Oggi mi sono svegliato presto per andare a lavorare e pensavo di recitare il Confiteor (la preghiera penitenziale della celebrazione eucaristica in rito romano), soprattutto nella parte in cui si prende e si batte la mano, per tre volte sul petto, e si pronuncia la frase "Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa" (mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa).
A chi volevo chiedere perdono? In primis al mio Milan. Nonostante la mia passione rossonera non sia mai stata scalfita (nella buona e nella cattiva sorte come annunciava quel rito che accomuna due persone), trovo corretto continuare a parlarne anche quando le cose non vanno bene. Un po' come farebbe un padre col proprio figlio, altrimenti si corre il rischio di mettere la testa sotto la sabbia, tralasciando tutto il resto.
In secundis anche a coloro che, pur non apprezzando il mio ragionamento, si ritroveranno a mal digerire le mie parole, trovandole poco consone o addirittura dando patenti di milanismo. In quest’ultimo periodo infatti è molto complicato parlare della nostra squadra, perchè ogni "critica" viene vista come un atteggiamento non da tifoso, dividendoci in fazioni che cercano di prevaricare l'una sull'altra.
Ricordando sempre che il Milan viene prima di tutto e resterà sempre a discapito dei vari giocatori, allenatori, dirigenti e proprietari, ma con esso rimarranno anche i veri tifosi che lo seguono! Allo stesso tempo il diritto alla critica non deve esser assolutamente visto come un scendere dal carro e salirci appena le cose andranno bene. Infatti, tutti coloro che tifano Milan, vogliono il bene della società e nessuno remerà mai contro. Parlare di Milan aiuta, casomai come dicevo, è mettere la testa sotto la sabbia che è controproducente.

Ieri sera, dopo aver letto sui social e sulle pagine web della visita di Gazidis a Milanello, numerose emozioni si sono affacciate al mio interno, ed il pensiero si è subito proiettato al giorno dopo e come la notizia sarebbe stata al centro di tutti i dibattiti. Ciò ha messo in secondo piano la partita di venerdì e il fatto che il Milan (pur partendo da sfavorito) si giochi tanto e, viste le difficoltà in campionato, vincere sarebbe la giusta occasione per dare un senso ad una stagione, che senso non ne ha.
Detto che la visita dell'amministratore delegato al campo di allenamento era nata soprattutto per avvisare i giocatori che la loro proposta, riguardanti le ultime tre mensilità, era stata accettata dalla società e galvanizzare la squadra, in vista della partita di Coppa Italia contro la Juventus. In realtà l'effetto sortito è stato il contrario.
Che Gazidis si sia mosso come un elefante in una cristalleria è assodato dal fatto che ne è scaturita una chiacchiera evitabilissima. La squadra, mediante i propri rappresentanti, ha voluto far sentire la sua voce. Non è stata gradita, infatti, la scelta del manager anche alla luce della sua poca proprensione a presentarsi a Milanello. Proprio perchè non sono e non voglio passare per un "nemico" di quest'ultimo, anzi è giusto valutare quello che è stato il comportamento del manager durante la sua permanenza al centro di allenamento. In passato sono stato tra coloro che era ben felice del suo arrivo, in società, apostrofandolo come un top player. Ben presto, però, il mio entusiasmo nei suoi confronti è andato scemando, lasciando posto allo scetticismo e al dubbio che non fosse la persona adatta a calarsi in una struttura come quella italiana, ben diversa da quella anglosassone.
Alla luce di questo sarò onesto nel dire la mia.
Venendo da un campionato come quello inglese, che ha riti diversi dal nostro, da questo nascono le sue poche visite, anche se si è ripromesso davanti alla squadra di essere più presente, delegando ad altri (Maldini e Massara) i rapporti con i giocatori visto che fanno parte dell'area sportiva. Peccato che non sapendo quale sia, o perlomeno si è intuito, il futuro di Paolo e del direttore sportivo, sarebbe stato più opportuno che si calasse un po' più nella parte, come un Galliani qualsiasi che sapeva tutto e non faceva mai mancare il suo supporto alla squadra. Soprattutto per essere credibile davanti agli occhi dei tesserati e dei tifosi.
Dalla discussione sugli stipendi si è passati successivamente ad altre tematiche che non era il caso di prendere in questa fase. Ma sai, quando non vedi una persona da molto tempo ne approfitti prima che passi troppo tempo dal prossimo incontro. E, a quel punto Capitan Romagnoli, uno dei rappresentanti insieme ad Ibrahimovic (se mandi Ibra a parlare sai già come finisce), Begovic e Bonaventura. Su questi ultimi due, permettetemi mi sono venuti dei dubbi. Sul primo che è in prestito dal Bournemouth, sappiamo che non dovrebbero esserci gli estremi per una permanenza al Milan nella prossima stagione, sul secondo (che è stato un signore accettando subito la proposta di continuare a giocare fino a fine stagione corrente, nonostante il suo contratto scada il 30 giugno) il Milan ha deciso di non puntare più (e su questo possiamo discuterne). Mi lascia perplesso che ci siano stati anche loro nel chiedere informazioni sul Milan che verrà.

Romagnoli è stato il primo che ha preso la parola chiedendo il perchè di una visita tardiva e poco opportuna nei contenuti, nell'imminenza di un match decisivo. Successivamente sono stati Begovic e Bonaventura. Tutti hanno chiesto spiegazioni su una società poco presente. In questo quadro, però, va riconosciuto il merito a Gazidis di aver risposto a tutte le considerazioni fatte dai giocatori in questione, con un piglio pacato e mantenendo la calma ha risposto a tutte le domande, anche a quelle più scomode, relative alla proprietà. Mettendo l'accento come quest'ultima stia cercando di riportare in alto il Milan, nonostante abbia ereditato una situazione deficitaria per quanto riguarda i conti, ma la la solidità della proprietà e la voglia di investire nel Milan, tra cui la costruzione del nuovo stadio, sono cosa nota. Senza dimenticare che oltre ai risultati finanziari ci devono essere anche quelli sportivi e questi devono essere raggiunti altrimenti non si arriverebbe a quel salto di qualità tanto auspicato. Aggiungerei dicendo che vincere un trofeo, aiuta anche a stemperare gli animi e, visto che sarebbe il primo della gestione Elliott, non sarebbe male anche per loro. Inoltre, Gazidis ha chiesto ai giocatori il massimo impegno anche perchè ogni componente del club è sotto osservazione per il proseguo della stagione.
Su questo non mi va di criticarlo perchè non immagino cosa potesse dire di diverso. Come tutti i dirigenti ha provato ad allontanare le voci su possibili cambi in panchina o in società. E che altro doveva dire? Che Rangnick era il nuovo allenatore? Che Maldini sarebbe stato messo nella condizione di andare via? Che le decisioni erano state già tutte prese perchè si programma in anticipo e quest'anno, visto il poco tempo a disposizione, bisogna anticipare maggiormente i tempi?
Su questo un amministratore delegato è legittimato a dire una bugia, soprattutto per garantire il proseguo e la fine della stagione. Poi a fine corsa tutti i nodi verranno al pettine e con essa tutti gli annunci da fare. Il problema, casomai, è quando hai in squadra un leader come Ibrahimovic. Le tue buone intenzioni passano in secondo piano. E credo che un po' tutti si aspettassero questo epilogo. Come dissi in un vecchio articolo (Attento Milan: quando parla Sua Maestà Ibra) ponevo l'accento sul silenzio assordante dello svedese che, mediante i social, mandava segnali continui alla società, e quest'ultima avrebbe dovuto prenderli in considerazione. Ieri ha avuto l'occasione di dire chiaramente quello che era il suo pensiero senza fare nessuno sconto. Diretto come solo lui sa fare, senza neanche troppi giri di parole.
Fra tutte le frasi pronunciate sono state le parole di Ibrahimovic a fare più male, e a dare titoloni ai giornali.
Che tra i due non ci fosse empatia si era subito capito. L'addio di Boban non era stato digerito da Zlatan (ricordo ancora la sua partita contro il Genoa. Nonostante il gol era un Ibra diverso rispetto a quello ammirato precedentemente) e anche i silenzi societari non hanno aiutato. Quale occasione migliore incontrarsi finalmente dopo tanto tempo e dire le cose in faccia. Le parole di Ibra sono state pesanti e sicuramente lo hanno allontanato ancora di più dal Milan della prossima stagione. Infatti dicendo chiaramente che "Non è più il mio Milan, non c'è un progetto, se io sono qui è soltanto per passione" ha voluto "gridare" non solo alla società ma anche ai tifosi il suo malcontento.
Quest'ultimi, nella maggior parte dei casi si sono schierati dalla parte dello svedese, invece i più critici hanno voluto porre l'accento che la sua passione verso i colori rossoneri è ben pagata da uno stipendio da top player.
Partendo dal presupposto che tra Ibra e Gazidis scelgo sempre e comunque il primo, perchè come spiegato (facendo mea culpa) ho dovuto ricredermi sul suo modo di operare, e non sarei disperato se non lo vedessi più nel suo ruolo di amministratore delegato. Anche Ibra, comunque doveva aspettare un momento migliore, perchè ripeto la partita con la Juventus è la cosa più importante in questo momento. Tenendo presente che queste cose le ha dette in faccia e non a mezzo stampa, ma c'erano tempi migliori e adesso mordersi la lingua sarebbe stata cosa buona e giusta. Ma Ibra è così, e a noi piace così. Ma per il bene di tutti andrebbe seppellita l'ascia di guerra, almeno fino a quando c'è in gioco qualcosa di importante.
Ora quello che conta è stare vicini al nostro caro e vecchio Milan, tutti, anche con le nostre differenze di pensiero, sempre nel rispetto di tutto e tutti.
Forza ragazzi, ora la parola passa al campo!