Il nostro claim di Bonipertiana memoria è: "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta".
Dopo il purgatorio della Serie B la Juve è risorta come l'araba fenice ed è tornata, macinando successi, grazie a un assetto societario chiaro: Agnelli presidente, Marotta Amministratore Delegato, Paratici Direttore Sportivo. Scudetti a ripetizione, Coppe Italia, Supercoppe Italiane e una finale di Champions persa contro uno dei Barcellona più forti di sempre. Per l'ennesima volta la Coppa sfuggita all'ultimo step, fa scattare in Andrea Agnelli e in quasi tutto il mondo bianconero un meccanismo molto semplice: "bisogna fare uno sforzo in più per diventare stabilmente un Top Team, ci siamo quasi".
La Juve si snatura e arriva per oltre 90 milioni Higuain, poi Douglas Costa, poi Cristiano Ronaldo e l'anno successivo De Ligt. Un campione all'anno per colmare il gap con le altre, e sembra essere la scelta giusta con un'altra finale di Champions giocata nel 2017, i giocatori presi vengono ritenuti in grado di far vincere subito l'agognata coppa e addirittura di vincerla da sola, come nel caso del portoghese. 

In questi anni si rompe il meccanismo. Gli investimenti fatti su giocatori vicini ai 30 anni non danno i frutti sperati, il monte ingaggi si impenna vertiginosamente e in società Marotta non è più in linea con la strategia di Agnelli, quindi viene sollevato dall'incarico. Nedved e Paratici vengono promossi e cavalcano il nuovo corso bianconero. Spoiler: oggi possiamo dire che l'artefice dei successi juventini è stato Marotta, che andato all'Inter, in 2 anni ha rimesso a posto la squadra e, seppur con una società assente, è tornato a vincere. Ora l'Inter vale 600 milioni, quanto la Juve anche senza Hakimi e Lukaku, cioè 180 milioni in 2. 

E la Juve? Dal vincere sempre e comunque si passa al voler vincere giocando bene, quindi neanche Allegri va più bene e viene chiamato Sarri, semplicemente perchè a Napoli aveva fatto giocare benissimo quella squadra, senza considerare che la Juve non aveva la rosa adatta al calcio di Sarri. Invece di prendere un allenatore funzionale alla rosa, si cambia per un esordiente, che dimostra di avere idee, ma anche qui qualcosa non va e si torna ad Allegri, che vuol dire ammettere le colpe e cercare di tornare indietro a quel vincere ad ogni costo. Peccato che nel frattempo ci sia stato l'ennesimo cambio in società con Arrivabene messo a controllare i conti, Nedved sempre più potente e fuori luogo e un ragazzo promosso a responsabile dell'area sportiva. La gestione del caso CR7 è sconcertante: i segnali c'erano tutti per capire il suo desiderio di cambiare aria, eppure Nedved e co. non hanno capito nulla. 

E' tornato Allegri, sono finiti i botti di mercato, quindi direte voi, Agnelli si è accorto dell'errore e vuole tornare indietro: sì, ma senza un dirigente con la D maiuscola stiamo facendo un disastro dietro l'altro. Romero preso a 26 milioni, dato in prestito biennale a 2 milioni annui con riscatto a 16 (poi rivenduto dall'Atalanta a 50), Demiral con lo stesso errore in prestito con diritto di riscatto, ora Kean venduto a 27 e ripreso a 38; per non parlare di scambi solo per far plusvalenze come Arthur, non funzionale alla rosa, o giocatori presi pagando salatissime commissioni a destra e a manca, come Kaio Jorge. 
Cosa serve? Chiarezza: chi decide in tema di mercato? Abbiamo Agnelli, Arrivabene, Nedved, Cherubini e Allegri, troppi. Io toglierei Nedved e lascerei le scelte di mercato ad Allegri; bisogna ricominciare a programmare e a essere razionali. Basterà Allegri per ridare un senso alla rosa?
Ai posteri l'ardua sentenza.