L’allievo ha superato il maestro”. Si tratta di un aforisma molto celebre e spesso pure abusato. Il concetto che esprime è assolutamente lampante e noto ai molti. Nella vita nessuno nasce con la scienza infusa. Tutti vivono la necessità di apprendere e per questo motivo sorge la figura dell’insegnante. Questa svolge una funzione primaria all’interno della società. Il suo ruolo è assolutamente fondamentale e talvolta tale professione non viene considerata adeguatamente. Vi sono parecchi mestieri che vantano molte attenzioni maggiori rispetto ai docenti. La realtà è che la loro attività è talmente rilevante che dovrebbe avere tutt’altra valutazione. Senza volere annoiare il lettore o uscire dal contesto, si torni al modo di dire con cui è stato aperto l’articolo. La natura concede a qualcuno doti che altri non hanno e se questi ha un buon maestro è chiaro che in quell’arte sarà destinato a superarlo. Recentemente, Bruno D’Amore ha scritto il libro dal titolo: Quando l’allievo supera il maestro. Qui sono indicati proprio alcuni casi in cui si è verificata tale situazione. Quello che risulta maggiormente emblematico potrebbe essere relativo ad Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci. In tale situazione si narra che l’insegnante non avrebbe proprio gradito il successo dell’allievo e che, nel momento in cui veniva notata la grande abilità di quest’ultimo, reagisse con gesti di stizza. Pare che rompesse i pennelli del giovane toscano. Ancora peggio andò al matematico Georg Cantor che dovette subire l’ira del suo maestro, Leopold Kronecker. Quest’ultimo cercò in tutti i modi di “sconfiggere” quello che un tempo era il suo allievo.

La storia è ricolma di esempi simili e l’elenco potrebbe tranquillamente proseguire con Cimabue e Giotto o Domenico Maria Novara e Niccolò Copernico. Non sempre tra le dette figure è sorta rivalità.
I casi sono praticamente infiniti ed esistono pure nel mondo del calcio.
Si pensi a Mazzone e Guardiola con il catalano che, ai tempi della sua militanza nel Brescia quale calciatore, carpì alcuni metodi del suo mister romano.
Lo stesso discorso può valere nel rapporto tra Massimiliano Allegri e Galeone. Tra i 2 la relazione è ancora ottima. L’ultimo esempio in ordine di tempo è quello relativo a Beppe Marotta e Fabio Paratici. La storia è arcinota. Sino alla trascorsa stagione, il dirigente interista era amministratore delegato della Juventus. Poi diede l’addio ai bianconeri e si trasferì a Milano accettando la corte di Suning. Così si scompose una coppia creatasi parecchi anni orsono e giunta dalle parti di Torino nel 2010, dopo aver centrato la qualificazione in Champions League con la Sampdoria guidata da Delneri che vantava del fenomenale tandem offensivo formato da Cassano e Pazzini. Negli anni trascorsi alla Vecchia Signora, Marotta ricopriva la carica di a.d. mentre Paratici svolgeva il ruolo di direttore sportivo. In quelle stagioni i piemontesi risorsero dalle ceneri di Calciopoli. Come l’Araba Fenice, la Juve di Conte si riprese il trono d’Italia e conquistò il primo Scudetto al quale ne seguirono altri 2. In 3 anni i sabaudi passarono dall’anonimato di centro classifica alla gloria degli imbattibili entro gli italici confini. Dopo una prima stagione di ambientamento, il duo composto da Marotta e Paratici ebbe non poche difficoltà nella sessione di calciomercato dell’estate del 2011. A seguito di un buio periodo per i bianconeri, i giocatori faticavano ad accettare di vestire quella maglia. Il gran rifiuto di Di Natale resterà celebre e sarà ricordato come uno dei momenti “più umilianti” della storia della Vecchia Signora. La Juventus risorse e in 3 annate si capovolse il mondo. Tutti la bramavano e la volevano sapendo che avrebbero difeso i colori della squadra nettamente più forte del Belpaese. Nel luglio del 2014, Conte decise che era giunto il momento di dire addio ai piemontesi. Pare che nei concitati momenti del distacco, fu proprio Marotta a essere uno dei principali sostenitori di Max Allegri. Il toscano accettò immediatamente e trasformò la squadra da Signora d’Italia a grande in Europa. Così, nel periodo trascorso insieme a Torino, l’a.d. e il d.s. conquistarono 7 Scudetti, 4 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane centrando 2 finali di Champions. Roba da capogiro. Dal citato rifiuto di Di Natale si giunse al “colpo del secolo”. Cristiano Ronaldo, uno dei 2 massimi esponenti dell’arte storica del calcio, volle colorarsi di bianconero. Anche se pare che Marotta non fosse proprio il principale fautore di questo trasferimento, tale affare può considerarsi il regalo d’addio. Fu l’ultimo magnifico colpo di pennello che il lombardo tracciò sulla tela juventina.

Quella che si è appena chiusa è stata la prima, vera sessione di calciomercato che ha visto sfidarsi questi 2 grandi maghi del mestiere. In realtà anche durante lo scorso gennaio si sarebbe potuta avere una situazione simile, ma l’insediamento di Marotta ad Appiano Gentile era troppo fresco per ritenerlo a tutti gli effetti padrone della situazione. Quando si considerano il “Gatto e la Volpe” della celebre fiaba di Pinocchio, di solito si fornisce alla coppia un’accezione prettamente negativa. Piace, nel loro caso, osservare la situazione da una diversa prospettiva e immaginarsi l’abilità comunicativo-strategica dei 2 uomini simile a quella mostrata dai noti personaggi tratteggiati con impressionante maestria da Collodi prima di essere anche “cantati” da Bennato. Cosa sarebbe accaduto se si fossero separati? Ecco, ne abbiamo avuto l’esempio. Non è stata guerra e nemmeno battaglia, ma qualche scaramuccia si è palesata. Basti pensare al “caso Lukaku”. Già dal mese di giugno e dall’insediamento di Conte in nerazzurro, il belga rappresentava un obiettivo primario dell’Inter. Nel cuore dell’estate, però, la Juve ha iniziato a flirtare con l’attaccante. Se Dybala non avesse negato la sua approvazione a trasferirsi al Manchester United, probabilmente il numero 9 della Beneamata occuperebbe la stessa cifra, ma con colori decisamente diversi. D’altronde è così. Quando vi sono 2 geni in uno stesso ambiente e su sponde diverse, non può che nascere una sana e combattuta rivalità.

Il dualismo è apparso alquanto palese.
Chi è stato il numero uno? Pare che l’allievo debba ancora crescere per raggiungere i livelli del maestro. Marotta ha mostrato grande abilità e capacità assolutamente devastanti. Il lombardo è stato il primo tassello che l’Inter di Suning ha posto per dare il la al salto di qualità decisivo. Dopo il ritorno in Champions League serviva un ulteriore passo in avanti e l’ex bianconero ha rappresentato una scelta vincente. Il varesino ha immediatamente deciso di affidare la panchina interista a un “suo uomo”. Si tratta di Conte che è assolutamente perfetto per il ruolo che sta ricoprendo. Il leccese è un autentico maestro nel gestire situazioni di rinascita. E’ spaventosamente abile nel riuscire a motivare una compagine che ha la necessità di ritrovare se stessa e nel trasformare giocatori normali in macchine vincenti. Questa magia è perfettamente riuscita alla Juventus, in Nazionale e al Chelsea. Perché non dovrebbe funzionare in nerazzurro? E’ vero si tratta solo delle prime 2 giornate e tutto può essere dissipato dagli eventi, ma attualmente la teoria è confermata. Il salentino ha rappresentato una mossa vincente ed è lui il top player della Beneamata. Marotta è stato molto abile nel concordare con il suo tecnico quali fossero le linee guida da mantenere e nel riuscire a rispettarle. L’estate nerazzurra è magistrale e il puzzle è riuscito alla perfezione. Se si pensa alle origini della situazione, si comprendono le difficoltà che i dirigenti interisti hanno dovuto superare per tessere la tela di questo calciomercato capolavoro. Sovvengono subito alla mente i casi di Nainggolan e Icardi. Quando, durante la conferenza stampa di presentazione di Conte, l’esclusione dei giocatori dal progetto è stata resa nota pubblicamente, si era già compresa la grande difficoltà di “riuscire a piazzarli” in maniera adeguata. Invece la dirigenza nerazzurra ha stupito tutti. Il Ninja è stato spedito al Cagliari in prestito per una stagione. Così si avrà tutto il tempo di valutare se potrà rientrare nei piani dell’Inter o, in caso contrario, di trovare una sistemazione gradita a entrambe le parti. Se la soluzione relativa al belga è stata raggiunta in maniera abbastanza celere, il caso Icardi è completamente diverso. Trattare con la signora Nara, agente e consorte del bomber argentino, non è certo semplice. Anzi. E’ stato un autentico braccio di ferro degno di Popeye che si è concluso nel migliore dei modi. Sono serviti kili di spinaci per rinforzare le braccia delle parti, ma il risultato è stato ottenuto. Mauro si è traferito al Psg tramite la formula del prestito con diritto di riscatto dal quale l’Inter potrebbe guadagnare circa 70 milioni. Qualcuno potrà obiettare che non si tratta proprio di un affare per la Beneamata. I nerazzurri potrebbero ritrovarsi Icardi ad Appiano già nella prossima stagione vedendo sfumata la possibilità di incassare il denaro proveniente da Parigi. E’ assolutamente vero, ma la situazione pareva talmente compromessa che considerare un’ipotesi migliore è praticamente assurdo. In questo modo, il sudamericano e i nerazzurri vivranno separati. Avranno la possibilità di valutare ogni chance con maggiore tempo e senza la pressione dettata dal doversi “sopportare”. Non va dimenticato neppure che Marotta e colleghi sono riusciti a cedere Perisic al Bayern Monaco. Trattasi di altro esubero all’apparenza poco gradito ad Antonio Conte che voleva Lukaku e sicuramente non disdegnava Alexis Sanchez. Entrambi sono giunti alla sua corte con Godin che è arrivato a parametro zero. Il pugliese è stato accontentato in toto. L’Inter è assolutamente la candidata numero uno a sfidare la Juventus per il titolo di campione d’Italia.

La Vecchia Signora di Paratici, invece, ha condotto un calciomercato più difficoltoso. La scelta di affidare la panchina a Sarri pare ineccepibile. Dopo tante stagioni trascorse con Allegri serviva una scossa. Per questo scopo non può esistere tecnico più indicato e diametralmente opposto al livornese che il corregionale. Il mister di Figline è quanto di più fresco e moderno si potesse desiderare. Ramsey e Rabiot rappresentano ottimi colpi che rinforzano la mediana. Questo reparto aveva assoluta necessità di un lifting. La scelta di Buffon nel ruolo di vice Sczcesny può essere utile a uno spogliatoio che, oltre a perdere l’allenatore degli ultimi 5 anni vincenti, doveva affrontare pure l’addio di un veterano come Barzagli. Demiral e De Ligt hanno ringiovanito la difesa. Detto della partenza di Andrea (che dovrebbe entrare nello staff di Sarri), Bonucci e Chiellini non sono più alle prime armi. La retroguardia aveva impellente bisogno di abbassare la sua età media. Sono giunti 2 calciatori davvero forti. Nonostante la prima prova opaca contro il Napoli, l’olandese di 19 anni avrà tutto il tempo per mostrare le sue infinite qualità. Deve solo adattarsi ai dettami del calcio italiano e allo stile di vita di un Paese diverso da quello in cui ha sempre vissuto. Non si dimentichi che nella trascorsa stagione era capitano di una squadra che ha raggiunto la semifinale di Champions stupendo il mondo. La Juve lo ha acquistato per circa 70 milioni. Non può essersi trasformato in un “brocco” nell’arco di 2 mesi. Paratici e colleghi hanno operato grandi manovre anche sui terzini. Sono usciti Cancelo e Spinazzola. Sono giunti Danilo e Luca Pellegrini, prestato al Cagliari. Il terzino brasiliano pare molto più utile al gioco di Sarri rispetto a quanto lo fosse il forte portoghese.

Insomma, sino a questo punto, il calciomercato bianconero appare perfetto. Dove sta il problema che rende migliore quello condotto da Marotta e dalla sua Inter? I lombardi hanno gestito meglio gli esuberi rispetto a una Vecchia Signora che non è riuscita a sfoltire la rosa. Alla luce dell’infortunio di Chiellini che ha riabilitato Rugani, Mandzukic ed Emre Can sono stati esclusi dalla lista dei giocatori che parteciperanno alla fase a gironi della Champions. Il croato pare praticamente escluso dal progetto. Per il tedesco, invece, la situazione sembra leggermente diversa e la sua estromissione dal famigerato elenco non pare avere i crismi della scelta definitiva. Non è un caso se, dal ritiro della nazionale teutonica, il centrocampista ha sbottato in maniera eloquente paventando pure un addio. Poche ore dopo le forti dichiarazioni a caldo, il giocatore ha scritto un post su Twitter nel quale ha allentato i toni riaprendo chiaramente le porte alla sua squadra. La Juve dovrà essere brava a catalogare le prime parole del calciatore come un semplice e giustificato momento di rabbia. Dovrà accogliere la mano tesa del ragazzo e stringergliela. Can fa parte del progetto e, se la situazione si modificherà, si avrà tutto il tempo per valutare le varie ipotesi. Detto questo, i tanti “esuberi” bianconeri potrebbero originare situazioni simili a quella che ha coinvolto il tedesco. Pare che questa possa essere risolta pacificamente, ma non è sempre scontato che sia così. Ciò potrebbe minare la serenità dello spogliatoio. Sarri e la società dovranno essere molto abili nella gestione di questa problematica.

Per ora, dunque, Marotta ha battuto Paratici. Ciò affermato, la Juventus costruita dai suoi dirigenti è assolutamente devastante e potenzialmente rappresenta una delle squadre più forti del mondo.
La Vecchia Signora è superiore all’Inter e non pare vi siano enormi dubbi. Anche se il calciomercato ha sorriso al maestro è più che probabile che al termine della stagione festeggi l’allievo.