La notizia che tiene banco in questi giorni è legata a quale decisione prenderà Lionel Messi in merito al suo futuro calcistico. Lascerà veramente la Spagna e Barcellona? Dove giocherà il prossimo anno e quelli a seguire? Nell'analizzare questa situazione non possiamo dimenticare quale sia il suo legame con la squadra catalana dove gioca fin da quando era bambino. Non è un caso che Messi e il Barcellona siano un tutt'uno, un abbinamento ben più forte con quello, ad esempio, che lo lega alla sua Nazionale, l'Argentina che in moltissimi anni non gli ha regalato le stesse vittorie, ma al contrario, lo ha spesso rimproverato di non esprimersi agli stessi livelli di quando veste la maglia numero 10 blaugrana, al punto da non riconoscerlo come l'indiscusso numero uno mondiale, ma al contrario tenendolo sempre un passo indietro al "mito" argentino, Diego Armando Maradona, el pibe de oro.

Ecco perchè lasciare Barcellona non sarà certamente una scelta facile e potrebbe anche condizionarne le prestazioni sportive future. Se Messi è arrivato ad esprimere il desiderio di voler andare via è una decisione certamente maturata da tempo e non presa in questi ultimi giorni o condizionata dalla sconfitta, per quanto pesantissima, subita in Champions contro il Bayern Monaco. Quanto l'argentino sia influente e importante, in campo e fuori è sotto gli occhi di tutti, logico quindi aspettarsi che la tifoseria scenderà in piazza per dare voce alle proprie proteste e probabilmente a spingere il presidente Bartomeu a presentare le sue dimissioni, nel tentativo di scongiurarne la partenza.

Da osservatori esterni possiamo solo rilevare che la "fama" di Messi è talmente grande, da essere più importante del club per cui gioca e ciò non è certamente un bene, né per il Barcellona, né per il calcio spagnolo, che saranno entrambi penalizzati qualora il numero uno mondiale decida di giocare in un'altra nazione. Perchè faccio questa affermazione? Perchè Messi ha un seguito mondiale talmente numeroso che la squadra e il campionato che si assicurerà la sua presenza potrà tranquillamente bussare cassa a tutte le emittenti televisive, nella consapevolezza di poter mostrare il giocatore più forte al mondo. Comprare Messi, non è quindi solo un acquisto di Calcio Mercato, per rafforzare una squadra, ma piuttosto un'operazione costosissima per proiettarsi, anche senza vittorie, ai vertici della notorietà nel mondo del calcio e della comunicazione sportiva. A contenderselo sono tre "potenze emergenti", lo sceicco proprietario dell'inglese Manchester City, o quello della francese Paris Saint Germain, e Suning, il ricchissimo presidente cinese, dell'Internazionale di Milano.

Sono in molti a scommettere che Lionel sceglierà il campionato Inglese, andando a giocare nella squadra allenata da Pep Guardiola ex allenatore proprio del Barcellona. Personalmente sono di tutt'altra opinione, non certo perchè abbia delle notizie, ma affidandomi esclusivamente a queste considerazioni. Lingua, clima, cucina, storia, sono già motivi sufficienti per avvicinarlo molto di più all'Italia che all'Inghilterra, nazione non proprio amatissima dagli argentini, dove anche una guerra ne ha accentuato le divisioni. Senza dimenticare che l'Inter ha visto moltissimi giocatori argentini indossare la sua gloriosa maglia e Zanetti tutt'oggi è uno dei dirigenti più importanti della Società. Se il Manchester City pochi mesi fa, ha rischiato di essere estromesso dalla Champions e difficilmente potrebbe giustificare questo acquisto, Suning è pronto a coinvolgere anche il Governo Cinese, in un'operazione che avrebbe risonanza mondiale. Non a caso l'immagine di Messi proiettata sul Duomo di Milano, serviva si a creare curiosità, dimostrando più la fattibilità dell'operazione che la voglia di esibirsi, poco consona agli orientali.

Un contratto da cinque anni, tre in Italia e la fine della carriera in Cina, osannato come un re, spostando gli equilibri mondiali e garantendo al nostro campionato di tornare ai vertici mondiali come succedeva alla fine degli anni ottanta. Un enorme beneficio per tutte le squadre. Nessun Presidente italiano potrebbe avventurarsi in un'operazione così importante e costosa e Moratti e Berlusconi lo avevano capito già molti anni fa.