La storia inizia dalla città di Rosario in Argentina, l'ossessione un po' più a Sud nei pressi di Lanus, praticamente Buenos Aires, ha un nome (precisamente due) e un cognome di origini italiane proprio come lui Diego Armando Maradona.

La verità è che mai nessuno avrebbe mai immaginato neanche nei sogni più fantasiosi di trovare qualcuno di anche solo paragonabile al pibe de oro. In molti negli anni si sono succeduti, da Batistuta a Riquelme, fino a Saviola e Aimar, poi è arrivato lui: la pulga Lionel Andres Messi, il miglior giocatore del calcio moderno (non me ne voglia CR7).

La verità è che in un calcio così metamorfizzato e proiettato verso la fisicità combinata alla potenza il solo fatto che esiste e siamo vissuti per vederlo dovrebbe gratificarci, Lionel ci ha fatto emozionare anche se la nostra fede era rivolta ad un altra bandiera.
Messi ha l'onore ma soprattutto l'onere di portare la maglia più pesante della storia, sotto il nome dell'uomo e del calciatore più importante della storia davanti al pubblico più difficile della storia.
L'errore più grande di Leo allora non potrebbe essere semplicemente il bisogno necessario dell'accostamento?

Non bisogna mai dimenticare di chi stiamo parlando, parliamo del più giovane Pallone d'Oro di sempre, di uno che non ha fatto rimpiangere di sicuro El Gaucho a Barcellona e vi posso assicurare che il brasiliano era molto di più che una versione antropologica di Neymar.
Lionel Andres Messi ha il dovere di farcela e l'ossessione di essere il protagonista assoluto, dovrà riuscire a scrollarsi di dosso questo peso, passare la palla ai compagni proprio come Maradona fece con Valdano prima e Burruchaga poi.

Niente Mano de dios, niente figli illegittimi, niente polemiche e nessun problema con la droga, con ogni probabilità nessun goal "alla Maradona", questa volta non serve.
Questa volta che sia la volta buona, che sia la volta in cui ci si porta a casa la coppa e nient'altro e rimarrai nella storia.

Adelante Leo...Vamos Argentina!