più facilmente quando riprendeva palla a centrocampo.Trovava spesso una linea arretrate di 3 avversari e il centrocampo ucraino un po' scompaginato.

Erano 3 e molto buone le occasioni degli Azzurri, compresa una traversa del neo-entrato Immobile. Gli Ucraini ne avevano una sola, capitata sulla chioma rossiccia di Konoplya. Non aver concretizzato ciò che gli Ucranini avevano lasciato, quindi, teneva sulla corda Spalletti e i suoi fino al 93° più una manciata di secondi.

All'uscita, Spalletti sbottava contro chi gli faceva notare che l'Italia aveva sofferto un po' troppo. E forse aveva ragione a dire che in una partita come quella non si poteva pretendere che l'avversario non venisse avanti. Il problema, secondo lui, era che le occasioni azzurre non si erano tramutate in gol. 

Erano argomentazioni convincenti, ma non al 100%. Il palleggio dell'Ucraina in fase avanzata è stato in certi momenti troppo agevole e indisturbato e il commissario tecnico, persona intelligente, lo ha comunque capito. D'altronde le occasioni da gol, per paradossale che sia, sono fatte per essere... sbagliate. Avete mai visto una partita in cui se hai 6 occasioni fai 5 gol? Forse sì, se ne sono viste, ma non molte. Il fatto è che il gioco di Spalletti è quello. Mi spiego, o chiudi nella mezz'ora d'inferno, quello in cui gli avversari vedono i diavoli apparire fra sbuffi di fumo, oppure cala un gelido inverno in cui, occasioni o non occasioni avute, tremi di freddo fino alla fine.

E' stato scelto Spalletti? I suoi pregi e difetti si conoscono, quindi si dovrà cercare la vittoria con i metodi di Spalletti, i cui limiti dovrebbero però essere noti anche allo stesso tecnico. Per fortuna, salvo cavolate, con un punto in più e una partita in meno dell'Ucraina, l'Italia ha la qualificazione in discesa, anche se la strada è lunga.

Pur non eccezionale, Gnonto ha fatto miglior figura di un altro ragazzo rampante del calcio europeo, quel Mudryk apparso troppo concitato e frenetico, laddove Gnonto ha badato più alle cose semplici.

Spalletti non ha apprezzato, questione di punti di vista.