Alcuni giorni fa, mentre guardavo l'incontro tra il Barcellona e il Liverpool, deliziato dalla maestosità del talento del calciatore argentino col numero 10 sulle spalle, ho ripensato al fanciullo invitto descritto dal filosofo Eraclito, emblema del genio distruttivo di tutte le razionalizzazioni con le quali l'uomo tenta di imbrigliare l'irrequietezza, l'indeterminatezza del reale, nel tentativo di ricondurre l'ignoto al noto. Facendosi beffe del riduzionismo matematizzante del reale edificato dall'essere umano, il fanciullo invitto, simbolo del caso/caos primordiale, irrompe imprevisto nell'ordinato incedere delle cose rappresentato dalla scienza. L'analista, scioglie, scompone la realtà in frammenti al fine di ordinarla, controllarla e renderla familiare, cercando di vanificarne il carattere inquietante.

Allo stesso modo, il talento di Messi irrompe nella trama rassicurante delle cose ordita dall'allenatore avversario, allo scopo di soffocare l'essenza distruttiva del genio argentino e piegarlo alla legge della Ragione.
Fatica sprecata: senza alcun preavviso, il genio, dall'infinito abisso del suo talento puro, trae una pennellata irreale, fulminea, smascherando la vacuità di tutti i sistemi adottati per prevenire l'imprevedibile.

Le disquisizioni tattiche dei vari commentatori aggrappati ai loro manualetti lasciano il posto all'incanto della pura creazione abissale: niente futili barocchismi, un lampo fulmineo, uno squarcio abbacinante, perfetta identità di pensiero ed essere e la rete si gonfia lasciando tutti esterrefatti. Poi gli applausi, infiniti, dei tifosi blaugrana.
La volontà di ridurre il gioco del calcio alla sua dimensione tattica è condannata al fallimento, troppi elementi concorrono a determinare lo sviluppo ed il risultato di una gara.
Come il fanciullo invitto di Eraclito, anche il genio calcistico si diverte a frantumare i muri che il pensiero innalza a difesa dell'imprevedibile e arginare il flusso ininterrotto e senza perché delle cose.

Come ha detto Allegri: il calcio è Arte non Scienza.
La Scienza è solo un esperimento, un artificio dell'uomo, una rete gettata sulla complessità del reale, la volontà di render familiare, prossimo ciò che appare essenzialmente distante e misterioso.