È troppo.

Lionel Messi fa parte, insieme a Pelé, Maradona, Ronaldo e Cristiano Ronaldo, della lista dei calciatori più forti di tutti i tempi. Niente e nessuno potrà cancellare questi lunghi anni in cui l’argentino ha fatto divertire chiunque, a prescindere dal tifo. Insieme al suo rivale lusitano ha creato un dualismo unico nella storia dello sport, che ha permesso agli amanti del pallone di godersi prodezze e numeri senza precedenti. Due campioni di questo calibro nella stessa epoca e che abbiano mantenuto una costanza così leggendaria, oggettivamente, non ve ne sono stati. Non voglio perdermi in lusinghe, perché sarebbe superfluo: Messi è Messi. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, però, è francamente qualcosa di incredibile e per certi versi inspiegabile. La vicenda è abbastanza semplice: il club e l’entourage del calciatore non hanno trovato un accordo, anche (ma non solo) per via di alcuni paletti della federazione spagnola da rispettare. Il calciatore andrà a giocare per conto di un’altra società, con la quale parrebbe aver trovato un’intesa. Una scelta discutibile ma compiuta. Punto. E invece, nella seconda domenica di agosto dell’anno 2021, mentre da una parte del mondo terminavano i Giochi Olimpici, dall’altra abbiamo dovuto sorbirci una conferenza stampa che ha dentro dei passaggi che se non possiamo ritenere offensivi poco ci manca. E ce li saremmo volentieri risparmiati tutti.

Ricomincio da zero”. Sarebbe facile fare populismo e tirare fuori migliaia di esempi in cui le persone non hanno davvero nulla nella propria vita, che si ritrovano a dover ripartire daccapo e sono costrette a rimboccarsi le maniche. Letteralmente. È evidente che questa frase detta da lui si riferisca all’aspetto del gioco, al fatto che dopo venti anni si troverà in uno spogliatoio diverso, in uno stadio differente, in un Paese che non è né quello di nascita né quello di adozione. Per carità, è chiaro, ma possiamo sommessamente affermare che è davvero stridente sentire il calciatore più pagato del mondo utilizzare un’espressione del genere? Senza banalizzazione, ma se, come sembra, dovesse guadagnare 35 milioni di euro l’anno, dove sarebbe lo zero? Mi ricorda tanto un personaggio della serie televisiva “Boris” che si ritiene sul lastrico perché le sue disponibilità economiche residue sono pari a 30 milioni (neanche a farlo appositamente). La commozione umana è comprensibile. È immaginabile sentir dire che gli sarebbe piaciuto restare a vita, che avrebbe perlomeno voluto salutare i tifosi. Queste sono frasi forse prevedibili, ma che nel contesto ci stanno. E nonostante io sia deluso dal suo comportamento, riconosco che avrebbe meritato il Camp Nou pieno: se non per lui, per chi? Sentire invece parlare di umiltà, di “momento più complicato della carriera”, di “cambio che va accettato e assimilato”: ecco, questo, in tutta sincerità, sarebbe stato evitabile. E allora, nella consueta lotta con CR7, stavolta la Pulce perde tantissimo. Perde perché il suo avversario non è mai stato una bandiera e non ha mai dato l’impressione di volerlo essere. Lui, invece, sì. Attenzione, ribadisco che prima di lui il Barcellona era già una squadra storica e che dopo di lui è divenuta fantascientifica ed iconica. Non sto parlando dell’aspetto tecnico, bensì di questo addio. Alcuni sostengono che Messi sarebbe stato disposto a dimezzarsi l’ingaggio allungando la durata del suo contratto, portando l’esempio del lavoratore a cui viene proposto di guadagnare la metà e di lavorare per più tempo a queste condizioni: signore e signori, ma che ragionamento è? Possibile che non si colga la differenza abissale tra i milioni proposti al campione e l’eventuale decurtamento di uno stipendio mensile per vivere dignitosamente? Stiamo parlando di un fuoriclasse che ha reso grande il club catalano e viceversa. Non dimentichiamoci i compagni di squadra che hanno reso i blaugrana la squadra più affascinante del pianeta. Non dimentichiamoci della fiducia riposta, della voglia di far emergere un talento cristallino che qualcuno frettolosamente voleva riporre in un cassetto.

Messi avrebbe potuto fare qualcosa di eccezionale, qualcosa che sarebbe rimasto negli annali e che lo avrebbe reso unico: firmare in bianco. A qualsiasi cifra, a qualsiasi condizione gli fosse stata posta. 34 anni, uno in meno dei titoli vinti in questi anni, ha guadagnato in carriera quanto il PIL di un piccolo Stato, ha ottenuto gloria, riconoscimenti, acclamazioni a scena aperta. Ma cosa si può volere di più? Ripeto, non mi va di fare moralismo o di giudicare le scelte, è solo che dinanzi a una delle ultime grandi storie d’amore del calcio moderno ci si aspettava un finale differente. Soprattutto in questo periodo storico, in cui tutta l’economia globale è alle corde e lo stesso mondo del calcio si trova alle strette. Sarebbe stato un gesto meraviglioso vedere il suo più grande interprete compiere un gesto controcorrente, nell’unica direzione che può salvaguardare il gioco più bello di ogni tempo: la riduzione dei costi. Se lo avesse fatto lui, avrebbe dato una scossa a questo trend insostenibile.

Legittime, di contro, le dichiarazioni sulle ambizioni: vuole vincere finché il fisico glielo consente. Lucida affermazione e condivisibile da chi vive la competizione. Il problema è che si è sempre voluto sbandierare un legame affettivo che andasse oltre ogni aspetto, il quale invece si è dissolto e non per motivazioni tecniche. Fosse andato via l’anno scorso, nel momento in cui il rapporto era giunto ai minimi storici, forse gli appassionati e soprattutto i sostenitori catalani se ne sarebbero fatti più facilmente una ragione. E invece, non solo il Barcellona perde la stella più luminosa della sua storia, ma lo fa senza guadagnare un euro. Avere Messi in squadra e non riuscire a monetizzare neanche la sua cessione è un colpo pazzesco: altro che Lukaku e l’Inter! Adesso, forse, la sua dimensione semidivina verrà ridotta, si tornerà a guardarlo in modo più umano, perché si possono invocare tutte le restrizioni imposte dalla Liga che si vogliono, ma un modo per poterlo trattenere, a costo di qualche sacrificio da parte del calciatore, si sarebbe potuto trovare. E invece potrebbe entrare a far parte del “Dream Team”, la squadra del popolo, la difesa a spada tratta contro le derive della Superlega: l’aura di romanticismo che aleggiava sul campione argentino sta lentamente svanendo.

Che delusione, Leo. Nell’eterno confronto, io ho sempre sostenuto di apprezzare più CR7 per il fatto che ha dimostrato che con impegno, perseveranza e voglia di superare i propri limiti si può migliorare e raggiungere ogni sogno o aspettativa. Tu, al contrario, sei il sogno. Qualcosa che non è allenabile, un dono naturale che ovviamente è stato maturato (ci mancherebbe), ma quei tocchi, quelle invenzioni, quell’estro: tutto ciò va oltre la preparazione atletica. Se, dunque, ho sempre preferito CR7, ciò che mi piaceva di te era la simbiosi creata con la tua squadra e città di adozione, oltre al tuo smisurato talento. Un legame così forte da sembrare indissolubile, quasi come fosse una certezza vederlo con quella casacca. E invece siamo arrivati al punto di rottura. Avrei preferito avessi preso una decisione coraggiosa anni fa, quando in molti ti criticavano per non aver mai abbandonato la “comfort zone”. Avresti potuto far arricchire (giustamente) il tuo club e avresti potuto dimostrare a tutti che persino lontano dalla Spagna eri il numero uno. Anche in questo, invece, a mio avviso hai perso il confronto con il portoghese: andare al PSG è una scelta troppo comoda, troppo semplice, troppo facile, sebbene tremendamente rischiosa per un altro verso. Ti immagini cosa dovesse succedere se non dovessi portare la Champions League sotto la Tour Eiffel con una rosa del genere? Saresti il primo imputato. E la tua carriera non merita un finale non consono alla tua qualità strepitosa. Ormai il dado è tratto e a meno di stravolgimenti la Francia sarà il tuo nuovo torneo. Auguri, ma sappi che stavolta hai fatto restare male tanti tuoi ammiratori. Succede: oneri e onori di essere uno dei più grandi. E questo, nessuna conferenza discutibile lo cancellerà mai. Su questo, non vi sono dubbi.

 

Indaco32