Inizi di maggio 2019, la FIFA ufficializza il blocco del mercato per il Chelsea dopo aver riscontrato anomalie nel trasferimento di alcuni minori: un fulmine a ciel sereno per una squadra che sta cercando di accaparrarsi di nuovo un titolo sgomitando tra le super big di Manchester e Liverpool, o quantomeno un posto tra le prime quattro della Premier League per disputare la UEFA Champions League. Una sanzione che negli anni ha colpito già altri team come Barcellona e Atletico Madrid, con i blues che però hanno accettato la sanzione dopo aver visto respinto il primo tentativo di ricorso. Ed allora, come dicevano i latini, se la necessità è davvero la madre delle abilità … Perché non fare di necessità virtù?

All’apertura di un calciomercato bloccato per l’estate appena trascorsa, chiunque si sarebbe aspettato una posizione nettamente sulla difensiva dei blues, con il solo scopo di trattenere gli elementi già presenti nel club, tutt’al più riscattando calciatori già in prestito (opzione consentita dalle regole FIFA). 
E invece no, perché gli ultimi mesi sono stati quelli caratterizzati da partenze illustri sulla sponda blu del Tamigi: ha salutato infatti Eden Hazard, tra gli esterni più forti attualmente in circolazione, per trasferirsi a Madrid, sponda Real, suo sogno malcelato da sempre. Una cessione che farebbe storcere gli occhi a chiunque nei confronti di una squadra che non può rimpiazzare i partenti con nuovi calciatori provenienti da altre squadre. Tuttavia la scelta di lasciar andare il belga è stata dettata non solo da ragioni di cuore (quelle del calciatore appunto) ma anche da motivi economici: il calciatore era in scadenza e non cederlo in questa sessione avrebbe significato perderlo poco dopo a parametro zero, mentre i cento milioni pagati dai blancos faranno certamente comodo alle casse londinesi per un prossimo futuro.  Ma Eden non è stato il solo partente; questa è stata anche l’estate della partenza di una bandiera come David Luiz trasferitosi ai rivali dell’Arsenal nonché di elementi meno pregiati ma comunque di proprietà del club come Ola Aina, Kalas e Omeruo.  

Altri elementi della rosa dello scorso anno sono partiti addirittura in prestito, quindi con basse opportunità di monetizzare, come ad esempio Drinkwater, Zappacosta, ed i giovani Baker, Miazga e Ampadu, promettenti ma ancora acerbi probabilmente per il Chelsea. Tanti “on loan” dunque e poche entrate economiche da cessioni di questo tipo, al massimo stipendi risparmiati, ma elementi in uscita che forse potevano fare ancora comodo ad una squadra che al contrario ha le porte serrate in ingresso.
Finite qui le cessioni? Assolutamente no, poiché vi è il capitolo prestiti onerosi: Kovacic infatti è stato riscattato, ma lo stesso non è accaduto per Gonzalo Higuain, che ha vissuto tra alti e bassi i suoi sei mesi a Londra, non abbastanza evidentemente per la dirigenza londinese, che però avrebbe potuto farci un pensiero per la punta argentina, poiché come detto i riscatti dei giocatori in prestito sono gli unici acquisti concessi. Ma neppure questo è bastato.

Se a tutto ciò si aggiungono coloro che non hanno rinnovato il contratto a partire da luglio, come l’ex capitano Cahill, il portiere di riserva Green che ha appeso i guantoni al chiodo, l’altro portiere Eduardo (mai giocato un singolo match con la maglia blue) o il terzino Kane trasferitosi gratuitamente al QPR in Championship, il quadro che ne viene fuori sembrerebbe abbastanza disastroso. Ma per una porta che si chiude, si sono aperti invece i portoni di Stamford Bridge, per i giovani che hanno rimpiazzato tutti questi partenti: ed ecco da dove arrivano i “nuovi” campioni blues, guidati in attacco dalla giovane coppia Abraham-Mount, entrambi inglesi entrambi prodotti del vivaio londinese, cresciuti fin da bambini con la maglia del leone blu stampata sul petto, entrambi di rientro da esperienze formative in prestito in altre squadre d’oltremanica. E come ripagare una tale fiducia riposta da un allenatore come Frankie Lampard, anche lui ritornato a vestire i colori del suo amore calcistico quest’anno? Con 2 gol a testa nelle prime tre gare di Premier League, un’intesa fenomenale e un attacco spumeggiante e brioso, completato all’occorrenza da un altro giovane promettente come Pulisic (questo arrivato sì dal Borussia Dortmund ma in un’operazione antecedente il blocco del mercato) o dal più esperto ma sempreverde Pedro. Il tutto senza considerare l’indisponibilità temporanea per infortunio di un altro attaccante giovanissimo, appena 18 anni, cresciuto anche lui nella cantera blues ma che ha già messo in mostra a sprazzi il suo talento nella precedente stagione, ossia Hudson Odoi.

Ma dietro lo spettacolo dell’attacco c’è sempre l’equilibrio del centrocampo, dove troviamo un’altra giovane promessa del calcio inglese e londinese, il centrale Loftus Cheek, 23 anni, nato proprio a Londra dove indossa da sempre la maglia dei pensioners dall’alto dei suoi 191 centimetri, ben supportato dal già citato Kovacic, nonché dai più esperti Jorginho e Kantè, presenti da più tempo nella rosa. Ed infine il baluardo difensivo, dove campeggia al centro il danese Christensen, blues fin dall’età di 17 anni e che oggi a 23 anni è già un riferimento della retroguardia con 69 presenze all’attivo nel Chelsea e un allenatore che non a caso ha deciso di affidargli le chiavi di un reparto delicatissimo in un campionato come la Premier.

Non solo titolari ma anche riserve dal futuro roseo come il ventunenne Tomori, di rientro dal prestito al Derby County dove è stato nominato giocatore dell’anno del club, pronto a ritagliarsi uno spazio tra la coppia di centrali titolari Zouma-Christensen. Una rosa dunque puntellata dai giovani prodotti del vivaio, un esempio da encomiare e imitare ed una società che ha avuto il coraggio di lanciare dei giovani in prima squadra nel momento in cui non è potuta intervenire sul mercato adeguatamente, facendo rientrare alla base i suoi gioielli preziosi prodotti da sé ed anche altri elementi che sapranno dare sicuramente il loro contributo dopo le esperienze “fuori casa” come Bakayoko, Zouma, Baba, Kenedy e Batshuayi. Chi dava per spacciato il Chelsea dopo tutte quelle partenze nonostante il “semaforo rosso” in entrata, non aveva fatto i conti con i rientri, soprattutto dei più “verdi”.