Il primo matchpoint scudetto se n’è andato. Sembra quasi la ripetizione di Firenze, quando il Napoli di Sarri (2017/18), con il campionato in mano si fece travolgere dalla Fiorentina (3-0); e  disse addio ai  sogni scudetto.
Per carità niente esagerazioni. Ma la Juve, dopo i pareggi pomeridiani di Inter e Lazio, aveva in mano il timbro per mettere il primo sigillo al nono scudetto consecutivo. Perché l’eventuale vittoria al San Paolo  gli avrebbe permesso di far scivolare sia i nerazzurri che i biancocelesti a distanza “ragguardevole” in classifica generale. Per cui l’occasione era talmente ghiotta che era impensabile che potesse arrivare una sconfitta. Certo sarà un caso o una semplice combinazione, ma come era già successo al Napoli contro la formazione viola, la stessa cosa è successa alla Juve contro la squadra di Rino Gattuso. E neanche a farlo apposta in entrambe le situazioni troviamo sulle panchine sempre Maurizio Sarri. Naturalmente si scherza. Ma se si dice che la Juve che si è vista al San Paolo è stata la più brutta della stagione, allora non si scherza affatto, ma si afferma una grande verità.

Proprio Sarri nel dopo gara nell’analizzare la prestazione dei bianconeri ha parlato di “partita sbagliata mentalmente”, e in proposito ha specificato: “La squadra complessivamente non funzionava. Io ho visto dei movimenti difensivi in cui arrivavamo sempre tardi perchè realizzavamo sempre tardi. Mi sembrava un ritardo molto mentale, come se fossimo rallentati dal punto di vista delle reazioni”.E ha concluso dicendo: “Però io non penso che ci sia una responsabilità di singoli giocatori, io ho visto una squadra mentalmente blanda".

Insomma la solita spiegazione di natura “cattedratica”; a volte il tecnico bianconero dà l’impressione di stare in classe a spiegare la lezione agli studenti. Si tratta di spiegazioni sempre al limite della filosofia, calcistica s’intende. E  per spiegare una cosa in realtà molto semplice;  vale a dire che la Juve ha giocato male, e ha fallito la grande occasione di cominciare a mettere le mani sul nono scudetto consecutivo. C’è da chiedersi a cosa si debba imputare questo “ritardo mentale” riscontrato da Sarri e a cosa sia dovuto. E qui, in cattedra, il tecnico bianconero ci sale veramente; nel senso che proprio lui che tiene in mano le redini della squadra dovrebbe saper spiegare le ragioni di questa “squadra mentalmente blanda” come lui l’ha definita.

A dire il vero la squadra mandata in campo inizialmente sembrava ben strutturata e lasciava presagire da parte dei bianconeri un atteggiamento votato tutto all’attacco, come del resto la posta in palio richiedeva. Infatti la scelta di schierare il tridente lusitano argentino CR7-Dybala, Higuain era apparsa subito azzeccata; e ci si aspettava un avvio di gara scoppiettante. Invece sul campo di gioco offensivo non se n’è vista nemmeno l’ombra. E tutto quello che la Juve ha prodotto in partita a livello offensivo è stato un goal di CR7 annullato per fuorigioco a seguito di un’azione in contropiede (nel primo tempo). E un altro contropiede nel finale di gara che ha portato al goal (questa volta buono) sempre di Cristiano Ronaldo. Per il resto della partita sempre o quasi un monologo dei giocatori napoletani; sempre primi nei contrasti, sempre primi negli smarcamenti, sempre nel cuore dell’azione.
Insomma, una Juve troppo brutta per essere vera.
Ma è già la terza volta che succede in questa stagione; due sconfitte con la Lazio (di cui una nella Supercoppa Italiana) e questa col Napoli.  E come è noto tre indizi fanno una prova, e tre sconfitte con soli 3 goal realizzati e ben 8 subiti, certificano un’anomalia di squadra e una mancanza di equilibrio che se dovesse perdurare non porterebbe da nessuna parte. Non tanto in campionato, dove la situazione in classifica è sempre favorevole; ma a livello di Champions difficilmente si potrà sperare di arrivare fino in fondo con una difesa di questo tipo.

La Juve in campionato ha subito 21 reti in 21 partite; un’esagerazione, soprattutto se si va a fare il confronto con le stagioni passate e con la Juve di Allegri. Non basta schierare il tridente per sperare di vincere le partite. Bisogna trovare l’equilibrio di squadra; proprio quell’equilibrio di cui spesso parla Maurizio Sarri. Ma è chiaro che se si manda in campo  una squadra iper offensiva è difficile raggiungere il tanto decantato equilibrio. Ad esempio contro il Napoli è stata schierata una difesa con soli due marcatori (Bonucci e De Ligt) e con due terzini (Quadrado e Alex Sandro) entrambi votati all’attacco. Poi è stato schierato un centrocampo con Pjanic regista ( che notoriamente è piuttosto “scarso” in fase difensiva),  con a fianco un discreto cursore come Matuidi,  e con Bentancur che è l’unico centrocampista capace di fare sia la fase offensiva che quella difensiva. Ed infine  il tridente lusitano argentino che più che aiutare la squadra in fase difensiva, ha bisogno di essere aiutato  e supportato dalla squadra.

In soldoni, si può dire che la Juve può giocare, anzi sarebbe più giusto dire che forse dovrebbe giocare sempre col tridente. Ma occorre apportare delle modifiche all’assetto tattico della squadra. La squadra andrebbe modellata e adattata alle esigenze e alle necessità del tridente per poterne sfruttare appieno tutte le sue straordinarie potenzialità. Forse bisognerebbe avere il coraggio di schierare una difesa a tre (con tre marcatori), e magari  avanzare a centrocampo Quadrado; dove anziché continuare ad insistere su Rabiot, forse potrebbe essere più funzionale un giocatore come Emre Can, che purtroppo sembra in partenza in direzione Borussia Dortmund.  
Si tratterebbe di giocare con una sorta di  3-4-3  abbastanza elastico, che potrebbe conferire maggiore solidità al reparto difensivo e più in generale un maggiore equilibrio alla squadra. E soprattutto potrebbe avere l’effetto di dare maggiore sicurezza e tranquillità al tridente offensivo, che si sentirebbe più protetto dalla squadra e si potrebbe votare con maggiore convinzione al gioco d’attacco.

Ma sarà difficile che possa accadere; vale a dire, sarà difficile che Sarri possa rivedere le sue convinzioni tattiche. E allora credo che i tifosi bianconeri, la cui maggioranza sogna di vedere il tango lusitano argentino (ballato dalle difese avversarie), si dovranno abituare (purtroppo per loro) a questa Juve sempre più  “ballerina”.