Max, se ci lasci non vale.

Anche l’ultimo barlume di speranza di raccattare qualcosa l’è andatt (come si usa dire a queste latitudini), ma sarebbe troppo semplicistico dire: “Allegri out!”. Prendere decisioni sull’onda emotiva non porta quasi mai bene. Cacciare Allegri potrebbe rivelarsi una scelta azzardata: al primo scivolone che fai? Mandi via uno dei migliori allenatori? Uno che persino Florentino Perez aveva pensato di prendere (e ancora ringrazia la Madonna che il buon Max non se la sia sentita). Qualcuno potrebbe anche dire: “OK, ma almeno un motivo per tenerlo c’è?” Beh, effettivamente mi rendo conto che si tratti di un bell’esercizio di fantasia e creatività, ma se proprio vogliamo trovare anche così, su due piedi, un motivo solidissimo per tenerci stretto il nostro Max, questo potrebbe semplicemente scaturisce dalla constatazione che persino uno come Inzaghi può arrivare in finale di coppa Italia, e alle semifinali di Champions. Segno evidente che l’allenatore non conta una beneamata fava.

Io non posso credere che, a dispetto di quanto possa apparire, Allegri faccia davvero la formazione col il tubo delle frasi casuali della Perugina, o, più seriamente, affidandosi alle visioni di qualche medium. I motivi che spingono Allegri a proporre formazioni allucinogene e allucinanti non possono che risiedere in strati reconditi, dove sono costantemente in atto tensioni di cui noi non conosciamo quasi nulla, forze contrapposte che generano equilibri precari. Quello che noi vediamo e su cui ragioniamo è ciò che succede sulla crosta terrestre, con le sue montagne, le sue fosse e le sue vallate: la buccia di una mela, sotto la quale possiamo fare ragionamenti solo induttivi, ma di cui in realtà sappiamo pochissimo.

Capire, ad esempio, come sia possibile, avendo disponibile Danilo (fosse anche con una gamba sola), rinunciarci per schierare un Bonucci che erano 6 mesi che non faceva più di uno scampolo di partita, funzionale al conseguimento dei soliti bonus, è un puro esercizio di logica che non può che portare ad un evidente paradosso. Una formazione senza attaccanti, con un Chiesa lontanissimo dal suo stato di forma ottimale, un Di Maria incapace di saltare nemmeno una sagoma di quelle usate in allenamento per comporre la barriera sui calci piazzati, un De Sciglio incapace di angolare un’incornata in cui era stato lasciato completamente solo e nelle migliori condizioni possibili per segnare. Manco fosse… De Sciglio (appunto).Un Bremer che come funziona lo sa solo lui. Capace di prestazioni da fuoriclasse della difesa, di quelli che hanno la calamita, che tutte le palle in area sono sue, ma che è anche capace di deludere,  come ieri sera, chi giustamente si aspetta che le sue prestazioni siano sempre all’altezza di quegli standard.

Diciamocelo, una squadra timorosa, anche in modo ingiustificato: manco l’Inter ci fosse superiore. Gli unici che hanno reso per quello che valgono sono stati il solito Perin, incolpevole sul gol subito, e autore dell’ennesima parata da cineteca, Alex Sandro abnegazione e fantasia, Rabiot (radiocomandato) come fosse un drone, dalle sapienti mani di mamma Veronique, un Miretti meno Babbascione del solito. Un Kostic che non sembrava malaccio. E che ti combinano i nostri capitani coraggiosi (Allegri e il suo consigliori)? Ti tolgono proprio lui, il mago dei cross, sostituito da colui che avrebbe beneficiato dei suoi cross. Sembra il principio di indeterminazione di Heisemberg: data una particella, non è possibile conoscere con precisione infinita sia la sua posizione che la sua velocità. In qualsiasi momento della partita non puoi avere negli undici che giocano uno che crossa bene e uno che beneficia al massimo delle palle che arrivano in area.

Sempre a proposito delle tensioni interne che governano il sottosuolo, l’interno della mela: dietro certe scelte appaiono evidenti forze la cui provenienza ci può anche essere oscura, ma non per questo riusciamo a farcene una ragione. Una su tutte: dopo il famoso litigio tra Paredes e l’entourage di Allegri, incredibilmente dalle retrovie che più retro non si sarebbe potuto, l’ex PSG è ritornato improvvisamente in auge. Libero di compiere veri e propri sfracelli senza che nessuno muova nemmeno un ciglio.

A restituirmi il sorriso Bastoni, il quale, intervistato a fine partita ha cercato di dare un senso a ciò che un senso non ce l’ha: “abbiamo studiato i video delle partite della Juve, eravamo preparati”. Incredibile che alla Pinetina siano talmente avanti da beneficiare di tecnologie innovative che effettivamente spiegano il gap che sulla carta non dovrebbe esserci, ma che invece, nonostante Inzaghi, indubbiamente c’è. Direi, quindi, che prima di fare passi avventati di cui potremmo pentirci, sarebbe bene non lasciare nulla di intentato e munirci, anche noi, di ciò che lo stato dell’arte offre, che so io… lo studio dei bioritmi di tutti i calciatori, per individuare l’11 di partenza, la lettura dei fondi del caffè, sedute spiritiche, oracoli…

Max, non ti arrendere. Siamo tutti con te