Maurizio Sarri, allenatore della S.S.Lazio da giugno 2021. L’allenatore toscano è stato ingaggiato dal presidente Claudio Lotito con un obiettivo ben preciso: scrollarsi da dosso la sensazione di avere una mentalità da provinciale. Perché la Prima squadra della Capitale non può avere una mentalità di un Sassuolo qualsiasi (con tutto il rispetto per i neroverdi). Ed ecco, Maurizio combatte una battaglia interna affinché la mentalità da provinciale, che tanto critica (giustamente) in ogni conferenza stampa, cambi in modo radicale.
Eppure ci viene da pensare che non sia Sarri che sta cambiando la mentalità della Lazio ma, piuttosto, viceversa.
Perché? Perché un allenatore che ha la mentalità vincente quando ha in programma Lazio-Salernitana con Milinkovic-Savic diffidato e con il derby nella giornata successiva, non fa calcoli e mette il suo miglior giocatore per vincere la partita, non lo tiene in panchina per preservarlo da una possibile ammonizione. Salvo poi ripensarci e metterlo nella mischia quando il punteggio non sorride alla squadra biancoceleste. Così facendo il Mister ha ottenuto proprio quello che non avrebbe voluto ottenere, sconfitta in casa e Milinkovic ammonito.
Lo stesso allenatore non può pensare al derby facendo riposare i titolari in una partita importantissima come quella di giovedì scorso contro il Feyenoord, in Olanda. Un allenatore con una mentalità vincente sa che il primo obiettivo è arrivare agli ottavi di Europa League.
Ed ecco che si ritorna alla considerazione precedente, può un allenatore “rovinare” e perdere due partite così importanti per pensare ad un derby che arriva alla tredicesima giornata di campionato?

Ed è così che la Lazio si presenterà al derby, la partita più sentita nella Capitale, con i due giocatori più importanti fuori, Immobile e Milinkovic, e con una qualificazione per gli ottavi di Europa League sfumata, ed il conseguente morale sotto i piedi.
È possibile che piuttosto che portare la Lazio a cambiare mentalità, sia avvenuto l’esatto contrario?
Fin da quando il tecnico è arrivato a Roma, sponda Lazio, ha lavorato molto sull’aspetto della mentalità, a volte però, con scarsi risultati, ricordiamo tutti la “disfatta” danese contro il Midtjylland, seconda giornata di Europa League terminata con la sconfitta per 5-1, a seguito della partita, l’allenatore ha parlato di un germe in grado di far calare la concentrazione e di impedire il salto di qualità, soprattutto a livello mentale. Però, se quella partita ha rappresentato uno spartiacque tanto che da quel momento in poi la Lazio ha cominciato realmente a convincere, ora, dopo quest’ultima settimana, sembra aver compiuto un passo indietro.
E sarà compito di Sarri riuscire a compiere di nuovo un passo in avanti.
Sia chiaro, Maurizio Sarri è un grandissimo allenatore, un comandante in grado di far giocare alla grande le proprie squadre e capace anche di saper vincere (Scudetto 2020 con la Juventus e UEFA Europa League 2019 con il Chelsea), ma qui è evidente che abbia avuto una settimana di completa confusione. Perché forse è vero che il derby gli è entrato dentro (come lui stesso ha dichiarato in un'intervista), ed ha agito memore del derby di ritorno della scorsa stagione, voglioso di riscatto, ma ha lasciato in secondo piano il reale obiettivo del club, il passaggio ad una mentalità nuova e vincente.