Come molti sapranno, nel corso della storia tra migliaia di battaglie alcune hanno avuto un'importanza particolare. Battaglie che vinte hanno permesso all’Europa (che non era ancora Europa) di sentirsi comunque unita, se non da un punto di vista geopolitico, almeno da un punto di vista culturale e religioso. I valori del cristianesimo hanno preso il sopravvento sull'islam, che, qualora avesse vinto avrebbe imposto le proprie leggi, le proprie tradizioni, e i propri valori.
Come nel film sliding doors con Gwyneth Paltrow, l'esito (per certi versi casuale) di queste battaglie ha condizionato enormemente i secoli successivi. Porte scorrevoli, insomma, tra quello che siamo e quello che saremmo forse diventati.

Spesso, quando ci troviamo a dire, parlando di questi snodi storici: “per fortuna”, probabilmente, se le cose fossero andate diversamente ci saremmo comunque trovati a dire: “per fortuna”. Non noi, naturalmente, forse un Turco, un Arabo, chissà!
Alla fine, come spesso si sente dire, la storia viene scritta dai vincitori. Per questo, qualunque fosse stato l'esito di queste battaglie, la locuzione “per fortuna” immagino non sarebbe comunque mancata, casomai solo pronunciata ed espressa in lingue diverse dalla nostra.
Lepanto, Vienna, Poitiers: sono queste le tre località a cui sono associate tre battaglie tra Islam e Cristianesimo. Tre battaglie storiche che hanno condizionato in modo irreversibile il corso della storia; di ciò che poteva essere e non è stato.
Tre date, tre battaglie che hanno reso possibile, non subito, ovviamente, ma per certi versi ineluttabilmente l’Europa. Le tre date sono:
l’11 ottobre del 732, battaglia di Poitiers;
il 7 ottobre del 1571, battaglia navale di Lepanto (Mar della Grecia);
e il 12 settembre 1683, battaglia di Vienna.
In queste tre epiche battaglie gli eserciti europei e cristiani difesero eroicamente la nostra Europa dall'offensiva islamica. Testimonianze sconvolgenti, che descrivono in modo avvincente e commovente l'eroismo senza pari dei cristiani che anche a costo della loro vita hanno voluto combattere in difesa dei valori cristiani.

Quello che pochissimi però sanno, è che alcune delle vicende drammatiche di quei giorni sono state rivissute da Oriana, la mediana, medium di fiducia degli Agnelli, la quale, in ognuna delle battaglie è riuscita a registrare alcuni dei dialoghi più drammatici, permettendo a chi lo vorrà, di rivivere alcune di queste eroiche gesta che sono rimaste nella storia, e che grazie ad Oriana rimarranno indelebili non solo nei nostri cuori, ma anche nelle nostre menti e nelle nostre incredule orecchie.
Come vi sarà facile comprendere, e lo noterete dagli aneliti di poter presto raggiungere il Signore, molti di questi prodi cavalieri, orgogliosi combattenti, consapevoli che la morte sarebbe venuta a coglierli, pregano e chiedono all’altissimo di perdonare le loro colpe.

LA BATTAGLIA DI POITIERS
La battaglia di Poitiers fu determinante per bloccare l'espansione araba in Europa. Dopo la penetrazione nel Sud della Spagna nel 711, l'obiettivo dell'esercito arabo divenne la Francia. La mobilitazione cristiana si concretizzò con un esercito guidato da Carlo Martello, e venne sancita da un solenne giuramento. La vittoria di Martello ebbe una grande valenza simbolica per tutta l'Europa, il prestigio dei Franchi fu rafforzato notevolmente, e con Carlo Magno, nipote di Carlo Martello, assunse il ruolo di difensore del mondo cristiano; l'Europa, culturalmente e politicamente, non esisteva ancora.
Ma in quella battaglia, da quella vittoria, emerse un'identità collettiva che prima non c’era
.
Poitiers, testimonianze di preghiera e d’arme da Oriana:
“Maremma majala buhaiola martireeee, ora pro noooobiiiiis.
Hrispino dehollato de li mortacci tuooooiiiii: ora pro noooobiiiis.
Santi Pietro e Paolo Virdis in santa crooooceeee: ora pro noooobiiiis.
Sicutera in principio ora e seeeempeeeerrrrr
Aaaaameeeeennnnn!”


“Maremma buhaiola infracidita, se l’avessi saputo checcc’era tutto hodesto trambusto, hol piffero checcci venivo! Sai quanto me ne può fregà ammè dei hristiani e dei musssulmani?"
Ma codesto soggetto che si agita tanto, qua davanti chillè? Harlo Martello? E chell’è? figlio di falegname pure lui, come Hristo?
Homunque, mi sa che qua, altro che valori cristiani, qua si hombatte, home sempre, per gli evasori e le partite iva, altro che i poveri e i diseredati!

Ma i soldi chicceli da? No, perché se poi devo sentire che mi danno un halcio nel hulo e basta, allora che muoia Maciste hon tutti i farisei.

LA BATTAGLIA DI LEPANTO
La battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, forse la più conosciuta delle tre, rese evidente a tutti che era necessario coalizzarsi per respingere l'offensiva musulmana. Tra le tante compagini che sì unirono per combattere insieme sotto il vessillo delle cristianesimo, la Serenissima Repubblica veneta fu la vera artefice del trionfo cristiano, e questo grazie a figure straordinarie come Agostino Barbarigo e Sebastiano Venier. Quest’ultimo, un orco di quasi due metri, sembra soffrisse di gotta e che si presentasse sul ponte in pantofole. Alla fine a Lepanto fu determinante con la sua ammiraglia. La flotta musulmana fu sbaragliata, e ancora una volta l'Europa cristiana fu salva. La valenza simbolica di questa vittoria fu anche questa volta grandissima. Il mondo cristiano da essa ne uscì ancora una volta rafforzato.

Lepanto, testimonianze di preghiera e d’arme da Oriana:
“Maremma majala buhaiola martireeee, ora pro noooobiiiiis.
Hrispino dehollato de li mortacci tuooooiiiii: ora pro noooobiiiis.
Santi Pietro e Paolo Virdis in santa crooooceeee: ora pro noooobiiiis.
Sicutera in principio ora e seeeempeeeerrrrr
Aaaaameeeeennnnn!”

“Oh, ma hodesto omone che mena fendenti a destra e a manca chill’è?
A Livorno uno pericoloso così, l’avrebbero giàmmmesso in hattabuja, l’avrebbero
.
Ecchelle, modo questo di presentarsi sul ponte di un vascello, di venì ‘n pantofole’ Ma che dehoro l’è?
Trall’altro, miha me l’avevano detto che si andava al mare, alllepanto, poi… In ottobre fa freschino... Ma, diho io, non era meglio un weekend a Santorini?
Buhaiola di una buhaiola!”

LA BATTAGLIA DI VIENNA
La terza data fondamentale è quella del 12 settembre 1683; a Vienna padre Marco d'Aviano benedice l'esercito cristiano che affronta in evidente inferiorità numerica l'esercito islamico. La battaglia dura tutta la giornata e si conclude con una devastante carica all'arma bianca guidata dal re di Polonia Giovanni Sobieski. Le cifre parlano di 20.000 islamici morti in battaglia: l’Europa cristiana era salva ancora una volta.

Vienna, testimonianze di preghiera e d’arme da Oriana:
“Agnus Deeeeiiii, qui tollis peccata mundi, miserere noooobiiiiis. Maaaaareeeeemmaaaa buhajooooooolaaaaa.”
Maremma maiala, buhajola ladra in carriola. Vedi te, se uno deve rischiare di beccarsi anche per sbaglio un fendente amiho.”
Poi rivolto a un commilitone più in alto: “Oh Bischeroooo! Io c’ho la pettorina verde mimetiho, sono alleatoooo! Un ti sbagliare, che qua le spade so’vvere, saltano le braccia come nienteee.
Quello che honta llè il grano! Diho bene Hristiano? (Giuntoli n.d.r.)
Hun v’èddubbio. Ma ancora prima c’è lla salute, diho bene?
Ci troviamo qua a hombattere con hodesti bifolchi di Vienna, che hun si hapisce manco ‘na parola che ddicono. Qua si rischia di rimanè menomati!
Stai un po’ più attentino, co codesta spada
, capace che miffai saltà n’braccio, miffai.”

LA NUOVA OFFENSIVA ARABA
La nuova offensiva araba e il sostegno che non ti aspetti.

Dopo aver rivisitato, quasi con commozione, i tre luoghi simbolo della resistenza cristiana all'invasore musulmano, c'è adesso da chiedersi se e cosa rimanga di tutti questi eroismi, di migliaia e migliaia di morti per difendere l'Europa e la sua civiltà. Forse meno di quanto ci saremmo aspettati; ma, a giudicare dagli ultimi accadimenti riguardanti i ripetuti tentativi (non tutti andati a segno) di smembramento a suon di centinaia di milioni, del calcio europeo, qualcuno che ancora resiste sembra esserci.
Come con la Gioconda, e altre opere d’arte patrimonio dell’umanità, gli arabi sembra abbiano deciso, per puro divertimento di trafugare i pezzi migliori del calcio, per vederli giocare nel cortile di casa direttamente dalla propria verandina climatizzata, trasformando uno sport che affonda le proprie radici secolari proprio in Europa in mero spettacolo circense. Un giocattolino nelle mani di pochi emiri in vena di divertimenti.
I 40 milioni offerti per Milinkovic Savic praticamente in scadenza di contratto sono stati accettati dal giocatore dopo una soffertissima riflessione durata ben mezzo secondo, con un Lotito inconsolabile per la perdita così grave senza il minimo preavviso.
Tanti altri come Milinkovic Savic nei prossimi giorni e nelle prossime settimane cederanno alle lusinghe del dio denaro, accettando di accasarsi in una delle tre o quattro squadrette che finora gli emiri sono riusciti a mettere su per cominciare a far giochicchiare i top players finora acquistati.

Anche Pogba ha deciso al momento di non seguire le sirene arabe, ma che nessuno si illuda: questa scelta è semplicemente dovuta al fatto che Deschamps è stato categorico: chiunque vada a giocare in campionati non significativi non verrà convocato per gli europei. Siamo alle solite: e se tanto mi dà tanto, potrebbe anche capitare qualcosa di molto simile a quanto già vissuto per i mondiali.
Come Pogba tanti altri saranno costretti a fare scelte ponderate tra nazionale e squadre di club che non sono in grado minimamente di competere con le offerte faraoniche provenienti dal Medio Oriente.

Nel bel mezzo del festival del guardare al me piuttosto che al noi, che è l'esatto opposto di ciò che Giuntoli predicava non più tardi di tre giorni fa, uno che dovrebbe essere affiancato per il suo grande sacrificio a Carlo Martello, a Sebastiano Venier e a Giovanni Sobieski è, udite udite, proprio Massimiliano Allegri, il quale, deriso e sbeffeggiato sia quando raccontava ad Oriana delle sue esperienze di reincarnazione in altri combattenti, sempre coinvolti nelle battaglie contro l'islam, sia quando raccontava di aver ricevuto e prontamente rispedita agli emiri un'offerta di 100 milioni per tre anni, avrebbe invece meritato il nostro convinto plauso e il nostro più sentito ringraziamento.

Grazie Max, come si dice quando si fa del bene: che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra.
Nel tuo caso, caro Max, tanta è stata la tua generosità nel rifiutare l'offerta da 100 milioni e quella di donare la tua vita in battaglie che hanno costituito le fondamenta dell’Europa, che potremmo anche dire che, sì, la mano destra non sapeva cosa faceva la sinistra ma neanche la sinistra sapeva cosa stesse facendo la destra.

Insomma, caro Max, come esprimere il nostro sentimento di gratitudine nei tuoi confronti?
Possiamo solo dirti: perdonaci e rimani con noi... per sempre!